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Channel: L'irôla de'«Filés»
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A scuola nel dopoguerra

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Amarcord filese
di Aderitto Geminiani

La guerra era finita e piano piano si tentava di tornare alla vita quotidiana; io avevo gli anni per frequentare la scuola, parola a me sconosciuta.
Durante il conflitto non ho mai sentito parlare di scuola, la gente era terrorizzata dai bombardamenti, dai rastrellamenti, dalla mancanza di viveri. Noi abitavamo nel Palazzone, edificio imponente, e vivevamo con l'incubo e la paura che una bomba facesse terra bruciata delle nostre case. Io per la verità non mi rendevo conto dei pericoli che la guerra ci poteva riservare, eppure è di questo che la gente parlava, certamente non di scuola. Tutto questo finché non arrivò Johnny , l’inglese che al seguito della sua Armata prese possesso della casa dei Sacrato dove noi eravamo sfollati, lungo la strada che collega il paese al fiume Po, oggi chiamato Reno, seppur solo nelle carte geografiche.
Quegli uomini, anche di colore, significavano per noi, anche se non ufficialmente, la fine della guerra. La gente in strada  esultava in preda ad una irrefrenabile euforia e, dalla S-ciapèta fino al Molino di Filo, formava una lunga teoria di persone che, sorridenti, festeggiavano insieme la fine della tirannide Nazifascista. Il tempo di sbollire l'ubriacatura e la nuova vita ebbe inizio.

Nato nel giugno del 1938, Pippi avrebbe dovuto iniziare la scuola proprio nel tremendo autunno del ’44, sotto l’incombere delle incursioni aeree e dei pericoli derivanti dall’avanzata delle Forze Alleate, ma l’anno scolastico, come il precedente, non poté regolarmente svolgersi. Gli edifici scolastici filesi furono tutti distrutti dai bombardamenti, ma a Liberazione avvenuta, si riprese l’insegnamento in aule di fortuna. Nel Borgo maggiore di Filo il Comitato di Liberazione riuscì a mettere a disposizione prima la sala del Palazzone, poi per quattro anni alcuni locali presso lo Stallone della Lodigiana. L’anno scolastico 1949-50 poté svolgersi nelle nuove scuole di Via II Risorgimento[1].


A fianco il Battesimo di Pippi. Tratto dall’Archivio Parrocchiale della Chiesa di Filo


Nella sala del Palazzone, una specie di teatro, con entrata dalla parte sud (per intenderci, fra filesi, il lato rivolto verso addlà da Po[2]) una lunga scalinata portava all'entrata della sala stessa, e lì io ebbi, nei mesi estivi del ’45, il mio primo incontro con  la Scuola. Si trattava di Corsi pre-scolastici organizzati alla meglio per noi bambini: qualche asticella stentata e scribacchiata in un quaderno, fino a quando, nell’autunno del ’45, poté iniziare il primo vero anno scolastico. Alla Prima Elementare furono iscritti i nati nel ’37,’38 e ’39[3].
Frequentai le scuole con alterno profitto. Ebbi come insegnante anche un certo Zenisi [Enzo] e ricordo che un giorno entrò in classe il maestro Soffiatti [Guerriero]; parlò a lungo con lui e gli chiese come andavo. Lui fece cenno di sì col capo. Lo dissi a casa e furono tutti molto contenti.
Giunsi in Quinta Elementare e, con mia grande sorpresa, l’insegnante, un certo Agostini di Lugo, mi propose di sottopormi all'esame di Ammissione alle Scuole Medie di Argenta. Mi disse di parlarne in casa assicurando che mi avrebbe preparato gratis al programma previsto[4].


Filo, Borgo Maggiore, Scuole al Fondo Masi (e’ Stalòñ): anno scolastico 1946-47, classe II elementare, insegnante Lopez Rosario originario di Reggio Calabria. Prima fila seduti da sinistra : Gregori Gianfranco (Chito), Tasselli Giovanni (Giuanen), Mingazzini Gabriele (Bigatula), Brusi William, Quattrini Mario, Zotti Romolo, Zagatti Ermanno (Bombolo), Coatti Gabriele (Šbrégo). Seconda fila in piedi  da sinistra: Romagnoli Giovanni (Pistaia), Bellenghi Angelo (e’ Gag’), Signani Ostilio (Iago), Guasoni Gian Franco, Tamba Giorgio, Folletti Bruno (Falco), Magnani Giuseppe (Murèt), Minguzzi Roberto (Bartóna), Rainesi, Romano (Radišeñ),


Guerra Antonio (Töni), Tarroni Luciano (Lumaghina), Brusi Francesco (Frangì). Terza fila in piedi da sinistra: Monti Ersiliano (Muntanarina), Marchi Elvezio (Vézio), Pasini Celso, Ventura Aristide (Risti), Geminiani Aderito (Pippi), Liverani Velier, Dalle Vacche Giuliano, Gherardi Edoardo (Dacio), Forlani Romano (Rumanì), Ricci Luigi, Cavallini Lino (Cavalaza), Squarzoni Lino (Piccolo). Ultima fila in piedi da sinistra: Pollini Renato (e’ Sucialesta), Petronici Noemio, Coatti Settimio, Coatti Isauro (Baldon), Banzi Abdon (Bibi), Checcoli Wainer (Mazzoni), Pollini Gilberto (Chinéni), Roi Domenico (Méco), Coatti Carlo (Cicca), Minghetti Gregorio (Minghitóna), Marchi Ermanno (Manon), Rossi Viscardo (Ramazöt). (Donazione: Tarroni Luciano; Riconoscimenti: Tarroni Luciano e Coatti Settimio.





Filo, Borgo Maggiore, Scuole al Fondo Masi, anno scolastico 1947-48 III Elem. Maschile.
Da sinistra a destra. Prima fila seduti : Tarroni Luciano, Bellenghi Angelo, Ventura Aristide, Brusi Francesco, Guerra Antonio, Tamba Giorgio, Signani Ostiglio, Brusi William, Dalle Vacche Giuliano. Secondafila in piedi : Rossi Viscardo, Coatti Settimio, Coatti Gabriele, Pasini Celso, Zotti Romolo, Bolognesi Enzo, Geminiani Aderito (Pippi), Foletti Bruno, Tasselli Giovanni, Guasoni Franco.

Terza fila in piedi: Pollini Gilberto, Roi Domenico, Banzi Abdon, Petronici Noemio, Coatti Carlo, Coatti Isauro, Montanari renato (Rëna), Checcoli Vainer, Pollini Renato, Cavallini Lino, Minghetti Gregorio. Riconoscimenti di Giuliano Dalle Vacche.



Filo, Borgo Maggiore, Scuole al Fondo Masi, anno scolastico 1948-49 III Elem. Maschile. Insegnante Soffiatti Guerriero. Da sinistra a destra. Prima fila seduti: ?, Liverani Stelio, Rainesi Romano (Radišen), Pulini Mario (e’ Tenént), ?, Negrini Franco, Montanari Italo (Tìtale), Montanari Carlo (Caio), Natali Luciano, Panizza Franco (Padlöt), Fiorentini Agide (Gidino d’Turaza).  Secondafila in piedi: Vassallo Angelo (Lino), Di Leo Gabriele, Argnani Renzo, Leoni Luciano (e’ Cagnòñ), ?, Passerini Paride (Paja), Tebaldi Silvano (Luna), Rossi Renzo (Favole), Toschi Gualtiero (Parri), Protti William, Fabbri Oride, Signani Iago. Terza fila in piedi: il maestro, ?, Forlani Romano (Rumanì), Cassani Carlo (Cumisêri), Ricci Luigi, Xella Antonio (Töni), ?, Geminiani Aderito (Pippi), Magnani Giuseppe (Murèt), Zotti Romolo, Pertegato Giuseppe (Pantéra), Montanari Cristoforo (Tòferi), ?, Monterastelli William (Banana). (Donazione e riconoscimenti: Tebaldi Silvano)

I miei genitori ne rimasero piacevolmente sorpresi e mi incoraggiarono, pur sapendo che sarebbe stata dura. Iniziammo la preparazione dopo le feste di Natale ed a giugno fui ammesso alla classe Prima della Scuola Media di Argenta. Fui molto felice, ma ben presto mi resi conto che fare quei chilometri in bicicletta tutti i giorni [Filo dista da Argenta circa 12 Km] sarebbe stato molto difficile, anche perché non ero proprio un colosso, ma decidemmo di provarci.
Il raduno degli studenti (e ciclisti) filesi davanti alla Casa del Popolo, fu molto festoso; con me c'era Mingazzini Gabriele, recentemente scomparso, che frequentava «L' Avviamento», poi Nevio Natali, figlio di Bruno al secondo anno della stessa scuola, poi Dalle Vacche Giuliano a Case Selvatiche e un altro di cui non ricordo il nome, che smise quasi subito[5]. 
Il primo anno filò via abbastanza spedito, anche se alla fine l'unico superstite come studente-ciclista della mia classe ero io. Tutto andò al di là di ogni previsione, la scuola andava bene, ma la fatica era massacrante: pioggia, neve, vento, ti portavano da Filo ad Argenta e viceversa, tutti i santi giorni. Alla fine, nel volgere di un anno, avevo percorso circa 5.000 km, tenuto conto che una automobile di allora ne percorreva appena il doppio.
Il secondo anno, alla partenza da Filo, mi ritrovai praticamente solo. A San Biagio si accodava il mio compagno di banco, certo Lavezzi. Abitava nei pressi della stazione ferroviaria di quel paese e mi aspettava puntuale tutte le mattine. La strada bassa ghiaiata [strada delle Cascine che congiunge tutt’oggi Filo ad Argenta passando per San Biagio] era il percorso quotidiano prescelto, poiché il meno lungo, seppure più tortuoso: in compenso si risparmiava tempo e fatica.
A metà anno una mattina non lo vidi più ad aspettarmi, aveva deciso di chiudere il suo ciclo scolastico. Il mio sconforto ebbe il culmine una mattina di gennaio. Il pullman per Ferrara delle 6,35 [che conduceva anche ad Argenta] era già passato, e una spessa coltre bianca copriva il manto stradale, mentre il nevischio turbinava intorno ai pochi lampioni che illuminavano la strada. Io, indeciso, mi sedetti su un gradino del bar di fronte alla fermata e mi venne un groppo alla gola. Improvvisamente smise di nevicare, sicché inforcai la bici come ogni altra mattina.
Cominciai a pedalare. Fino alle Case selvatiche la strada, anzi la neve, battuta dal passaggio di mezzi pesanti, dava una piacevole sensazione di scorrevolezza, mi sembrava quasi di volare.
Poi giù verso la Bindella capii che sarebbe stato arduo andare avanti. Nessun mezzo era passato, le mie ruote affondavano nella neve e si lasciavano dietro i segni del mio percorso. Al Vallone mi fermai esausto, mi riconobbe l'oste, mi chiese di entrare dentro e mi disse che non era il caso di proseguire.
Dopo un po’ s’affacciò un pallido sole, la temperatura era salita e i mezzi pesanti avevano fatto da apripista: io decisi di proseguire. Arrivai a scuola ad Argenta con circa un’ora e mezza di ritardo sull’inizio delle lezioni. Suonai il campanello. Mi aprì il bidello. Per farmi entrare in classe, pretese la giustificazione per il ritardo. Io non avevo alcuna giustificazione se non i vestiti inzuppati che raccontavano tutto. Il bidello però non se la sentiva di autorizzare l’entrata. Si assentò e tornò col Preside che subito mi guardò ed apostrofò in malo modo il bidello: «Ma non vede in che stato è ridotto?  Lo faccia asciugare poi lo accompagni in classe!»
Entrai in classe e furono tutti molto premurosi con me, a cominciare dal professore. Finita la lezione tornai a casa e i miei, increduli davanti al mio ardire, dissero che mi mancava il senso della ragione. Forse, anzi, di sicuro, non avevano torto.
L' anno scolastico non era cominciato bene per me, ero alla soglia dei 15 anni e non riuscivo a seguire il programma della scuola, un po' per demerito mio, un po' per lo stress da fatica. Provavo una specie di condensato fra il desiderio di  tirare calci ad un pallone e la poca voglia di studiare. In definitiva non riuscii a prendere la Licenza Media e di questo, tante volte, mi sono rammaricato. Completare quella scuola, in quelle condizioni, a me pareva uno scoglio insormontabile, le difficoltà erano troppe e, da solo come io ero, vedevo il tutto come una perdita di tempo davanti a sacrifici enormi.
Tant’è.  Ciò nonostante oggi reputo quel periodo delle Medie fra i più fecondi della mia adolescenza, soprattutto per i giocosi periodi di vacanza e le lunghe partite di pallone, vissute con gli indimenticabili Rascel [Ricci Gino], Marcileñ [Ricci Marcello, fratello di Gino], e’ Garzon [Alceste Fuschini], Töni [Antonio Xella], Biédla [Osvaldo Sacrato], Pistaia [Giovanni Romagnoli] e tanti altri cari amici che mi hanno fatto compagnia i quegli anni belli, anni felici che ho avuto la fortuna di trascorrere con loro.



Pippi e “il pallone”. La foto a sinistra è del 1947 circa, al Campo dell’Oca-Pisana. In piedi, da sinistra: Aldo Geminiani (Macafër), […] (Ginét), Rossi Lino (Pigrìz), Tirapani Medardo (Jorky), Cesari Eusebio (Šébio detto anche E’ Dadeñ), Aurelio Brandolini, Dal Pozzo Senen (Sédaro). Accosciati da sinistra: Dario, Mino Ricci Maccarini (Minacci), Giovanni Pollini (Giuanaza), Belletti Iseo. Il bimbo col pallone fra le mani è Aderito Geminiani (Pippi).Collezione Giovanni Principale (Pél). Riconoscimenti di Bruno Folletti (Falco).
La foto a destra è invece una delle formazioni più gloriose del CSC Filo scattata forse nel 1957. In piedi da sinistra: Ménio Signani,  Rascel Ricci, Béppóñ Principale, L’Anàdra Squarzoni, Rumanì Forlani, Pippi Geminiani, Pél Principale. Accosciati: Picchi Saiani, Garžòñ Fuschini,  MarcilèñRicci,  Gég’ Bolognesi.

Cliccare sulle immagini per vederle a grandezza video

[1] Ricostruzione corroborata dalle notizie fornite da Giuliano Dalle Vacche.
[2] Così viene abitualmente indicata in paese la frazione di Filo d’Alfonsine, la parte dell’abitato filese che si è sviluppata oltre la linea del confine provinciale Ferrara-Ravenna, linea che  tuttora percorre l’alveo abbandonato di Po Vecchio.
[3] Nell’estate del ’45, dopo due anni di interruzione a causa della guerra, nelle borgate filesi furono istituiti corsi di pre-scuola. Per i bambini di Case Selvatiche i corsi ebbero luogo al Vallone, in un capannone-officina della Tenuta Fernè (insegnanti: Maria Foletti e Fuschini di San Biagio). I corsi per i bambini del Borgo Maggiore di Filo si tennero invece nel Salone sul retro del Palazzone. Per i bambini del Molino di Filo, infine, i corsi si svolsero alla Chiavica di Legno. Le lezioni regolari ebbero inizio nell’autunno del ’45 e alla Prima Elementare furono iscritti i bimbi delle classi 1937, 1938 e 1939. Pippi (Geminiani Aderito) fu in classe con me, come si vede dalle foto scolastiche, fino alla III Elementare. Credo abbia poi perduto un anno in Terza, sicché frequentò la Quinta Elementare e successivamente le Medie un anno dopo di me. La nostra prima insegnante elementare nelle aule dello Stallone fu Maria Folletti, poi, in seconda, Lopez Rosario da Reggio Calabria, un maestro sempre affamato. Ricordo che ci esortava spesso, allorché si macellava il maiale, a portare in classe ciccioli o coppa di testa, che poi mangiava durante la lezione col pane tenuto nel cassetto della cattedra [Nota di Giuliano Dalle Vacche].
[4] Il maestro Zenisi Enzo veniva da Argenta in bicicletta vestito sempre di sahariana militare poiché era stato ufficiale in Africa. Agostini Luigi di Lugo era una bravissimo insegnante che veniva tutti i giorni da Lugo con la sua Lambretta. [Nota di Giuliano Dalle Vacche].
[5] Facevano parte della comitiva dei ciclisti anche Gabriele Tabaldi, Nino Principale, Carlo Squarzoni e Rina Checcoli [Nota di Giuliano Dalle Vacche].

La storia di Franco dla Minghina

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Un milanese col cuore e le radici a Filo
di Agide Vandini


E’ tornato a trovarmi pochi giorni fa, Franco, milanese, ma di stirpe filese.
Era già passato un po’ tempo da quando era tornato qui per una rimpatriata, un periodo contraddistinto da alcuni tristi avvenimenti fra cui la dolorosa malattia e la perdita di Carla, mia sorella e sua affezionata amica d’infanzia. Ma aveva voglia di rivedere il paese, Franco, i luoghi in cui aveva vissuto da bambino, pochi ma gioiosi anni lontani rimasti nei suoi ricordi più cari, anni belli  trascorsi presso la zia Minghìna nel paese d’origine dei genitori. Aveva poi anche un desiderio insopprimibile, Franco, un voto troppe volte rimandato per forza maggiore, quello di portare un fiore e un pensiero sulla tomba della vecchia e mai dimenticata compagna di giochi.
E’ una lunga storia, quella di Franco Fabbri e della sua famiglia. Credo valga la pena raccontarla, pubblicando nell’occasione alcuni documenti e fotografie di cui ha voluto farmi dono, reperti di grande interesse, almeno per i miei compaesani, immagini che ho integrato e corredato con quanto sono riuscito a scovare.

Coetaneo di Carla, Franco è nato a Milano nel ‘34, da genitori filesi, colà emigrati diversi anni prima. Emma, sua madre, era una Mercatelli[1], discendente quindi da una famiglia di provenienza argentana, stabilitasi in paese un paio di generazioni prima col nomignolo de’ i Bišantĕñ.
Luigĕñ, suo padre, era invece un Fabbri, di un ramo ben sedimentato a Filo, detto degli Scagarǒc’  [2].
 I motivi che spinsero i genitori e zii di Franco all’emigrazione nella grande città sono di facile intuizione e anche piuttosto comuni a quell’epoca. Fra fine Ottocento ed inizio Novecento nelle nostre zone si vivevano tempi difficili. Nelle campagne si faticava a sbarcare il lunario e lotte sempre più aspre si accendevano fra miseri braccianti e padroni agrari di stampo feudale che concedevano loro paghe da fame e trattamento da servi della gleba. Fu in quegli anni  di inizio secolo, ormai prossimi alla Grande Guerra, che i  fratelli Bišantĕñ(ed Emma fra questi) come altri filesi del resto (i Cavalli, ad esempio, zii di mio padre, finiti tutti a Bologna), decisero di lasciare la vita precaria del paesino e di intraprendere nuove attività nel capoluogo lombardo.
Giuseppe Mercatelli[3]e Ricci Maccarini Battistina (la Baztìna), genitori di Emma e nonni materni di Franco, si erano sposati a Filo il 29-11-1883 e nell’arco di un ventennio avevano avuto una decina di figli. Oltre ad Emma, erano nati: Francesca Maria (31-3-1900), andata in sposa negli anni ’20 a Randi Giovanni di Lugo[4], i fratelli Antonio (Tugnĕñ, 8-1-1891), Alessandro (Sandrĕñ) ed Enrico (21-5-1902), tutti trasferiti a Milano ed altri figli ancora[5]. Il giovane Enrico purtroppo (vedi galleria fotografica in calce) se ne andò in verde età, di meningite, all’epoca della Grande Guerra.
Emma oltre al bel ritratto del nonno Francesco che aveva perso all’età 14 anni, portò con sé a Milano ovviamente anche il «moroso», Luigĕñ, che presumibilmente sposò all’indomani della Grande Guerra. Di quel periodo Franco conserva documenti preziosissimi come il lasciapassare rilasciato dal Comune di Milano alla madre nel 1918 (per recarsi a Filo) ed il congedo militare  del padre.




Per gentile concessione di Franco Fabbri

Al paese intanto era rimasta la giovine Domenica (Minghina, 6-3-1905), nubile, che cogli anziani genitori abitava al piano superiore del vetusto caseggiato ove dimorò fino all’ultimo  dopoguerra la mia famiglia paterna. Presso la Minghìna, Franco, cresciuto a Milano, ma coi genitori dediti all’impegnativa attività di famiglia, visse per un paio d’anni, fra il ’42 ed il ’44. Accudito dalla nonna e dalla zia, si ambientò ben presto nei larghi spazi della nostra campagna e finì per diventare l’inseparabile compagno d’infanzia di mia sorella Carla, sua coetanea[6].

Carla e Franco, qui molto piccoli, giocano durante una visita del ragazzo ai nonni ed alla zia.

Domenica Mercatelli (Minghìna) qui già in età senile

Franco Fabbri e mia sorella Carla il giorno della loro Cresima
Foto tratte dall’album di famiglia Vandini-Toschi

Quando, a guerra finita, venni alla luce in quello stesso caseggiato, di Franco non c’era più traccia. Egli era accortamente tornato a Milano prima che qui, nei territori dell’Argenta gap, infuriasse l’ultima e decisiva battaglia, sul suolo italiano, del Secondo conflitto mondiale. Nella primavera del ’45, infatti, il passaggio del Fronte bellico provocò in tutti i villaggi dell’entroterra ravennate e del basso argentano, una serie inenarrabile di rovine, lutti e distruzioni: un prezzo enorme pagato dalla nostra gente per la Libertà e la Democrazia.
Negli anni della ricostruzione, nel 1948, io e Carla ci trasferimmo con la nostra famiglia in una delle «case operaie» appena costruite per i «senzatetto»; lì ci ritrovammo ancora vicini di appartamento della Minghìna, della madre Baztìna e del marito Pezòli[7], una famigliola con cui fluiva facile la conversazione e con cui io ebbi sempre un feeling particolare. Di Franco, che per me era poco più di una foto sull’album di famiglia, si parlava spesso, così come dei tanti bei ricordi d’infanzia di Carla, ricordi ed aneddoti assai graditi alla Minghìna che andava fiera di questo ragazzo, come di un proprio figlio lontano.
Qualche anno fa, a parecchi lustri dalla morte della zia, il fortunato contatto con Franco, grazie alle meraviglie di Internet, ai miei libri evocativi, ed al blog a cui ho affidato i tanti ricordi di quei tempi. Di lì il suo ritorno a Filo, il suo nuovo incontro con Carla, prima che mia sorella fosse colta dal male terribile che in pochi mesi di grande sofferenza ce la portò via nel 2014.
Oggi, ne sono sicuro, Carla non solo sarebbe felice di quanto ho appena scritto e dedicato al suo amico d’infanzia: mi avrebbe di certo aiutato con tutto il suo entusiasmo per le memorie d’altri tempi, con tutto l’amore per il suo paese e la sua gente, con la lucidità e l’intelligenza di cui era capace. Il mio testo lo avremmo completato, farcito di altri ricordi, di particolari unici e preziosi, in definitiva lo avremmo riscritto ancor meglio, per esserne, entrambi, orgogliosi come sempre.

Franco Fabbri e Carla Vandini davanti al nostro album di famiglia, in occasione della breve rimpatriata
che lo stesso Franco effettuò a Filo negli ultimi mesi di salute di mia sorella
(dall’album di famiglia Vandini-Toschi)


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 Galleria fotografica :
Francesco Mercatelli (Argenta, 1833 circa - Filo 1-2-1909), nonno di Emma e bisnonno materno di Franco Fabbri. Pare avesse circa 80 anni al momento della morte, ma era forse nato nel 1833 visti gli Stati delle Anime della Parrocchia di Filo dal 1873-1878. Nell’anno 1873 Francesco fu Giuseppe - vi si legge al nr. 150 - soprannome di famiglia : Bisanten, 40 anni, vedovo di Squarzoni Giuseppina e vive da casante al capanno Ricci coi 3 figli: Maria (17 anni), Palma (13 anni) e Giuseppe (10 anni); situazione ed età stimata confermate negli anni successivi, fino al 1878 (nr.70 dell’appendice) quando cessano i registri SdA.

In questo quadro conservato in famiglia, una foto del primo Novecento di incerta identificazione in cui potrebbe essere ritratto Antonio, nonno paterno di Luigi Fabbri, bisnonno di Franco. Antonio era nato a Filo intorno al 1938. Nello Stato delle Anime dell’anno 1878 fra i presenti nella famiglia (nr. 102) degli Scagarǒc’ (coloni ai Burioni di proprietà Massari) troviamo: Fabbri Giovanni di anni 16 anni ed il padre Antonio di 40 anni entrambi nati a Filo .
Enrico Mercatelli, zio materno di Franco Fabbri, 
nato a Filo e  morto di meningite a Milano in verde età, 
all’epoca della Grande Guerra


Antonia Fabbri, qui fotografata col cappello a larghe falde, era la sorellina di Luigi, nata a Filo 4 anni dopo di lui (15-4-1897) e che morì adolescente il 17-10-1907 all’età di 10-11 anni. Zia paterna che Franco ovviamente non ha mai potuto conoscere.
Per gentile concessione di Franco Fabbri



[1] Emma Mercatelli, nata a Filo il 19-6-1895, morta a Milano il 6-2-1980.
[2] Fabbri Luigi (Filo,13-7-1893 - Milano 13-2-1984), era figlio di Giovanni (di Antonio) e di Rosa (di Alessandro) Ricci Maccarini. Emma e Luigi erano primi cugini poiché figli delle sorelle Rosa e Battistina Ricci Maccarini.
[3] Giuseppe Mercatelli (Filo, 2-8-1863 - Filo, 15-1-1942), figlio di Francesco (vedi galleria fotografica in calce).
[4] Maria era stata ospitata per solidarietà, da fanciulla, a Lugo dalla famiglia Randi in occasione del grande sciopero bracciantile che si ebbe nel filese e nell’argentano nel 1907.
[5] Oltre ai figli qui elencati, Giuseppe Mercatelli e Battistina Ricci Maccarini ebbero: Giuseppina n. il 3-8-1886 (sposò Battaglia Francesco), Arsilia-Maria-Aspasia  n. 25-2-1893, Maria Edmea ecc. (n. 25-2-1893), Francesca Maria (n. 4-2-1898; m. 13-11-1899)
[6] Fu grande compagno di giochi di Franco in quegli anni anche il balbuziente Scùrza (Veduti Bruno), nipote di Benilde, (sorella della Baztìna e quindi suo secondo cugino), personaggio di cui ho raccontato nelle mie opere aneddoti simpaticissimi.
[7]Banzi Domenico (Filo, 30-1-1898), sposato da Minghìnanell’immediato dopoguerra. In paese era conosciuto come Pezòli, ma io, nei miei primi anni, lo chiamavo, chissà perché, Pacàio.

I Partigiani e la Democrazia

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Un ricordo ed una importante lezione da ricordare
di Giovanni Pulini
presentazione di Agide Vandini


Partigiano, ex combattente ed aderente all’ANPI, Giovanni, che da anni risiede a Bologna, ha espresso il suo dissenso - come il sottoscritto del resto - dalla posizione presa dall’Associazione nei riguardi del recente Referendum Costituzionale. Il suo breve ricordo di vita partigiana che tocca il tema profondo della «democrazia», l’ho avuto un mese fa, ma lo pubblico soltanto ora, a risultato referendario  acquisito. L’intento è stato quello di evitare a lui, ed al mio blog, la spiacevole etichettatura di mera propaganda, nel contesto di una campagna spesso squallida e pretestuosa, finalizzata, a parere di chi scrive, più alla «tattica» che alla «strategia», più ad effetti politici che istituzionali. Forse, almeno io credo, certi spunti di riflessione sul tema qui affrontato, serviranno ancor più adesso, nei momenti della grande, talvolta incontrollata,  euforia da parte dei «vincitori» (a.v.).


   Un giorno mi venne voglia di frugare in un cassetto dove avevo riposto carte e agende telefoniche vecchie di trenta e più anni. La mia attenzione fu attratta da una in particolare, quella del 1997; scorsi i vari nomi e numeri, e mi venne da pensare che forse alcuni di loro non erano più in vita. Vidi, fra gli altri, un nome che mi rimaneva nella mente, nonostante continuassi a girare i fogli fra le mani.
Incuriosito da tale ricordo pensai di comporre il numero, mi rispose una voce di bambina alla quale dissi che desideravo parlare con Giordano. La bimba disse che Giordano era il nonno e me lo passò. Rispose un uomo con voce cavernosa, mi chiese  chi fossi ed io cercai di farmi riconoscere.
 Gli rammentai che ero un vecchio partigiano come lui e dall’altra parte del filo sentii che una voce strozzata dall’emozione avrebbe  voluto dirmi qualche cosa, ma subito una voce di donna, la figlia, intervenne. Voleva sapere chi fossi e mi riferì che il padre soffriva di demenza senile e che non era in grado di darmi risposte.
Esposi alla donna le circostanze nelle quali ci eravamo conosciuti Giordano ed io; a questo punto la signora mi disse che il genitore sicuramente ricordava la guerra: in occasione del 70° Anniversario della fine della Guerra anche a lui era stata data una medaglia, il 25 aprile 2016, ma ogni volta che la prendeva in mano si commuoveva, tanto che la figlia aveva dovuto riporla in un luogo nascosto. La telefonata si chiuse con le solite frasi di circostanza.
Io invece ricordo bene come ci siamo conosciuti, salvo, forse, qualche piccola imprecisione nel racconto dovuta al tempo che può aver segnato anche la mia memoria.
   Per tutta l’estate villeggiavo a Punta Marina Terme e frequentavo il Bagno Pelo, dove ogni mattina, bevendo il solito caffè, incontravo un signore che abitava in una frazione di Ravenna e si godeva il mare come pendolare. Inizialmente ci si scambiava qualche frase di circostanza, col passare del tempo diventammo amici e scoprimmo di essere stati entrambi partigiani in Brigate diverse, ma che operavano nella stessa zona.
Ci raccontavamo le nostre storie, i rischi corsi, le angosce vissute; i nostri racconti fluivano sempre con tono pacato ed occhi lucidi: non avevamo bisogno di alzare la voce, non dovevamo far credere a nessuno quello che ci stavamo raccontando, parlavamo di fatti vissuti sulla nostra pelle. A volte si parlava anche di politica, ci trovavamo d’accordo su una Repubblica parlamentare, si facevano riflessioni sul passato e si conveniva sul fatto che parte di quanto ci era stato promesso non era stato mantenuto.
   Avevamo ottenuto la Repubblica e battuto la Monarchia non con il fucile in mano, ma col voto, l’avevamo battuta alle urne e questo lo consideravamo motivo di orgoglio per chi si è battuto nella Resistenza.
   Giordano apparteneva alla 28a Brigata Garibaldi «Mario Gordini», comandata dal leggendario Bulow, al secolo Arrigo Boldrini, io appartenevo alla 35a Brigata Garibaldi «Mario Babini». Per il lettore è forse qui necessario ricordare che i componenti di tutte le Brigate Garibaldi erano politicamente di sinistra ed erano quasi tutti iscritti al Partito Comunista. La formazione era per lo più rappresentata da braccianti, contadini e comunque gente poco scolarizzata.
   I Partigiani, nei momenti di relativa calma, si chiedevano quale sarebbe stato il Governo che ci avrebbe governato, spesso usciva la parola democrazia, parola ai più sconosciuta essendo quasi tutti nati e cresciuti in una Italia fascista. E quindi democrazia era quasi una parola astratta. Un giorno, però, mentre se ne discuteva, giunse il Comandante Bulowed intervenne spiegandoci che «democrazia» significava libertà di espressione: rispetto per le altrui opinioni e tante altre cose.
   Giordano mi raccontò un fatto accaduto veramente, del quale se ne è sempre parlato a mezza bocca.  La 28° Brigata era schierata sulla costa adriatica e combatteva a fianco di un gruppo della  Brigata Maiella e quando arrivarono nella cittadina di Codevigo la guerra terminò. Era il 25 aprile 1945. Dopo qualche giorno si sparse la voce che sarebbe arrivato il Principe Umberto di Savoia in visita ai combattenti.
I Comandanti di Brigata predisposero i picchetti d’onore, ma quando il Principe arrivò fu accolto con fischi e qualche pernacchia da parte del gruppo della Brigata Maiella; i Partigiani della 28a, sull’attenti, non mostrarono alcun cenno di insofferenza. A tal proposito Giordano commentò che Bulow, oltre ad aver insegnato la pratica della guerriglia, aveva dato anche una lezione di democrazia.
   Giordano mi raccontò ancora di quanto avvenne nei giorni della fine del conflitto, quando nel clima dei grandi festeggiamenti e, nell’euforia del momento, due Partigiani, che forse si sentivano migliori degli altri, misero al collo un fazzoletto rosso con falce e martello: a tal vista Bulow ordinò loro di rimettere in tasca quanto indossato, e ribadì che, finché avessero fatto parte della 28° Brigata, non avrebbe tollerato svolazzi di emblemi di partito; Bulow era una persona onesta e molto lungimirante.
Nei primi giorni che seguirono la fine della guerra ebbe, poi, il coraggio di dire, nella piazza di Ravenna, che i Partigiani avevano lottato per la libertà di tutti, anche per quelli che erano contro di loro, frase che fece il giro del mondo, frase che non tutti compresero.
   Nacque da ciò l’esigenza di creare un’Associazione che unisse tutti i Combattenti, lo spirito era quello di creare un’Associazione indipendente dalla provenienza politica:  nacque l’A.N.P.I., della quale Boldrini fu Presidente per cinquant’anni, che ha come vessillo la bandiera tricolore, la bandiera della Nazione e di chi crede nella libertà.


Giovanni Pulini, Partigiano della 35a Brigata «Mario Babini», Novembre 2016

Vecchie storie di calcio a Filo (II° parte)

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Foto, aneddoti e notizie storiche del calcio filese che abbiamo amato di più
di Agide Vandini

Non è stato facile, né semplice riprendere il filo interrotto più di due anni fa. La parte II delle «Vecchie Storie» si è rivelata più difficoltosa del previsto, soprattutto nella raccolta e riordino del materiale, a volte ridondante oppure sparso per ogni dove, mentre le poche narrazioni dei protagonisti appaiono spesso slegate, episodiche, prive di un contesto, di un filo conduttore ove inserirle con un po’ di logica. Alla fine mi sono attenuto a quanto raccolto, commentando, a memoria, quei vecchi tempi e le tante belle foto reperite.

Appendice al Capitolo I°

Prima di affrontare la Seconda parte della nostra storia calcistica devo tornare alla Prima, ai tempi dell’U.S. Filese, con una doverosa appendice, ed  aggiungervi alcune immagini inedite provenienti dal  prezioso album di famiglia di Robert Brunelli. Sono le foto che riporto qui a fianco.
Nella foto 1, scattata nel vecchio campo dell’Oca - Pisana posano in maglia bianca, da sinistra,  il giovane Beppóñ Principale, Dino di Lavezzola e Bajuchéñ  Serafini.
Le altre sei foto paiono scattate in un’unica occasione, davanti ad un pubblico foltissimo, nel nuovo campo Sportivo Giorgio Marconi.  Lo stemma dell’U.S. Filese è ben visibile sulle maglie.
Possiamo ammirarvi in particolare Tullio d’Rös, il centravanti filese forse più forte del dopoguerra[1]. Lo vediamo dapprima in posa nel pre-gara (a sinistra nella foto 2), poi in alcune azioni di gioco (foto 3 e 4), infine mentre (foto 5) segue l’azione poderosa di un compagno, forse  di Lavezzola.
Pippi Geminiani  commenta così le immagini: «Nella foto 3 si vede che Tullio ha nel mirino il pallone. Nella foto 4 per me lo brucia come da sua consuetudine: era un fulmine. Rivedo poi i tanti tifosi alla partita: che bello!».
 Nelle ultime foto vediamo invece il nostro portiere dell’epoca, prima inoperoso (foto 6), poi in una plastica uscita in presa alta (7).
(1)

(2)

(6)
(3)

(4)

(5)

(7)

Capitolo II° – I tempi dell’CSC Filo (1950 - 1967 circa) 

Anche la foto 8, per la verità, appartiene al periodo dell’U.S. Filese, ma il piccolo calciatore al centro, quasi nascosto dal pallone abbrancato come un oracolo, è Pippi, alias Aderito Geminiani, di cui riporto tante preziose testimonianze, uno dei protagonisti dell’era che sta per iniziare, quella più gloriosa del calcio nostrano.
E’ una foto (già pubblicata in questo blog con la bella storia del ragazzo), che ci dà l’idea del cambiamento, del cambio di dirigenza, del nuovo corso che si instaura nei primi anni ‘50 sulle ceneri della defunta Unione Sportiva.
La nuova società, il C.S.C. Filo (Circolo Sportivo Culturale) è una specie di Collettivo dello Sport che fa leva sullo spirito unitario e solidale, quello che, negli anni ’50, domina in paese anche in campo economico, politico e sindacale.
I dirigenti, fra cui spicca per attivismo ed alacrità l’onnipresente Cincióni (Vincenzo Natali), si appoggiano molto sugli organismi locali, sul rinato movimento cooperativo e sul volontarismo paesano. E’ forse il solo modo per produrre quasi dal nulla i mezzi per la pratica del gioco del calcio: dalle divise, confezionate dalle nostre magliaie, al graduale e necessario miglioramento delle strutture del Campo «Giorgio Marconi».
Si punta tutto sui giovani, rinunciando ai costosi «forestieri», del resto l’apporto dei filesi, sia quantitativo che qualitativo, è davvero prodigo in ogni ruolo, tanto da alimentare più squadre in campionati diversi[2].
Così al campo sportivo, oltre al CSC Filo (che partecipa prima ai campionati UISP, poi FIGC, infine ad entrambi), si alternano in quegli anni i piccoli Pionieri, gli Assi (squadra dei socialisti composta da molti giocatori del Borgo Molino, fra i quali  Flina Roi), la squadra dell’«Ente» (composta cioè da giovani assegnatari), i «ragazzi», prima nel campionato CSI (promosso dalla Parrocchia), poi in quello Juniores FIGC.
I calciatori della prima squadra giocano gratuitamente o quasi, molti lavorano in fornace, o in campagna, o comunque in attività della cooperazione filese, sicché possono allenarsi (ovviamente di pomeriggio - l’illuminazione del campo verrà molto più tardi -) senza perdere soldi in busta paga. Questo permette due allenamenti  settimanali,  proficui e regolari.
Il campo, grazie al lavoro volontario, viene recintato di rete metallica, si rimuovono le penzolanti corde di ferro; con l’arrivo dell’acquedotto si possono dotare gli spogliatoi di WC e doccia calda; si innalzano reti altissime dietro le due porte per limitare al minimo i palloni scagliati nelle campagne vicine (con palese sollievo dei confinanti).

(8)
1947 circa. Campo dell’Oca-Pisana. In piedi, da sinistra: Aldo Geminiani (Macafër), (Ginét), Rossi Lino (Pigrìz), Tirapani Medardo (Jorky), Cesari Eusebio (Šebio detto anche E’ Dadeñ), Aurelio Brandolini, Dal Pozzo Senen (Sédaro). Accosciati da sinistra: Dario, Mino Ricci Maccarini (Minacci), Giovanni Pollini (Giuanaza), Belletti Iseo. Il bimbo col pallone fra le mani è Aderito Geminiani (Pippi). Collezione Giovanni Principale (Pél). Riconoscimenti di Bruno Folletti (Falco).

(9)
CSC Filo, anno 1950 circa. In piedi da sinistra: Menotti Quattrini, Pél Principale, Ménio Signani, Švìdar Cesari, Gardóñ Coattie il dirigente Walter Checcoli. Accosciati: Garžòñ Fuschini,  Marcilèñ Ricci. Seduti: Gég’ Bolognesi, Šébio Cesari, Giuàni Montanari, Rascel Ricci.

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CSC Filo, anno 1950 circa. Rascel Ricci e  Garžòñ Fuschini.

Si fa tutto questo per poter partecipare, dopo un paio d’anni di dominio fra gli «Amatori» dell’UISP, al campionato di Prima Divisione della Federazione Italiana Gioco Calcio.
L’organizzazione, grazie a Cincióni non potrebbe essere migliore: ogni settimana viene affisso davanti al Bar Sport (quello di Lìdo d Taròz) l’elenco dei convocati; per ogni gara interna viene fatta stampare una locandina colorata e affissa nei tanti negozi che all’epoca prosperano in paese. Nella parte superiore del manifesto l’immancabile «Campo Sportivo Giorgio Marconi»; nella parte inferiore: «Si gioca con qualsiasi tempo».

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Anni ’50. Giuanèñ Guidarini e e’ Mas-cì Romagnoli.

(12)
Filo, anni ’50. Campo «Giorgio Marconi». Un gruppo di ragazze infreddolite assistono alla partita: la penultima partendo da sinistra è Mariolina Bolognesi (Mariulina ‘d Scanelli).

Il pubblico accorre in massa. Nelle partite di cartello, in particolare quando si gioca contro i tradizionali rivali di Lavezzola, Voltana e  Longastrino, non c’è quasi spazio lungo la rete ove sono assiepati gli spettatori. Dalla strada e dalle case vicine s’odono ininterrotte le urla, gli schiamazzi, gli incitamenti. «Alé, alé Azzurri!!!» è il grido che più galvanizza i nostri eroi e sono le voci stentoree di Ibanez Bellettini (e’ Baròñ)  e di Giuanèñ d Sécondo (Natali) quelle che fan tremare anche i vetri delle case vicine. Ma viene pure scandito a ripetizione il grido Fììlo-Fìììlo-Fìììlo… Ricordo, poi, un raro coretto dei primi anni Cinquanta che si cantava anche in camion o in pullman durante le trasferte:
Evviva Fìììlo…, Evviva Fìììlo…
Evviva Filo e la Libertà!
Quando il pallone viene scaraventato nelle terre vicine, seminate, arate, coltivate, aride o fangose, poco importa: è una gara a chi riprende per primo il pallone per calciarlo in campo, solitamente accompagnato da scherzose grida di giubilo. 
Vincere, si vince parecchio, a volte anche con goleade memorabili. Personalmente ricordo un lontanissimo 11 a 0 dato al povero Tredozio, con Ciclone in porta (in maglia rosso fuoco).
Quasi sempre si disputa il campionato romagnolo. In trasferta, squadra e accompagnatori, si spostano dapprima seduti nel cassone di un camion, poi nel comfort di una corriera, ma non sempre tutto fila per il liscio, come a Comacchio per esempio, dove finisce a calci e botte fra tifosi.
Méto, che segue sempre la squadra, è lì presente quel giorno. Sul camion al ritorno qualcuno brama vendetta e intende restituire pan per focaccia alla prima occasione, ma Méto -  così almeno mi raccontò il figlio Manëla - è di un’altra pasta e quella volta ha un’idea migliore. «No, date retta a me, le botte ai comacchiesi non servirebbero a nulla…  Prepariamo per loro un bel po’ di vino e ciambella. Credetemi, quella sì, sarà una lezione che non dimenticheranno…»
Non c’è quasi mai un allenatore vero e proprio, i giocatori si autogestiscono negli allenamenti, fino a quando non torna a giocare in paese, dopo sfortunate esperienze di Serie A, nella Spal e nella Sampdoria, il tenace Beppóñ Principale. Lui dirige la squadra, la allena con metodo e, sia pur da calciatore anziano, si presta in tanti ruoli, dà qualche dritta tattica, è il leader più appropriato per un gruppo di giocatori di per sé fortissimo ed ambizioso.
Con Beppòñ tornano a giocare a Filo i migliori giocatori che, per un anno, nella stagione 57-58, se ne sono andati a cercar gloria e qualche spicciolo in altri lidi: chi ad Alfonsine (Rascel e Mazalöca), chi a Voltana (Pippi, Ménio, Ravàja e Marciléñ), e chi infine a Longastrino (Picchi, Biédla, Rumanì e La Legge).
Ora, però, dopo una bella sistemata alle strutture, si può partecipare anche a Filo alla costosa Prima Divisione e, per i rivali di sempre, da adesso in poi sono dolori.
A Lavezzola, Voltana, San Biagio, Longastrino si corre ai ripari ingaggiando i migliori calciatori della zona, si allestiscono anno dopo anno squadre sempre più forti, vengono dispensati gettoni di presenza ancora più allettanti, ma non c’è nulla da fare in quel periodo.
Il CSC Filo, composto da tutti filesi, trascinati da un Rascel e da un Pippi nel pieno delle forze e soprattutto
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CSC Filo, anno 1950 circa. In piedi da sinistra: Gég Bolognesi, Šébio Cesari, Giuàni Montanari, Ménio Signani, Garžòñ Fuschini, Marcilèñ Ricci, Rascel Ricci. Accosciati: Švìdar Cesari, Pél Principale, Menotti Quattrini, Gardóñ Coatti.

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CSC Filo, anno 1950 circa.
Garžòñ Fuschini, Ciclóne Ferrucci, Gég’ Bolognesi.


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CSC Filo, anno 1950 circa. In piedi da sinistra: Gég Bolognesi, Šébio Cesari, Giuàni Montanari, Marcilèñ Ricci, Rascel Ricci.

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CSC Filo, anno 1950 circa.
Garžòñ Fuschini, Ménio Signani, Gardóñ Coatti.

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CSC Filo, anno 1950 circa. In piedi da sinistra: Šébio Cesari, Gardóñ Coatti, Ménio Signani, Minacci Ricci Maccarini, Zabòv Barbieri, Marcilèñ Ricci, Cagnina Leoni; Accosciati: Garžòñ Fuschini, Ciclóne Ferrucci, Bataja Natali, Rascel Ricci, Gég’ Bolognesi.


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CSC Filo, anno 1952 circa. In piedi da sinistra: Catóna Siroli (dirigente col cappello), l’arbitro, Pél Principale, Ciclóne Ferrucci, Ménio Signani, Gég’ Bolognesi, Garžòñ Fuschini, Švìdar Cesari in abiti civili, Rascel Ricci, un dirigente non identificato. Accosciati:Šébio Cesari, Giuàni Montanari, Puntlìna Andalò,  Marcilèñ Ricci, Minàcci Ricci Maccarini.


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CSC Filo, anno 1951 circa. In piedi da sinistra: Menotti Quattrini, Garžòñ Fuschini, Ginét Penazzi, Giuàni Montanari, Gardòñ Coatti, Scatlèbar Negrini. Accosciati: Rascel Ricci, il dirigente Walter Checcoli, Cianì Salvatori, Pél Principale, L’Anàdra Squarzoni. Disteso: Jorky Tirapani.



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1953 circa. In piedi da sinistra: La Föca, Gigino Galamini, Töni Xella, Marcilĕñ Ricci, Cagnina, Švìdar Cesari, Garzòñ Fuschini (che appoggia il braccio su Piröcia Leoni), poi Mènio Signani, Tachini, Pél Principale, Ciclóne Ferrucci, Giuàni Montanari, Mazalôca Bellettini, Gardòñ Coatti, e’ Maröc Tarozzi, Rumanì Forlani. Accosciati: Cianì Salvatori, Gèg’ Bolognesi, Šébio Cesari, Picchi Saiani, Tullio d Rös, Rascel Ricci, Menotti Quattrini, Pistaia Romagnoli e Ghìt Leoni.

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CSC Filo, anno 1953 circa. In piedi da sinistra: Zabòv Barbieri (accompagnatore), Gég Bolognesi, Šébio Cesari, Ménio Signani, Pél Principale, Ciclóne Ferrucci, Maza-l’ôca Bellettini. Accosciati da sinistra: Marcilèñ Ricci, Garžòñ Fuschini, Picchi Saiani, Tullio d Rös, Rascel Ricci.

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Gég’ Bolognesi e Mazalöca Bellettini in un torneo notturno


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CSC Filo, fine anni’50. In piedi (da sinistra): Gég Bolognesi,  Rascel Ricci, Ménio Signani, Ciclóne Ferrucci, Beppóñ Principale, Pél Principale e Šébio Cesari (col cappotto scuro). Accosciati (da sinistra): Picchi Saiani, Garžòñ Fuschini, Maza-l’ôca Bellettini, Töni Xella, Maröc Tarozzi e La Legge Ricci.



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CSC Filo, fine anni ‘50. In piedi da sinistra: Ménio Signani,  Rascel Ricci, Béppóñ Principale, L’Anàdra Squarzoni, Rumanì Forlani, Pippi Geminiani, Pél Principale. Accosciati: Picchi Saiani, Garžòñ Fuschini,  Marcilèñ Ricci,  Gég Bolognesi.


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Foto 25:Pél Principalee Garžòñ Fuschini a fine anni ’50.

Foto 26:  Un fantastico amarcorddell’osteria dei tempi andati e di amici mai dimenticati. Il primo a sinistra è Nino Gennari (di’ Frëb), che sta parlando al fotografo; col fazzoletto rosso al collo è il mitico Méto Tirapani, già custode e tuttofare al Campo Sportivo, su di cui ho scritto alcune delle mie (e sue) storie più belle; al centro e con gli occhiali scuri, il maestro Angelo Rossi (Lino d Rös, per gli amici Pigrìz), fedele tifoso bolognese; vestito di scuro segue la partita a carte il nostro dutór, ossia il mitico Franco Fiorentini, fra la gente filese che amava così tanto e da cui era visibilmente riamato; infine, con le carte in mano, Luciano Salvatori (Cianì d Ramo), l’unico della combriccola tuttora vivente, già massaggiatore del CSC Filo e gestore del cosiddetto «Bar Centrale», oggi Bar Giada, un tempo semplicemente, l’ustarìa dla Bianca.

Foto 27: Fine anni ’50. La squadra del Bar Oscar di Porto Verrara formata quasi completamente da giocatori filesi. In alto da sinistra: Carublòñ(1°), Biedla (3°), Ménio (5°); In basso: Töni, Marciléñ, Picchi, il locale Aldo Zappaterra (da cui proviene la foto) e L’Anàdra.

dotati di una classe innata, a loro volta coadiuvati dall’abnegazione, grinta e ferrea volontà dei tanti leoni in maglia azzurra, hanno una marcia in più e, alla fine, riescono sempre a prevalere.
In casa poi la squadra è quasi insuperabile. Il campo di gioco ha un ottimo drenaggio naturale, ma, pur regolare, è fra i più stretti e gibbosi; le ali larghe e saettanti di quel periodo non riescono a trovare spazi, mentre viceversa Rascel e Pistaja, abituati da sempre a muoversi in pochi metri, fra rimbalzi spesso inaffidabili, sono abilissimi nello scambio stretto e veloce. Pistaja, poi, e’ fiôl de’ Mas-cì, è devastante sulla fascia sinistra, ubriacante nell’uno contro uno. Quando s’ingobbisce, fa secchi i terzini e di mancino, specie se imbeccato col contagiri da Rascel, ha un tiro di tutto rispetto. Picchidall’altra parte è l’ala tornante dal gioco ordinato e diligente, capace di mettere al centro palle e suggerimenti più che invitanti.
Al centro dell'attacco, ahimè, dopo Tullio ‘d Rös, non ne abbiamo più avuti di gran livello, ma quanto ad opportunismo il buon Biédla si dà da fare, marca anche i rinvii del portiere, di goal ne sbaglia un sacco e una sporta, è anche spesso in off-side, eppure, quasi sempre la caccia dentro. Dove c’è da cogliere al volo un rimbalzo, un rinvio maldestro, intuire una mezza papera del portiere avversario, lui c’è.
Detto degli eroi e dei leoni di centrocampo come Marcilèñ (Pippi lo descrive così: «polmoni a mantice moto perpetuo, due fasi: difesa e attacco, notevole tecnica») e come Ravaja e compagni, va sottolineato il valore fondamentale di difensori che forse oggi non si vedono neppure in categorie più alte. Mi riferisco a Gég’Bolognesi, preciso, ordinato, tempista eccezionale, all’eroico Ménio, un leone del centro difesa, ed al potente quanto tecnico Carublòn, difensore laterale sì, ma da ex attaccante sa tirare certe bombe al volo che fanno tremare le vene ai polsi… anche di chi, ora, vi sta riportando questi emozionanti ricordi.
Sì, perché a fine allenamento Ugo Ricci, detto Carublòn, suole piazzarsi sulla punta dell’area di rigore alla sinistra della porta vicina agli spogliatoi, col cugino Gino Ricci detto Rascel (ma da ragazzino chiamato Pistulìna), appostato all’incrocio fra la linea dell’area e quella di fondo campo, sulla destra della stessa porta. Ha il preciso incarico di scodellare a ripetizione il pallone sulla mattonella in cui gravita l’aitante e focoso terzino, sicché, figuriamoci: cadono tutti lì quei palloni, con una precisione quasi millimetrica!
Carublòñ fa due passi in avanti e di collo destro tira grandi sassate, si fa per dire… In realtà sono veri e propri missili terra-aria che vanno tutti ad incocciare, con gran fragore di legni e ferri di sostegno, sotto l’incrocio dei pali alla sinistra del portiere. Ma chi ce l’ha poi il coraggio di stare lì, per un buon quarto d’ora, a subire legnate a tutto spiano? Chi mai? Ehm... Io. All’epoca sono un ragazzino di 13 o 14 anni, che gioca fra i Pionieri ed abita a due passi dal campo, a cui piace soprattutto stare lì a vedere i «grandi» allenarsi, per vivere le loro ansie e sogni, sperando ed agognando di indossarla, poi, un giorno, quella maglia azzurra.
Sicché succede che mi presto, su richiesta di Ugo dla Léna (mio vicino di casa), in pratica a fare da raccattapalle, anche perché le porte durante la settimana non hanno alcuna rete di corda (viene montata solo per la gara), i palloni in campo sono al massimo due ed occorre pur qualcuno che rimetta la palla a Rascel.
 Ecco dunque perché ricordo così bene quei momenti e quei palloni fischianti che neppure tento di deviare, né mi sogno di frapporre il benché minimo ostacolo. A pararne uno non ci penso neppure… All’inizio temo di venir prima o poi centrato da qualche siluro fuori controllo, poi, poco a poco, mi accorgo che lo scarto fra un tiro e l’altro è minimo, va da «radente la traversa», a un metro più sotto, sempre a fil di palo. Posso perciò stare più che tranquillo… Devo dire, per onestà, che in tante volte non ho mai preso una pallonata e che i due cugini si sono sempre dimostrati molto soddisfatti della mia «preziosa» presenza…
Quanto a Ravaja Dal Pozzo, un sanbiagese che teneva morosa a Filo, mediano macina-chilometri, ricordo il cambio di colore della sua maglia a fine gara, da azzurro a blu scuro, tanto era inzuppata di sudore. Qualche anno dopo, quando quelle divise finirono a noi ragazzi, la maglia numero «4»  era sempre tanto scolorita e ingiallita da poterla scambiare per una di un’altra muta. Quella maglia fra di noi era molto ambita, era una specie di inno alla fatica, un monito, una vera bandiera in campo…
In questa rassegna dei nostri vecchi campioni non voglio tralasciare i portieri che si alternarono in quegli anni, dopo che CicloneFerrucci aveva dato il meglio di sé come centrocampista. Avevano tutti soprannomi che ricordavano pennuti da cortile, ossia: Maza-l’ôca, L’Anàdra e La Cöca. Certo non il massimo per il ruolo.
 Che l’Anàdrapotesse sguazzare fra le «papere», ad esempio, a noi spettatori pareva quasi una predestinazione, ma in realtà erano tutti e tre buoni, anzi ottimi portieri. Il migliore? Uber Bellettini, detto Maza-l’ôca, un po’ pazzoide e avventuroso nelle uscite, come si richiedeva allora in quel ruolo, ma per me aveva una marcia in più, e non solo rispetto agli altri portieri filesi.
Con questo fior di campioni il CSC Filo si conquista ben presto, nel campionato 1958-59, quell’avventura nel Campionato di Promozione destinata a rimanere per sempre nella storia del paese. Ricorda PippiGeminiani: «Tornai a Filo nell’anno 58-59. Disputammo il campionato di Prima Divisione e finimmo secondi dietro il Codigoro. Facemmo lo spareggio a Cesena, contro chi non ricordo: al nostro seguito due pullman. Finì 0-0 e bastò per salire in Promozione, quinta categoria nazionale».
E’ di quegli anni il bellissimo filmato di cui disponiamo e che ho già presentato in questo blog:  http://filese.blogspot.it/2014/04/il-calcio-storico-filese-finalmente-in.html. Ne consiglio caldamente la visione a chi l’avesse perso; questo è il link: http://youtu.be/_z_R3Go90-E 
Affrontiamo la nuova prestigiosa categoria a viso aperto, con tutti giocatori filesi, anzi no, c’è una eccezione: il numero «9». Per quel ruolo, dove fatichiamo sempre, viene ingaggiato un portuense, certo Fagioli, un centravanti di movimento che esordisce alla grande a Filo, proprio contro l’altra matricola, il Codigoro. Quel giorno gli ospiti beccano nel nostro campo niente meno che 9 (dico nove) reti contro 1. Di quei nove gol, sei sono di Fagioli, lo ricordo bene, perché, poi, praticamente non ne ha più fatti…
L’inizio di questo primo campionato comunque è portentoso. Ci racconta Pippi: «La matricola Filo è in testa, a punteggio pieno, dopo tre giornate. Si va in trasferta a Molinella, lo stadio è pieno, in tribuna e nel prato; in campo si battaglia su ogni palla e l'arbitro concede una punizione agli avversari. Fra lo stupore generale si leva una voce baritonale; è Ibanez [e’ Baròñ] che grida così, più o meno: “Ehi omarino vestito di nero stai ben attento eh!” Questo dà forza e vigore a noi giocatori, mentre tutta la tifoseria filese, appostata sotto il bandierone azzurro, si associa a quel grido contro l'arbitro, sia pure con intenzioni pacifiche».
A Voltana, uno dei nostri tifosi più accaniti, Scatlèbar, sommerge di improperi arbitro e squadra di casa, finché, ricorda Cianì ‘d Ramo, un sostenitore di parte opposta piomba all’improvviso e molla un gran cazzotto a Batàja, che sta seguendo la partita a fianco di Scatlèbar. Il pacifico Wander, detto Batàja, è piuttosto ben piantato. Preso lo sganassone, fa due passi e abbranca l’incursore rifugiatosi dietro un pioppo. Il fusto però rimane fra i due in combutta. Partono un paio di robusti strattoni verso il pioppo, finché s’ode un sinistro scricchiolio di costole: lì Batàja, detto anche Penna Nera, molla il malcapitato che, ahimè, finisce in ospedale.
Ma Pippi ricorda anche, in quell’anno favoloso 1959-60, la memorabile partita di Argenta allorché «sotto di due gol, riuscimmo in una rimonta strepitosa, con una mia rete di testa ed una di Marciléñ in acrobazia: grandeee...».
Quel campionato vede il Filo finire con una buona posizione in classifica. Non dispongo della graduatoria finale, ma Pippi mi ha inviato il ritaglio di giornale di una classifica parziale, oltre a quella finale dell’anno successivo. Le riporto a fianco. Dalla loro sovrapposizione si evince che quell’anno il campionato viene vinto dall’Argentana, retrocede il Sabbioncello, mentre nel girone si aggiungono Copparese e Conselice.
(28)
Classifica 1959-60 (parz.)
(29)
Classifica 1960-61 (fin.)
 Nel secondo anno di Promozione viene persino a giocare a Filo il miglior attaccante di Longastrino. E’ Caio Tarlazzi, valida ala destra, buon giocatore, ottimo elemento per la categoria[3].


(30) e  (31)
Anni ’50 – Premiazione

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Brindano con Ménio Signani (da sinistra): Pio Brunelli, Cianì Salvatori, Garzòñ Fuschini, Pippo Ghiselli e Pirèñ Tagliati.
(33)
Il brindisi prosegue…
(34)
Qui brindano (da sinistra): Càcar Lazzari, Slancio Ghiselli, Carublòn Ricci, Puntlìna Andalò, Pél Principale e Pio Brunelli.

(35)
Da sinistra: Gàli Leoni, Céncio Natali, Ghìt Leoni, Rumanì Forlani, Luciano Natali, Settimio Coatti, La Gioia Signani, Sereno Vandini, Marcileñ Ricci, Richèñ Quattrini e Böcia Corelli.

La squadra si comporta onorevolmente, il piazzamento è buono anche al secondo anno, ma il Campionato di Promozione ha oneri che vanno evidentemente al di là dei mezzi che Filo può mettere in campo.
Il finanziamento dell’attività da qualche anno avviene col conferimento di bietole da parte degli agricoltori locali, contadini e cooperative, bietole raccolte da volontari, giocatori, dirigenti e semplici tifosi armati di forcone e tanta volontà e passione[4]. Quella forma di finanziamento purtroppo non basta più di fronte alle nuove necessità. Pur senza mai retrocedere sul campo, il C.S.C Filo è costretto a rinunciare alla prestigiosa categoria, ovviamente perdendo per qualche tempo i giocatori migliori.
Si ricomincia perciò da capo, dalla Prima Divisione, da ottime seconde linee come Piröcia e Rumagna, nonché dalle nuove leve che si stanno facendo largo nei campionati ragazzi (CSI e poi Juniores), ove ha militato anche chi scrive, prima di debuttare, come altri compagni, nella squadra maggiore.


(36)
CSI Filo – Campionato Ragazzi 1961. In piedi: Trava Brusi, Pirini Montanari, Rubért Zuffi, Tarapeñ Nanni, Tapper Venieri, Lélo Pollini. Accosciati: Nóce Cavallini, Perry Vandini, Uscarì Pezzi, Pëcia Leoni e Fabióñ Filippi.

(37)
CSI Filo – Campionato Ragazzi 1962. L’attacco bomba: Tarapéñ Nanni, Perry Vandini, Nóce Cavallini, Furmìga Minghetti, Fabión Filippi.

NB: In grassetto i giocatori che debuttarono nella squadra maggiore.

Il ricambio c’è; con nuove motivazioni, nuova voglia di dar filo da torcere alle squadre rivali nei tanti derby che vengono a riproporsi. Il C.S.C. Filo riprende il suo posto e nel giro di pochi anni, anche grazie a qualche prestigioso ritorno (Rascel, Gég’, Picchi, Pistaja e Marcilèñ) riesce di nuovo ad imporsi. Torna a vincere il

(38)
CSC Filo, anno 1961 circa. In piedi da sinistra: Biédla Sacrato, Irmo Costa, X1, L’Anàdra Squarzoni, Rumagna Roi, La Giöia Signani, Picchi Saiani (in abiti civili). Accosciati:  La Legge Ricci,X2, Töni Xella, Garžòñ Fuschini, Rumanì Forlani.
(39)
CSC Filo, anno 1961 circa. In piedi da sinistra: La Giöia Signani, La Cöca Biavati, Rumagna Roi, Irmo Costa, Gég Bolognesi, Piröcia Leoni. Accosciati: Picchi Saiani, Nuritèñ Felletti,  Rascel Ricci, Töni Xella, Pistaia Romagnoli.

campionato e ad appuntarsi al petto il tricolore, simbolo di vittoria, del prestigio locale che gli appartiene ormai per lunga tradizione.
E’ però, quello di quegli anni, un mondo in grande cambiamento, nuove abitudini si fanno strada fra la gente; lo sport anche quello così amato dai filesi, perde gradualmente quota, importanza e spettatori.
Si fanno largo i tornei notturni, come quello di Argenta, con la partecipazione di campioni delle serie maggiori, anche di serie A. La tifoseria ne è attratta, nei bar durante la stagione estiva non si fa che parlare di chi mai si potrà vedere in campo, gli incassi vanno a mille, mentre la società organizzatrice trattiene per sé la gran parte dei proventi.
Dopo una bella e dignitosa partecipazione dei nostri al torneo del 1964, l’anno successivo, sull’onda di ripetuti successi che ci portano in finale (vedi foto a colori), ci si fa prendere troppo la mano, si vuol strafare, si sperpera, si scontentano giocatori e tifosi[5]. Finisce in una figuraccia.
(40)
CSC Filo, anno 1965 circa. In piedi da sinistra: Romano Soprani (detto Cunsòrzi), Nuritèñ (Felletti), Piröcia Leoni, Pistaia Romagnoli, Irmo Costa, Rascel Ricci, Gég’ Bolognesi, Céncio Natali. Accosciati: Pëcia Leoni, Panizeñ Panizza, Talöja Minguzzi, Marcileñ Ricci, Rumagna Roi e il massaggiatore Cianì Salvatori.

(41)
CSC Filo, anno 1964 circa. Torneo Notturno di Argenta. In piedi da sinistra: Céncio Natali, X, Nuritèñ (Felletti), Piröcia Leoni, Pippi Geminiani, Gianfranco Zeli (giocherà nella Ternana in serie A), Pistaia Romagnoli. Accosciati: Rico Geminiani, Montebugnoli, X, Carublòn Ricci, Gég’ Bolognesi.

(42)
CSC Filo, anno 1964 circa. Torneo Notturno di Argenta. In piedi si riconoscono i dirigenti Romano Soprani e Gigi Zanotti, (rispettivamente il 3° ed il 5° da sinistra). Fra gli accosciati: Gèg’ Bolognesi e Carublòñ Ricci (rispettivamente il 3° ed il 5° da sinistra).

La società vive nuovi giorni difficili; il C.S.C Filo, una quindicina d’anni dopo l’U.S. Filese, chiude i battenti, abbandona il campo e stavolta apparentemente senza eredi, senza nessuno che ne prenda il testimone. Alcuni giocatori sono al servizio militare, altri, spariti i dirigenti storici, prendono il coraggio a due mani e, dopo un anno di abbandono, ricominciano da zero con una specie di autogestione degli atleti.
Fondamentale diventa, in quegli ultimi anni ‘60, il ruolo di Osvaldo Valenti detto Bibi, presidente di nome, ma, di fatto, factotum a tutto campo. E’ grazie alla sua volontà e tenacia se il calcio a Filo sopravvive con dignità, puntando ancora su giovani locali, sia pur di valore tecnico più modesto, ma nel solco di una tradizione, di un modo di concepire lo sport e i suoi valori, che tanti ancora oggi ci invidiano.
Alle porte ormai c’è un cambiamento ancor più grande nelle abitudini paesane, si andrà negli anni ’70 verso una Polisportiva con cui tentare la gestione di tutto lo sport filese; ma questa ormai è già un’altra epoca, con altri e diversi protagonisti. In definitiva, un’altra storia.
Concludo qui la nostra piccola, grande rassegna calcistica del tempo che fu, non senza aver ringraziato di cuore tutti coloro che con foto, racconti e testimonianze hanno reso possibile la laboriosa stesura (2. Fine).




[1]« Mi ricordo benissimo di Tullio - racconta oggi Pippi- lo chiamavano e' Zèngan per avere avuto una love story con una zingara accampata al «campicello» con la sua tribù. Di Tullio ho in mente una rovesciata nella porta che guarda verso Mariàz d Figiòñ, fuori di un niente a fil di palo, gesto notevole... Un pomeriggio, lui e Beppóñ, si misero a tirare in porta, con entrambi i piedi, dal limite dell’area. Il cuoio si infilava sempre radente il palo ov’era indirizzato ed io mi deliziavo nel vedere tanto spettacolo …»
[2]«Tutti noi giovani ci sentivamo parte del “nuovo corso”- ci dice Pippi - d’altronde, a Filo, chi non ha mai messo le scarpe bullonate? Con tanto entusiasmo frequentavamo il campo sportivo ogni giorno, era il nostro passatempo preferito, a discapito della scuola e dei compiti...»
[3]«Nel corso del campionato di promozione - ci racconta Pippi- partecipai a molti raduni. Una mattina arrivò un telegramma: F.I.G.C. Sei convocato a rappresentare la selezione Emilia Romagna, per il 1° Torneo delle Regioni che si svolge a Roma, ecc. ecc. Ne fui molto felice. La spedizione purtroppo non ebbe fortuna: fummo eliminati dalla Toscana su rigore discutibile». Qui aggiunge Pippi: «Quelli sono stati gli anni più belli della mia vita, passati a casa mia in mezzo ai miei paesani e le trasferte in corriera con Poli al volante e tanta, davvero tanta allegria. Poi Bologna, poi quattro anni a Portomaggiore a caccia della serie D mai arrivata, e ben due finali perse malamente…»   
[4] Testimonia Pippi: «Non ricordo se la prima raccolta delle bietole fu fatta per la Prima Divisione o per la Promozione. Mia madre faceva dei mucchi molto grandi.  Ricordo che un pomeriggio venne un camion con l'ordine di caricare le bietole a casa mia da donare alla società di calcio, mio padre mi disse: “Adesso carica le bietole col forcone (due mucchi) che arrivano a darti una mano”. Io non vidi nessuno, arrivarono quando avevo finito, e pensai: “Guarda cosa devi fare per correre dietro ad un pallone...”.
[5] Racconta Pippi : «In quel torneo di Argenta feci una sola partita essendoci giocatori di serie A. Mi facevano sempre male le gambe.  Ricordo Zabòv (Emanuele Barbieri) pseudo allenatore che, all'uscita degli spogliatoi mi vide con le gambe unte per i massaggi di mio cugino La Föca (Luciano) e mi disse: “Sei proprio un cavallo di razza…”. 

Il «Quaderno» dell’Irôla n.13

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Filo, il calcio che più abbiamo amato


Ho affidato a www.scribd.com il Quaderno dell’Irôla n.13. Contiene i due capitoli e le due appendici dedicati al calcio filese del tempo che fu.  I tre articoli usciti nell’arco di due anni sono qui stati riuniti con qualche correzione ed integrazione.
Il link diretto per l’accesso al file (di 18 pagine)(scaricabile gratuitamente) è il seguente:


Riepilogo per comodità dei lettori che ne fanno raccolta i «Quaderni» sin qui usciti e presenti in rete:


N.
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Titolo
Link a www.scribd.com

Pagine
(escluso la copertina)

00     30.04.2014  Frontespizi e Integrazioni Quad. 1-4  http://www.scribd.com/doc/221159152/Frontespizi-e-Integrazioni-Quaderni-Irola-1-4                     9
01     08.01.2009 L’antico Hospitale di San Giovanni in Filo                http://www.scribd.com/doc/9695193/LAntico-Hospitale-Filo                                        8
02     13.02.2011 Le otto chiese della storia di Filo                               http://www.scribd.com/doc/48682684/Le-8-chiese-della-storia-di-Filo                       16
03A  11.05.2011 I trascorsi filesi di Ziridöni(10 pagine)      http://www.scribd.com/doc/55543424/I-trascorsi-filesi-di-Ziridoni-vers-scribd    10
03B  11.05.2011 Loris Rambelli- Paesaggio con figure http://www.scribd.com/doc/55540319/Paesaggio-con-figure-Ziridon-di-Loris-Rambelli                    32
03C  11.05.2011 Giovanna Righini Ricci) - Ziridöni       http://www.scribd.com/doc/55351186/Ziridoni-Di-Giovanna-Righini-Ricci                                          4
04     26.08.2011 Per le vie di Filo                                                        http://www.scribd.com/doc/63554116/Per-Le-Vie-Di-Filo-Guida                               16
05    15.05.2014 Quando a Filo si pescavano gli storioni http://www.scribd.com/doc/224272246/Quando-a-Filo-Si-Pescavano-Gli-Storioni         10
06    09.06.2014 Person.caratt.filesi (I°Racc.) http://www.scribd.com/doc/228407719/Quaderno-n-6-Personaggi-caratteristici-filesi-I-Raccolta                     19
07    07.07.2014 Perché Filo è diviso in due                                          http://www.scribd.com/doc/232876033/07-Perche-Filo-e-Diviso-in-Due                 10
08    29.08.2014 Person.caratt.filesi (II°Racc.)  http://www.scribd.com/doc/238075131/08-Personaggi-caratteristici-filesi-2-Raccolta                    10
09    29.08.2014 Person.caratt.filesi (III°Racc.)  http://www.scribd.com/doc/238075874/09-Personaggi-caratteristici-filesi-3-Raccolta                     8
10    11.11.2014 Filo 1944 - Il ricordo                                   https://www.scribd.com/doc/246216153/10-Filo-1944-Il-Ricordo                             35
11    05.12.2014 Novant’anni fa Albino Vanin          https://www.scribd.com/doc/249232257/11-Novant-Anni-Fa-Albino-Vanin                                          10
12    27.10.2015 La favola delle tre ocarine          https://www.scribd.com/doc/287198538/12-La-Favola-Delle-Tre-Ocarine                                 10

A questi viene perciò ad aggiungersi:
13    30.12.2016 Filo, il calcio che più abbiamo amato   https://www.scribd.com/document/335339051/13-Filo-Il-Calcio-Che-Piu-Abbiamo-Amato18


Rimando, per indicazioni e suggerimenti circa la modalità di raccolta, alla lettura di quanto pubblicato il 30.4.2014: http://filese.blogspot.it/2014/04/i-quaderni-dellirola.html


Consiglio vivamente, una volta effettuato lo scarico (“download”) del file da scribd, di controllare la corretta composizione delle pagine in “Word” e di apportare gli aggiustamenti manuali necessari, prima di procedere alla stampa.

Indice 2007-2016 – Storia e Geografia del Territorio

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Storia e geografia del Territorio- Annate: 2007-2016
Per conoscere la storia, l’ambiente e la geografia del territorio

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Novecento:
26.10.07 - Quei soldati filesi della Grande Guerra - B.Carlotti - Ricordo dei filesi caduti nella Grande Guerra
17.04.10 - Il ministro Rossoni a Filo nel 1938- a.v. - 12 Foto inedite ricavate dal filmato «Luce»
14.03.14 - C’è un cane fra i partigiani… - Racconto di Antonio Meluschi (trascr.e appendice di Agide Vandini)
23.03.14 - Lui, «Il Dottore», lei, «L’infermiera»… a.v. - Meluschi, Viganò e vita partigiana negli «Appunti» di Giovanni Pulini
01.05.14 - In ricordo di Albino Vanin – a.v. - 90 anni fa la morte del giovane Carabiniere a Filo
16.05.14 - Dedicato a Maria Margotti – a.v. - 65 anni fa la morte della bracciante filese
19.05.14 - Fiori ed onori ad Albino Vanin – a.v. -  La commemorazione nei 90 anni dalla morte a Filo del giovane Carabiniere
23.05.15 - Un secolo fa, il 24 maggio 1915 - L’Italia nella Grande Guerra, di Agide Vandini e Beniamino Carlotti
26.05.15 - La guerra di Sintùla– a.v. -Caduto a vent’anni in combattimento, alle pendici del Monte San Michele


Gli «Amarcord» del partigiano «Condor»(Giovanni Pulini):
19.12.14 - Partigiani e contadini - Gli «Amarcord» di Giovanni Pulini, partigiano filese (1)
21.12.14 - Requisizioni e spinosità del dopoguerra - Gli «Amarcord» di Giovanni Pulini, partigiano filese (2)
26.12.14 – Storia di due padroni - Gli «Amarcord» di Giovanni Pulini, partigiano filese (3)
29.12.14 – Mario Babini ed Antonio Meluschi– Gli «Amarcord» di Giovanni Pulini, partigiano filese (4)
11-12-16 - I Partigiani e la Democrazia – Gli «Amarcord» di Giovanni Pulini, partigiano filese (5)

La tragedia del Laconia:
18.09.08 - Un filese nell'affondamento del Laconia, 1942 - a.v.- Lo scenario di guerra ove fu disperso Silvino Felloni.
20.11.09 - Rintracciato il foglio matricolare di Silvino Felloni – a.v. -          Ulteriori notizie sul caduto filese del Laconia.
25.04.08 - Il restauro del monumento ai Caduti e la nuova stele ad Agida Cavalli - Il mio discorso celebrativo - a.v -
10.10.09 - Quei morti sulle mine tedesche - a.v. - Il sacrificio dei filesi caduti per le mine tedesche
13.09.11 - A Cà Malanca nel ricordo dei nostri partigiani - a.v. - I filesi pongono una targa ricordo al Museo
05.12.11 - Il nonno racconta - Piero Ferrozzi. –Come nacqui sotto le bombe
07.05.09 -  In memoria della nostra Maria - a.v. - 1949-2009, 60 anni fa cadeva Maria Margotti.

Filo 1944-2014:
16.01.14 - Quel tragico 1944 a Filo... - a.v. - Settant’anni dopo, la memoria di un paese martoriato (1)
23.01.14 - Un paese da bastonare... - a.v. - Settant’anni dopo, la memoria di un paese martoriato (2)
29.01.14 - Filo 1944 – Arrivano le Brigate Nere... - a.v. - Settant’anni dopo, la memoria di un paese martoriato (3)
05.02.14 - Filo 1944 – Il vile agguato a Mario Babini... – a.v. - Settant’anni dopo, la memoria di un paese martoriato (4)
11.02.14 - Filo 1944 – L’eccidio dei dieci ostaggi... – a.v. - Settant’anni dopo, la memoria di un paese martoriato (5)

Filo e Romagna:
13.11.07 - A sen di Rumagnul…         - a.v. - Il punto sul controverso Confine Nord della Romagna
07.04.08 - «Romagna», «Romagnola» e confine settentrionale - a.v. - Appunti sull’area culturale romagnola.
16.08.08 - La Romagna ci dimentica – a.v. – Filo d’Alfonsine ( o di Romagna) non esiste più…
02.07.10 - Perché Filo è diviso in due? - a.v. - La prima serata filese de’ “I Talenti”

Medioevo, Chiese e Sacerdoti:
21.11.07 - Don Lolli cappellano - a.v. - il grande sacerdote a Filo, ai primi del ‘900
26.08.09 - Cosa mi disse l’Ing. Gualandi – a.v. e Vanni Geminiani - L’edificazione della chiesa di Filo
13.02.11 - Foto-Gallery di Sant’Agata e non solo – a.v. - Una Monografia dedicata alle otto chiese di Filo
26.03.11 - Le piantine con le otto chiese di Filo- a.v. - Un aiuto a chi ha qualche dubbio
14.10.12 - Quando a Filo si pescavano gli storioni – a.v. – Com’era il territorio prima degli sconvolgimenti di fine ‘700
08.01.09 – L’antico Hospitale di San Giovannia Filo – a.v. - Monografia sulla sua storia e sulla triste fine.

Curiosità, cronache e documenti:
01.12.07 - Cosa può raccontarci la S-ciapeta -         a.v. - Cosa si nasconde dietro l’appellativo di una borgata filese.
24.03.08 - Romagna turbolenta, la signoria dei Da Polenta -  Paolo Canè - La dinastia che cedette la Riviera di Filo
03.09.08 - Pellagra e dintorni – a.v. – Parole e documenti che ci ricordano il terribile morbo
10.11.08 - Lamentele filesi datate 1920         a.v. - Cambiato tanto o cambiato poco? I servizi pubblici a Filo.
11.02.09 - Il campanile che non c’è più ... - a.v.– Abbattuto 80 anni fa e mai più ricostruito
23.02.09 -  A tu per tu con Vincenzo Monti … -  a.v. – Curiosità intorno al battesimo alfonsinese del poeta.
22.01.09 - Un’antica moneta riemerge da Po vecchio - a.v.– Trovata a Case Selvatiche, è datata al 1612
15.04.09 - Accadeva 160 anni fa. - a.v. - Il 30 aprile 1849 il Comune di Filo aderiva alla Rep. Romana.
25.04.09 - Quel giorno, 64 anni fa … - a.v. - 14 aprile 1945, una testimonianza della Liberazione di Filo.
26.10.09 - Le opere filesi del maestro Angelo Biancini - a.v.- Un patrimonio prezioso da difendere
12.12.09 - Quel gesto generoso di Sante e Frazcula -a.v. - Correva l’anno 1908, in un macero da canapa …
19.02.10 - Correva l’anno 1820… - a.v. - Tuoni, fulmini e saette sull’argentano
20.03.10 - La storia di famiglia dell’Avv. Cav. Giuseppe Vandini - a.v. - Ricerca sull’illustre argentano
23.05.11 - Alla scoperta del territorio - a.v. - Una bella serata a San Bernardino di Lugo
07.08.11 - C’è un Laghetto alla Garusola - a.v. - Un’area naturalistica a due passi da noi

Mappe, toponomastica e segnaletica (a.v.)
01.03.08 -  (1)   Introduzione  articoli dedicati al territorio filese:  http://filese.blogspot.it/2008/03/quanti-errori-nelle-nostre-mappe.html
07.05.08 -  (2)   Per una migliore segnaletica e cartografia: http://filese.blogspot.it/2008/05/per-una-migliore-segnaletica-e.html
03.07.08 -  (3)   Sez.1: Rossetta, Case Selvatiche e Vallone: http://filese.blogspot.it/2008/07/rossetta-case-selvatiche-e-vallone.html
15.08.08 -  (4)   Sez.2:   Il Borgo Ravegnano: http://filese.blogspot.it/2008/08/il-borgo-ravegnano.html
06.10.08 -  (5)   Sez.3:   Il Borgo Maggiore: http://filese.blogspot.it/2008/10/il-borgo-maggiore.html
10.11.08 -  (6)   Sez.4:   Il Borgo «Molino»: http://filese.blogspot.it/2008/11/il-borgo-molino.html
01.12.08 -  (7)   Sez.5:   La «Garusola»: http://filese.blogspot.it/2008/12/la-garusola.html
29.01.09 -  (8)   Sez.6:   La Chiavica di legno: http://filese.blogspot.it/2009/01/la-chiavica-di-legno.html
09.03.09 -  (9)   Sez.7:  Sant’Anna: http://filese.blogspot.it/2009/03/santanna.htm
09.04.09 - (10)  Sez.8:  Il «Mantello» filese :http://filese.blogspot.it/2009/04/il-mantello-filese.html
21.01.11 - Le strade di Filo d’Alfonsine – a.v. -  Cosa ci ricordano i nomi delle nostre strade
26.08.11 – Per le vie di Filo – a.v.  - L’ultima serata dei “Talenti filesi”

Indice 2007-2016 : C’era una volta

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C’era una volta- Annate: 2007-2016

Articoli del blog dedicati al folclore, alla gente, alle usanze, al dialetto,  ai personaggi del territorio


Data – Titolo dell’articolo / Autore / Contenuto / Link per l’accesso diretto

Dietro qualche vecchia foto:
13.09.07 - L’album della vecchia fornace - a.v. - Note sulla mostra di foto del 1961 della fornace abbattuta.-
01.03.08 - Una foto una storia (1) - a.v. - Amilcare Ricci, Salonicco 1944
30.03.08 - Una foto, una storia (2) - a.v. - La vecchia marmora delle valli, ricordi e vicende storiche.
26.05.08 - Una foto una storia (3) - a.v. - Foto di famiglia datata 1915 con la bisnonna Lucia Bergamini (Luzijna)
03.08.08 - Una foto, una storia (3bis) - a.v. - Donne tornano dalla pompa al Baruffino. Anni ’40.
15.09.08 - Una foto una storia (4) - a.v. - Quelle partite di calcio sull’aia…
29.10.08 - Cinquant’anni fa una gita scolastica -       a.v. - Correva l’indimenticabile anno 1958
25.05.09 – Una foto, una storia (4bis) - a.v. - Silvano Rossi sulle ginocchia di Uber Bacilieri (1956).
28.07.09 – Una foto, una storia (5) – a.v. -  Filo, 1949, si manifesta per la pace
27.02.10 – Foto preziose d’altri tempi - a.v. - Tre chicche dall’album di famiglia
10.04.10 – I primi anni ’60 in tre foto di scuola - Daniele Alberti - Dall’album dei ricordi  
09.05.10 -  Gioventù filese nella golena del Po - a.v. - Come ci si divertiva oltre mezzo secolo fa

Ricerche e Ricordi:
04.10.07 - Cultura, tradizione e storia di una famiglia filese - B. Carlotti - I Vandini (Garušlir), vecchia famiglia di Filo.
03.08.09 – Com’era il mio paese – a.v. e Vittoria Corelli - Ricordi di un tempo e di una infanzia felice
11.08.09 – L’aqua bóna de’ Trumbòñ -  a.v. e Orazio Pezzi - Storia e poesia intorno alla vecchia fonte filese
18.08.09 – Filo, via Chiesa nel primo ‘900 - a.v.  - Note intorno a foto panoramiche e cartoline d’epoca
14.09.09 – Quando la spiaggia era Casalborsetti… - a.v. - Quando ci si ritrovava al mare a due passi da casa.
11.11.09 – Ricordando il tempo delle bietole – a.v. - Il vecchio zuccherificio di San Biagio d’Argenta.
27.07.10 – Una favolosa giornata… - Sofia Naponiello  - Coi miei zii sul fiume Rabbi
26.09.10 – Insieme ancora una volta …- a.v. - L’annuale ritrovo della Vecchia «Banda del Gelato alla Fragola»
01.03.11 -  A Filo tornano le corse in bicicletta… - a.v. - Un’iniziativa de’ “Il cavallino bianco”
25.11.11 – Amarcord a Giovecca di Lugo …- a.v. - Un simpatico ritorno alla pizzeria «Happy Valley»
29.02.12 – Ti ricordi il tuo vecchio paese? – a.v. – Storia e Geogr. Territorio –   Com’era il Borgo Maggiore di Filo
05.07.12 – Quando furoreggiava il circo Bidoni...- a.v. - C’era una volta – Guardando una rara foto dei primi anni Quaranta
07.02.13 - Filo, l’asilo e Don Jušèf... – a.v.  e Vanni Geminiani - Un ricordo degli anni del dopoguerra e del nostro parroco nel 60° della morte
16.03.13 - Quando a Filo si andava a teatro...  – a.v. - Storie e foto - ricordo di vecchie compagnie di attori filesi (1)
26.03.13 - Il teatro nel primo 900 a Filo – a.v. - Storie e foto - ricordo di vecchie compagnie di attori filesi (2)
30.07.13 – I vecchi tempi della Vinzinzona – a.v. – Alcune foto e documenti, un paio aneddoti e tanti ricordi
24.09.13 -  Calimero, Maramaldo e un Amaracord –a v. – I tempi della battaglia col Frampùl
23.12.15 - Letterona di Natale - Amarcord filese dedicato al Palazzone di Aderitto Geminiani
06.03.2016 A scuola nel dopoguerra – Amarcord filese  di Aderitto Geminiani
20.08.2016 La storia di Franco dla Minghina - a.v. - Un milanese col cuore e le radici a Filo

Personaggi:
28.10.07 - Cömo - a.v. - Ricordo del narratore e intrattenitore filese Ricci Maccarini Mario (Cömo)
21.11.07 - Don Lolli cappellano - a.v. - il grande sacerdote a Filo, ai primi del ‘900
07.12.07 - Martin- a.v. - Ricordo del narratore filese Martin (Ezio Natali,1908-1936)
17.01.11 –  Un’immagine inedita di Martìñ… -  a.v.  – Una bella e preziosa foto anni ’20 del personaggio.
07.03.08 - Le «mondine di Filo» e i loro canti - a.v. - Le lotte, le canzoni, il coro che portò il nome di Maria Margotti
12.04.08 - Addio a Suor Giulia - a.v. -           Ricordo di Suor Giulia Giulietti, la nostra suora più amata.

Dedicati a Giovannino Tarozzi:
13.01.09 – Il filese d’acciaio… - a.v. –Giovannino Tarozzi l’uomo dei bagni di Capodanno.
26.09.09 – La lunga marcia di Giovannino -  a.v. - La tentata incredibile impresa di Giovannino Tarozzi
02.01.10 –  Quel picchiatello di nome Giovannino… -  a.v.  –Bagno di Capodanno e non solo, nelle acque dell’Adriatico.
13.08.12 – Ciao vecchio Johnny... - a.v.  -  Attualità filese – Se n’è andato un carissimo amico
14.08.12 – Ciao caro vecchio amico – Beniamino Carlotti - Attualità filese – In ricordo di Giovannino Tarozzi 
13.01.14 – Omaggio di Capodanno a Giovannino   - a.v. – Un mazzo di fiori per un vecchio amico


15.07.09 – I nuveñt’èn de’ Schéz  - a.v. e B. Carlotti - I novant’anni di Elio Brunelli.
21.09.09 – Ciao, caro, indimenticabile Vašio - a.v. –Se ne è andato un amico
02.11.09 – Gonippo, il Dottor Fiorentini e i tempi dell’Asiatica – a.v. - A proposito dell’influenza.
04.12.09 – La storia di Pépo -            a.v. -  I ricordi di naia di Giuseppe Taroni
05.02.10 – Una carpa da brividi… - Gabriele Andraghetti . – A j ò tiràt sò una göba da incurnišê…
08.03.10 -  Una famiglia di musicisti che veniva da Filo -  a.v. e B.Carlotti  – Personaggi filesi–   L’orchestra Coatti nel folclore romagnolo
01.05.10 – Gelati che passione …-  a.v. e B.Carlotti  –La bella storia di Cianì, gelataio filese
15.05.10 – La simpatia innata di Sintòñ-  a.v.  –Un personaggio filese da non dimenticare
06.11.10 – Dedicato a Paolo Barabani …-  a.v.  – L’uomo, piccole e grandi cose intorno all’amico e cantautore filese
16.05.11 – I trascorsi filesi di Ziridöni-  a.v.  – Nuovi spunti e documenti sul noto personaggio
Monografie:
Loris Rambelli, Paesaggio con figure (32 pagine): http://www.scribd.com/doc/55540319
Giovanna Righini Ricci, Ziridöni (4 pagine): http://www.scribd.com/doc/55351186
Agide Vandini, I trascorsi filesi di Ziridöni (10 pagine): http://www.scribd.com/doc/55543424

23.11.15 - Tugnàz dla Garušla- a.v. - Una forza della natura, un mito della campagna filese

Dialetto, usanze tradizioni:
03.12.07 - Quando a Filo si pregava in dialetto… - Luciana Belletti -           Rievocazione di una vecchia preghiera popolare
18.12.07 - E’ zöch d’Nadêl - B. Carlotti - Rievocazione delle tradizioni locali legate al ceppo di Natale
29.12.07 -  Le antiche calàndar - a.v. - Ovvero: le antiche previsioni meteo fai-da-te…
05.02.08 - Due canti popolari - a.v. - Due testi: «In mezzo al pra’» e «Vogliam vedere il bosco»
05.02.08 - Sant’Agata che maliconia - a.v. - Rievocazione dell’antica e tradizionale festa del Patrono.
08.02.08 - Gli antichi racconti delle stalle…. - a.v. - «Leonzio e la terribile vendetta di un morto» racconto «da pavura»
03.07.08 - Quando l’amore è cieco… - Paolo Canè - Cosa può esserci dietro ai detti e proverbi dialettali
09.09.08 - Il carrettiere del tempo antico -  a.v. – Un affettuoso ricordo del nostro Šbruzai
01.01.09 -  E’ Capodanno -  a.v Detti e tradizioni romagnole di inizio d’anno.
21.03.09 - Il denaro di una volta… a.v. – Il denaro che vive ancora nel nostro dialetto.
30.04.09 -  Per capire la lapide di Masiera – a.v. e Angelo Minguzzi - Il dialetto per una lapide che ci riguarda.
09.07.09 - Una nuova ortografia per i dialetti romagnoli- a.v.- Le soluzioni di Daniele Vitali
09.07.09 - Peculiarità del dialetto tipico filese – a.v. - Varianti locali rispetto alla Romagna Centrale.
29.12.09 - E’ tempo di tressette… - a.v. –Trisët, bëcacino e marafõ, e suoi derivati, in Romagna
14.02.10 - C’est égal… Scherzi del dialetto – a.v. – Come andò davvero la storia della Catarina d Lucchi

Indice 2007-2016: Favole poesie e racconti

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Favole, Poesie e Racconti- Annate: 2007-2016
Favole, poesie e racconti che si richiamano al nostro ambiente, al territorio, alla sua gente


 Autore;  Data – Titolo dell’articolo / Contenuto / Link per l’accesso diretto

Agide Vandini:
28.10.07 - La Fôla d’Mingon ... - Mingon e la principessa degli indovinelli (nella versione di Cömo)
15.03.08  - Mêrz int la val, poesia dialettale dedicata ad un ambiente naturale che non c’è più
19.11.08 - La piadina rumagnôla - Una buona ricetta fra storia e versi pascoliani.
24.11.08 - E’ fat ad Bigiöla - Minghetti Luigi (senior) e la sua storia verissima
27.11.09 - Quando l’URSS faceva ancora sognare … -         Una zirudëla degli anni ‘50
30.03.10 - E’ tempo di “Non ti scordar di me” - La leggenda dei fiori di campo in una vecchia poesia
23.05.10 - Siamo europei, ma... - E’ bšogna magnê un sàc ad sêl insèm, prema d cgnòsar òñ
04.10.10 – Sonetti e dialetto sotto le stelle …- Alcune mie poesie lette ai filesi
10.10.15 - Un’antica favola che ci è cara - La fôla dagli ucarìñ ch’agli andéva a nöz a Bànd - disegni di Romano Saccani Vezzani

Orazio Pezzi:
21.11.07 - Due belle poesie - “Filo” e “Campagna”, poesie dedicate al nostro territorio.
01.12.08 - Due poesie su cui meditare -         «Me e la machina» e «Qui Siamo»
09.04.09 – Tre fantasie poetiche –  «D’Infinito», «Giorni d’amore», «Cieco»
17.05.09 – Non sempre i miracoli vengono a fagiolo - Composizione dialettale.
16.06.09 – Pane e olio –  «Quattro Luglio» e «Le tre rose»
11.08.09 – L’aqua bóna de’ Trumbòñ/ a.v.e Orazio Pezzi -Storia e poesia intorno alla vecchia fonte filese
03.10.09 – Bellezze filesi mozzafiato -  Poesia dialettale «Dö Rumagnôli»
02.03.11 – Il ricordo della mamma - Poesia
23.04.11 – Un cuore che batte in dialetto – Due nuove composizioni “Pane e olio”
16.08.12 – Johnny par piasé... – Poesia dialettale
06.09.12 – Ma dove son finiti i brusacùl? - Una bella poesia e qualche meditazione
16.09.12 – Giovanni Pascoli, grande romagnolo  - Ricordo del poeta nel Centenario della morte
06.11.12 – Ma quale fine del mondo? –Una bella poesia dialettale
21.12.12 – Che sarà mai la fine del mondo – Una vignetta di Angelo Minguzzi e una poesia
31.12.12 – Arriva il 2013 – In una poesia dialettale uno speciale augurio ai filesi
03.12.13 - La môrt de’ ninèñ (La morte del maiale) - Racconto in dialetto filese di Orazio Pezzi
31.12.14 - Una poesia di Orazio Pezzi e…  Gli auguri di Arianna
05.01.15 - La «Vëcia» (La Vecchia) - Racconto in dialetto filese di Orazio Pezzi
04.03.15 - E’ dĕ ch’a sö nêd (Il giorno in cui son nato) - Racconto in dialetto filese di Orazio Pezzi
01.04.15 - E’ cino (Il cinema) - Racconto in dialetto filese di Orazio Pezzi

Ezio Natali (Martìñ):
14.01.08 – Nasi e nasoni che ci fanno ancora sorridere… - a.v. – La parodia dei nasi filesi anni ’30 di Martin.


Angelo Minguzzi:
03.01.08 – Nadêl l’è un segn (e’ métar de’ Signór)– Poesia di Anžul d’Zižaron d’Mašira.
15.02.08 – Una bella zirudëla scritta per noi.. – Filastrocca dedicata alla nostra Irôlavirtuale
30.03.08 – E’ mi Signór… - Poesia dialettale.
13.07.08 – Quando un frutto diventa poesia… - Poesia dialettale dedicata alle pesche romagnole
20.12.08 – L’è Nadêl…           - Messaggio augurale e canto natalizio in dialetto
10.01.10 – Tempo d’inverno … - Due belle poesie per l’«Irôla»

Antonina Bambina:
10.10.08 – Lettera e poesia da Alcamo -        Un cuore filese ed un’emozionante poesia: Filo 1945.
15.04.09 – Alla gente di Abruzzo -   Poesia dedicata al terremoto
14.03.09 – Ci scrivono da Alcamo –  Fra bellezze siciliane e bellezze romagnole
17.10.09 – Povera gente di Messina – Una poesia dedicata al nubifragio.
19.12.09 – E’ un bianco Natale -  Versi, riflessioni e auguri natalizi.
29.01.11 – Sant’Agata a Filo, profumo di passato – Una poesia dedicata al ritorno dei festeggiamenti

Remo Ceccarelli:
21.10.08 – Storia di un «romagnolo dentro» - Remo Ceccarelli -      Sintìs rumagnul in Lusemburgh

Dario Lusa:
26.01.10 – I bei giorni di San’Agata – Lontani e dolci ricordi in poesia

Fulvia Signani:
28.08.10 – Quando il dialetto può diventare un Grande dono … - Fulvia Signani -  “Un regalo impagabile”

Settimio Coatti:
03.05.11 – C’è anche una “poetica” del Lavoro- a.v. - Le poesie dialettali e i disegni di Settimio Coatti

Giovanni Pulini:
16.04.15 - La «Maratona» - Anno 1993, fra Natura e Memoria, di Giovanni Pulini
07.05.15 - Il tandem - Memorie dal  «Quaderno» di Giovanni Pulini
05.06.15 - Il Dopoguerra e la Ricerca del lavoro - Memorie dal  «Quaderno» (2) di Giovanni Pulini
28.07.15 - Bulow e gli Spinaroni - Memorie dal  «Quaderno» (3) di Giovanni Pulini
10.08.15 - Un allegro Ferragosto - Memorie dal  «Quaderno» (4) di Giovanni Pulini
20.08.15 - Il mio ricordo di Céncio Lazzari - Memorie dal  «Quaderno» (5) di Giovanni Pulini



Indice 2007-2016: Sport & Calcio Rossoblù (e dintorni)

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Sport & Calcio Rossoblù (e Dintorni)- Annate: 2007-2016
Articoli dedicati al calcio e allo sport  

Data – Titolo dell’articolo / Autore / Contenuto / Link per l’accesso diretto

Ricordi e Avvenimenti:
06.09.09 - Quella strana partita di calcio / a.v. /Uno storico incontro fra arbitri che si disputò a Filo.
26.02.09 - Ciao «Bulgaro»… ... / a.v. /Ricordo del grande Giacomo Bulgarelli
25.08.12 -  In bocca al lupo vecchio Bologna!!! - a.v. - Calcio rossoblu e non solo – Un augurio speciale da due... Leoni
02.10.12 - Noi, e gli eroi leggendari del pallone – Orazio Pezzi e a.v. - Calcio rossoblu e non solo – Il mito del Grande Torino
10.04.14 - Il calcio storico filese finalmente in rete… - a.v. - Antiche emozioni in 8 mm nel filmato che girò l’amico Lucio Leta
16.04.14 - Altri particolari del filmato… - a.v. - Appendice alla presentazione del film in 8 mm di Lucio Leta
03.06.14 - Promosso il calcio filese…- a.v. - Vinto il Torneo che dà diritto alla 2° Categoria
03.07.14 - Vecchie storie di calcio a Filo (I°)… - a.v. - Foto, aneddoti e notizie storiche del calcio filese che abbiamo amato
01.08.15 - Tinèla e la partita delle banane - Un fàt e’ véra, in dialèt, cuntê da Orazio d’Pezzi
Note, traduzione e trascrizione (nella fonetica autoctona filese) di Agide Vandini
20.12.16 - Vecchie storie di calcio a Filo (II°) - a.v. - Foto, aneddoti e notizie storiche del calcio filese che abbiamo amato


Corsivi del filese / a.v. /:
15.10.07- Quando la dedica la dice lunga…- Corsivo storico-scherzoso dedicato a Nicola Mingazzini /
05.11.07 - Blìgul e turtlen. - Corsivo storico-scherzoso dedicato ai canarini modenesi.
02.01.08 - Tör e zentratach -  Corsivo storico-scherzoso dedicato alle torri bolognesi, calcistiche e non…
03.06.08 - Il duro mestiere del profeta - Corsivo storico-scherzoso dedicato alla promozione del Bologna.
18.02.12 – Luci e (e topiche televisive...) a San Siro -  Tre gol a San Siro, corsivo del “filese”
12.03.12 – Rifiuti & Cicles -Lazio – Bologna 1-3, corsivo del “filese”

Amici del forumrossoblù:
26.05.08 - Quando si dice il karma… - Claudio Afroditi - Diario di una sofferta giornata tinta di rossoblu.
11.06.08 - E il tappo volò via… -  Domenico Mongardi - Dialogo tra un tifoso ed una bottiglia di spumante.
03.08.08 - Intervista a «Il Filese» - Jacquesdemolay -Direttamente dal Forumrossoblu

Non solo calcio:
08.12.08 - Prima che finisca il cinquantenario…       / a.v. /Un caro ricordo di Ercole Baldini campione del mondo
22.06.09 – Omaggio a Francesco Cavicchi… / a.v. /A 54 anni dalla sua grande impresa.


Calcio & Vignette (/ a.v. /in collaborazione con Romano Saccani Vezzani):
13.11.12 – Se Atene piange... - a.v. - Vignetta e  lavori di Romano Saccani Vezzani, disegnatore umoristico
19.11.12 – Bologna alla riscossa - BOL-PAL 3-0: vignette di Romano S.V. e corsivo del “filese”
28.11.12 – Incidente sulla strada di Parma - Parma-Inter 1-0: vignetta di Romano S.V. e corsivo del “filese”
04.12.12 – Tre punti in saccoccia - BOL-ATA 2-1; INT-PAL 1-0: vignette di Romano S.V. e corsivo del “filese”
18.12.12 – Un bel tris... - NAP-BOL 2-3; LAZ-INT 1-0: vignette di Romano S.V. e corsivo del “filese”
24.12.12 – Il distacco aumenta... - INT-GEN 1-1: vignetta di Romano S.V. e corsivo del “filese”
08.01.13 - Anno nuovo ... Vita vecchia
13.01.13 - Si torna a vincere
21.01.13 - Pace e bene a Roma.. - Non hanno voluto farsi del male...
28.01.13 - C’è pareggio e pareggio -
04.02.13 - Palòñ e puletica...
11.02.13 - Giornate interlocutorie
18.02.13 - Mal di trasferta e non solo
27.02.13 - Benvenuti alla Fìra ‘d San Lazaros...
04.03.13 - Tre gol e avanti tutta...
12.03.13 - Alleluja...
18.03.13 - Ubi major...
04.04.13 - Un turno in bianco e nero... 
09.04.13 - Vengo anch’io, no tu no…
16.04.13 - Le sentenze si avvicinano
22.04.13 - Punti e spunti importanti...
29.04.13 – Vorrei tanto ma non posso
06.05.13 – C’è modo e modo
09.05.13 – Solo tre, evviva!
13.05.13 – Passata è la tempesta
20.05.13 – Stagione in archivio
02.09.13 – Chi c’è e chi non c’è
02.09.13 – La giornata dei portieri
17.09.13 – Pareggi incoraggianti
24.09.13 -  Calimero, Maramaldo e un Amaracord
27.09.13 – Chi scende e chi sale
30.09.13 – AAA Bologna cercasi
07.10.13 - Una pioggia di gol
22.10.13 – Toccato il fondo
28.10.13 – Si torna a vincere
31.10.13 – Mirabilie dalla Sardegna
05.11.13 – Giornata interlocutoria
11.11.13 -  Via Curcis
26.11.13 - Buon pareggio
02.12.13 - Chi non perde e chi non vince
17.12.13 - Batoste inquietanti
23.12.13 - Vittorie che pesano
08.01.14 -  Si ricomincia proprio male
14.01.14 - Coi brodini si fa poca strada…
20.01.14 - Quei gol nel finale…
27.01.14 - Se mancano le munizioni…
03.02.14 - Cadono le braccia…
10.02.14 - Alleluja… Deus vult!
17.02.14 - Chi impreca e chi gode…
24.02.14 - Al di là del risultato…      
03.03.14 - Il gol questo sconosciuto…
11.03.14 - Sarà battaglia fino alla fine…
17.03.14 - Inter a vele spiegate, Bologna affonda…
24.03.14 - Il miracolo di Lazaros…
29.03.14 - E’ un incubo…
03.04.14 - La discesa continua…
06.04.14 - Un pareggio a San Siro…
14.04.14 - Fasi cruciali…
20.04.14 - Il Sassuolo non ci sta…
27.04.14 - Se i ragni avessero i denti…
05.05.14 - Il supplizio è al culmine…
11.05.14 - Mesto addio alla serie A…
19.05.14 - Fine dell’agonia…

Indice 2007-2016: Presentazioni ed Attualità

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Presentazioni e Attualità- Annate: 2007-2016
Annunci, guide, presentazioni e attualità filese  

Data – Titolo dell’articolo / Autore / Contenuto / Link per l’accesso diretto

Presentazioni e Guide / a.v. /:
12.09.07 - I libri di Agide Vandini - Opere pubblicate: titoli, prezzi, reperibilità, contenuti –
13.09.07 - Perché un blog del «Filese»          - Cosa vuol essere il blog –
13.09.07 - Ai margini della grande storia / Rita Tamba /Conversazione con A.Vandini, brani di alcune opere –
18.12.07 - Incontro ad Argenta - Presentazione ad Argenta de’ «La valle che non c’è più»
29.12.07 - L’irôla, simbolo del blog - L’arola del focolare diviene simbolo del blog. Motivazioni e significati
11.02.08 - Autentico successo per “L’intrigh dla Ciavga d’Legn” - La “prima” della commedia «filese» di D.Tasselli
03.04.08 - L'intrigh dla Ciavga d'Legn ad Alfonsine - La commedia rappresentata ad Alfonsine per beneficienza.
27.10.10 – Un nuovo battesimo per Giancarlo Spagnolini... - Il neo romanziere è una vecchia conoscenza.
11. 03.11 -  Un Meteo dedicato a Filo - Una chicca in più per gli internauti filesi
16.02.12 – Piccola guida per il lettore dell’Irôla - come navigare all’interno del blog
30.04.14 - I «Quaderni» dell’Irôla - a.v. - Come si potranno raccogliere gli approfondimenti del blog


Eventi e Commenti dei nostri giorni:
10.10.07 - Faremo tutti come Palutina? - a.v. -          Le pietose condizioni della Provinciale per Filo-Longastrino
10.10.07 - Festa per la «Banda del Gelato alla Fragola» - a.v. -         La combriccola filese degli anni ’60 che si ritrova ogni anno.
15.10.07 - Palutina può gettare la spugna… - a.v. - Dopo la parziale sistemazione della Strada Provinciale
05.11.07 - Risparmiatori defraudati - B.Carlotti e a.v. -         Dal vecchio caso Giuffrè al recente crac Coop.Costruttori.
08.02.08 - L’economia filese fra presente e futuro -  a.v. - Il convegno sul tema organizzato dalla Fondazione «Primaro»
15.04.08 - Elezioni politiche a Filo - a.v. - Risultati elettorali filesi (dati aggregati di Filo (FE) e Filo (RA).
06.05.08 - Rivediamo le foto di scuola - a.v. - Annuncio mostra fotografica: « Gruppi scolastici filesi in bianco e nero »
15.06.08 - Cento candeline per nonna Marcella  - a.v. e B. Carlotti - Omaggio alla neo centenaria nata a Chiavica di L. di Filo.
04.05.09 – Il periodico «Dintorni» parla di noi - a.v. –L’«Irôla» finisce sulla carta stampata.
03.06.09 – Complimenti alla «Geppa» - a.v.-  L’ultracentenaria filese prossima ai 103 anni.
04.06.09 – Un appuntamento da non mancare –a.v. -Festa «Bellaciao» a Filo
20.07.09 – Luoghi e gente del filese - a.v. - Le premiazioni al concorso fotografico di « Filo è festa ».
16.01.10 – Inaugurato l’impianto sportivo di Filo - a.v. - Un paese che vuole rinascere anche in campo sportivo
05.02.10 – Una carpa da brividi… / Gabriele Andraghetti . /A j ò tiràt sò una göba da incurnišê
13.03.10 – Una sala dedicata a Pëcia (Werter Leoni) - a.v. - Inaugurata a Filo la rinnovata Casa del Popolo ravennate
25.04.10 – E’ ormai tempo di sagra… - a.v. - Tutti alla rinomata Sagra del pesce azzurro
06.06.09 – Novità per l’estate filese... - a.v. - Interessanti iniziative dei due consigli di frazione
18.08.10 – Una bella serata ... - a.v. - Si è chiuso con successo il ciclo dedicato ai Talenti filesi
29.12.10 – Sant’Agata : ritorno ad una Festa antica - Fulvia Signani - A Filo già fervono i preparativi
31.01.11 – Reclutamento per ‘Legati da un Filo’ – Fulvia Signani -  Festa di Sant’Agata e non solo
19.02.11 – Amici per il midollo – Fulvia Signani. – Dedicato a chi sa donare al prossimo
20.03.11 – I cent’anni di Zio Pippo - a.v. - 20 marzo 2011, una festa speciale
13.04.11 – Il programma della Sagra di Filo - a.v.  -  Ormai prossima la Sagra del Pesce Azzurro 
15.05.11 – Riproposta la mostra fotografica del 2005… - a.v. - “Filo: Lotte Agrarie, Antifascismo e Resistenza” ad Argenta
24.05.11 - Per il referendum del 12-13 giugno-  Agnese Brunelli  – Un’iniziativa al parco GP Coatti
26.05.11 – Festa della Madonna del Rosario - a.v. -  Domenica 29 maggio – Parrocchia S.Agata Filo
25.06.11 – I “Talenti Filesi” dell’Estate 2011  - a.v. - Ecco il programma
19.09.11 – Sagra degli antichi sapori – a.v. -  Le date e il programma
21.12.11 – Le feste di fine anno in paese-  a.v.  – Il Comitato «Legati da un Filo» annuncia le sue iniziative
30.01.12 –  E’ festa a Filo -  a.v.  –   Il programma di Sant’Agata 2012.                   LINK
11.02.12 – C’è un po’ di Filo nel presepe di Fossalta – a.v. -  Meritato riconoscimento ai parrocchiani di Don Romeo Cantelli
06.04.12 -  Festa per la Liberazione di Filo - a.v. - Il programma di Sabato 14 Aprile
30.04.12 – 14 aprile, anniversario della Liberazione – a.v. - Una bella festa a Filo
02.05.12 -  Sagra del Pesce Azzurro 2012 - a.v. - La 27ma Edizione della Sagra filese
10.06.12 – Benvenuto Morgan - a.v. - Un nuovo amico a tre mesi dalla scomparsa di Athena
21.08.12 – Fra pochi giorni a Filo… - a.v. - Sagra degli antichi sapori 2012
22.08.11 – D’estate a Filo: Cineforum e Talenti-  a.v.  –Gli appuntamenti di questa settimana
30.08.12 – D’Estate a Filo: La mia America -  a.v.  – Stasera a Filo chiude la rassegna 2012
02.09.11 - Invito a Cà Malanca - a.v. - Sui monti di Romagna si ricorda la  battaglia di Purocielo
10.12.12 – Il ritorno del fantasma – La riapparizione del Berlusca : vignetta di Romano S.V. e corsivo del “filese”
30.01.13 - C’era una volta...la puletica... - La campagna elettorale vista da Romano S.V.
20.02.13 - Ultimi battibecchi - Titoli di coda per la campagna elettorale - vignetta di Romano Saccani Vezzani
27.05.13 - Il debutto di Gigi e Lara - Le foto alla Casa di Riposo di Bagnacavallo
29.05.13 - Don Gallo – Romano Saccani Vezzani - Alle soglie del Paradiso
01.06.13 - Due vignette senza parole - Romano Saccani Vezzani -
27.10.13 - Sagra degli Antichi Sapori 2013 - Una Nuova Edizione della sagra autunnale filese
09.12.13 - Le Primarie Democratiche a Filo.. - I risultati delle votazioni
22-03-14 - Zio Pippo ne fa Cento e Tre… - a.v. - Festa di compleanno alla Casa di Riposo di Alfonsine
14.04.14 -  A 69 anni dalla Liberazione a Filo… - a.v. - Una bella festa alla Casa Comunale 
25.04.14 - Sagra del Pesce Azzurro 2014 – a.v. - La locandina
10.05.14 - Ali filanti nel nostro cielo … - Gian Paolo Vanzini - Un articolo di «Dintorni» dedicato al nostro Campo di Volo
10.05.14 - Che serata al Cantòñ de’ Paradiš… - a.v. - Con Angela Corelli e l’Allegra Compagnia «Canta che ti passa»
15.10.14 - Sagra degli Antichi Sapori 2014 – a.v. - La sagra autunnale filese
20.12.14 - Oggi è sceso un angioletto… - a.v. - E’ arrivata fra noi Arianna Vandini
31.12.14 - Una poesia e… - I primi auguri di Arianna di Orazio Pezzi e a.v.
24.03.15 -  Ciao Carla… - a.v. - L’ultimo abbraccio
26.03.15 – Ringraziamento – a.v. - L’addio a Carla
07.04.15 - Il «Pranzo della Liberazione»- Una iniziativa della Sezione ANPI di Filo
22.04.15 - Liberazione di Filo, 70 anni dopo – a.v. - Il pranzo, la festa, la giornata del ricordo
05.05.15 - “Schegge di pace” – Spettacolo in Piazza del Mercato Argenta, di Fulvia Signani
31.10.15 - Sagra degli Antichi Sapori 2015 - Le locandine


Indice «Quaderni dell’Irôla»

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Indice «Quaderni dell’Irôla»
Approfondimenti e monografie tratte dal blog di Agide Vandini: http://filese.blogspot.it

N.
Data blog
Titolo
Link www.scribd.com[1]

00   30.04.2014   Frontespizi e Integrazioni Quad. 1-4  http://www.scribd.com/doc/221159152/Frontespizi-e-Integrazioni-Quaderni-Irola-1-4
01 08.01.2009 L’antico Hospitale di San Giovanni in Filo http://www.scribd.com/doc/9695193/LAntico-Hospitale-Filo                                                               
02 13.02.2011 Le otto chiese della storia di Filo http://www.scribd.com/doc/48682684/Le-8-chiese-della-storia-di-Filo                        
03A 11.05.2011 I trascorsi filesi di Ziridöni      http://www.scribd.com/doc/55543424/I-trascorsi-filesi-di-Ziridoni-vers-scribd             
03B  11.05.2011 (Loris Rambelli), Paesaggio con figure  http://www.scribd.com/doc/55540319/Paesaggio-con-figure-Ziridon-di-Loris-Rambelli          
03C  11.05.2011 (Giovanna Righini Ricci), Ziridöni   http://www.scribd.com/doc/55351186/Ziridoni-Di-Giovanna-Righini-Ricci                         
04  26.08.2011 Per le vie di Filo    http://www.scribd.com/doc/63554116/Per-Le-Vie-Di-Filo-Guida                                                   
05  15.05.2014 Quando a Filo si pescavano gli storioni  http://www.scribd.com/doc/224272246/Quando-a-Filo-Si-Pescavano-Gli-Storioni                          
06  09.06.2014  Personaggi caratteristici filesi (1a Raccolta)
                       Cömo, Martìñ e Bigiôla   http://www.scribd.com/doc/228407719/Quaderno-n-6-Personaggi-caratteristici-filesi-I-Raccolta
07 02.07.2010 Perché Filo è diviso in duehttp://www.scribd.com/doc/232876033/07-Perche-Filo-e-Diviso-in-Due                                        
08 25.08.2014  Personaggi caratteristici filesi (2a Raccolta)  
                                Gonippo, Fiorentini e Sintòñ   http://www.scribd.com/doc/238075131/08-Personaggi-caratteristici-filesi-2-Raccolta                     
09 25.08.2014  Personaggi caratteristici filesi (3a Raccolta)
                                La Vizinzóna         http://www.scribd.com/doc/238075874/09-Personaggi-caratteristici-filesi-3-Raccolta                  
10 11.11.2014  Filo 1944 - Il ricordo  https://www.scribd.com/doc/246216153/10-Filo-1944-Il-Ricordo                                     
11 05.12.2014 Novant’anni fa Albino Vanin  https://www.scribd.com/doc/249232257/11-Novant-Anni-Fa-Albino-Vanin        
12 27.10.2015 La fôla dal trè ucarìn https://www.scribd.com/doc/287198538/12-La-Favola-Delle-Tre-Ocarine                         
13 30.12.2016   Filo, il calcio che più abbiamo amato  https://www.scribd.com/document/335339051/13-Filo-Il-Calcio-Che-Piu-Abbiamo-Amato           




[1] Nel sito vedi anche, di Agide Vandini, la mostra «Antifascismo, Lotte agrarie, Resistenza» (2005, 38 pp.)  http://www.scribd.com/doc/55465827/Filo-Lotte-Agrarie-Antifascismo-Resistenza-Mostra-2005     
 

Nel giorno del vecchio Johnny

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Vecchi amici del Biliardo al Bar Centrale
di Agide Vandini

E’ già il quinto Capodanno senza Giovannino Tarozzi detto Johnny e’ Maröc e non si può non ricordarlo in questo che era il suo giorno principe, il giorno in cui aveva tutta l’attenzione degli amici, per il suo tradizionale bagno fuori stagione nelle acque di Porto Garibaldi.
Ci si ritrovava ogni anno a Filo io, Diana, Loris, Benny e Falco, in sostanza gli amici della chiacchierata al bar la domenica mattina, e insieme si scendeva verso il litorale comacchiese; lì Johnny veniva attorniato da una rumorosa ed allegra compagnia di amici e giornalisti, ultimamente un po’ preoccupati per lui, ma vogliosi di stargli vicino, di farsi coinvolgere ancora una volta dalla sua risata franca, dai suoi slanci avventurosi, da quella innata gaiezza che facevano di lui un  personaggio unico ed inimitabile.
Quel po’ di chiasso in riva al mare, il ritorno a passo lento di Johnny dalle acque gelide ci manca davvero tanto, così come quel fumo e profumo di salsiccia che ci offriva Edda, sua premurosa compagna, fra due fette di pane, magari rimediate all’ultimo secondo proprio dallo stesso Giovannino presso un amico ristoratore del litorale, uno dei tanti che aveva seminati per il mondo e che non gli avrebbe mai negato nulla.
Nel suo giorno e per ricordarlo degnamente ho pensato di pubblicare alcune vecchie foto (Aprile 1980) che lo ritraggono con gli amici in gara, al biliardo, nel vecchio Bar Centrale (ora Bar Giada); lo rivediamo perciò assieme ai compagni di sempre e nel luogo per lui più naturale di ritrovo.
Alcuni, tanti di quegli amici e compagni oggi non ci sono più, gli anni sono passati, ahimè, impietosi, ma queste immagini ci ridanno per un attimo il gusto e il piacere della loro compagnia, di tempi e momenti di gioia che quei sorrisi ancora ci trasmettono, provocandoci un tuffo al cuore.
Sono certo che a Johnny piacerebbe riguardarle assieme a noi queste foto, e infarcirle di aneddoti, di imprese uniche e irripetibili, so che ne descriverebbe a meraviglia fatti, circostanze e personaggi, e che ci trascinerebbe poco a poco, ancora una volta, in quel mondo di sogni eroici ove ci ha sempre saputo accompagnare con la sua radiosa allegria.
Ciao vecchio Johnny e grazie ancora per i tanti bei momenti che ci hai regalato.

Cianì e la moglie Edda dietro al bancone

Max e e’ Baròñ. Assistono: Gianni Galamini e Minacci
Macafèr, Max, Mazalôca e Picchi


Mazalöca, Giuani, Cianì, Johnny, Cöca e Picchi


Indice «Quaderni dell’Irôla»

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Approfondimenti e monografie tratte dal blog di Agide Vandini: http://filese.blogspot.it

N.
Data blog
Titolo (Pagine)
Link Google-Drive

00        30.04.2014      Frontespizi per Raccoglitore (4):

01        08.01.2009      L’antico Hospitale di San Giovanni in Filo (9): 

02        13.02.2011      Le otto chiese della storia di Filo (17): 
                                   https://drive.google.com/open?id=0B17SSzLxL1RbZ3Jjc0JiRlBIX3c

03A     11.05.2011      I trascorsi filesi di Ziridöni  (12):   
                                   https://drive.google.com/open?id=0B17SSzLxL1RbMGJNd0NsSXJvcjg                              
03B     11.05.2011      (Loris Rambelli), Paesaggio con figure   (32):
                                   https://drive.google.com/open?id=0B17SSzLxL1Rbc0d3WHNyY1NMQlE

03C     11.05.2011      (Giovanna Righini Ricci), Ziridöni (4): 
                                   https://drive.google.com/open?id=0B17SSzLxL1RbQ1NfOGF2cWlTV0E

04        26.08.2011      Per le vie di Filo (17):                                                           
                                   https://drive.google.com/open?id=0B17SSzLxL1RbSVE2SUVad1BSUm8

05        15.05.2014      Quando a Filo si pescavano gli storioni (10):
https://drive.google.com/open?id=0B17SSzLxL1RbMm1rZHRodlVqaTg                      

06        09.06.2014      Personaggi caratteristici filesi (1a Raccolta) - Cömo, Martìñ e Bigiôla  (19):
                                   https://drive.google.com/open?id=0B17SSzLxL1RbbkpQamJkS2l6bkU

07        02.07.2010      Perché Filo è diviso in due (10): 
https://drive.google.com/open?id=0B17SSzLxL1RbSmFKZ29tZ2J5S3c                                   
08        25.08.2014      Personaggi caratteristici filesi (2a Raccolta) - Gonippo, Fiorentini e Sintòñ (10):

09        25.08.2014      Personaggi caratteristici filesi (3a Raccolta) - La Vizinzóna     (8):
10        11.11.2014      Filo 1944 - Il ricordo (36):
                                     
11        05.12.2014      Novant’anni fa Albino Vanin (10):
          
12        27.10.2015      La fôla dal trè ucarìn (10): 
https://drive.google.com/open?id=0B17SSzLxL1RbTkp4N0V5UzBEck0                        
13        30.12.2016      Filo, il calcio che più abbiamo amato (18):


Nuova soluzione per i Quaderni dell’Irôla

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Download da oggi molto più facile e di nuovo gratuito
di Agide Vandini

Mi è stato segnalato da un amico lettore che il sito Scribd.com, cui ho fino ad ora affidato i “Quaderni” del Blog (e quant’altro ho inteso mettere a disposizione dei lettori in forma conservabile e stampabile su carta), pretende ora il pagamento di un fee per lo scarico dei documenti, peraltro da esso avuti a titolo completamente gratuito.
Purtroppo non ne ero a conoscenza anche perché, come donatore, ho mantenuto evidentemente un trattamento “di favore”. Ho fatto la prova presso un utente esterno ed è proprio così. Me ne rammarico molto, ma è stata l’occasione per adottare una soluzione di nuovo tipo, assai migliore, oggi consentita da quanto messo a disposizione da Google - Drive.
Fortunatamente mio figlio Simone mi ha pazientemente ben consigliato ed istruito in questa direzione e così mi sono messo subito all’opera:

a.       correggendo opportunamente i files dei miei elaborati,
b.      convertendoli nel più affidabile formato pdf (eliminando così i problemi di impaginazione)
c.       rifacendo l’Indice dei Quaderni con a fianco i nuovi link
d.      rimpiazzando l’Indice presente nelle “pagine Importanti” del blog

In sostanza ora il lettore interessato dovrà, partendo dal predetto Indice:

1.      cliccare sul link del quaderno prescelto
2.      (una volta comparso a video il testo) scegliere tramite le icone in alto a destra:
-          o la stampa
-          oppure lo scarico del file sul proprio PC cliccando sulla freccetta rivolta verso il basso.


A me sembra tutto molto più semplice. Spero che tutto funzioni e senza alcun esborso di denaro. 

Filo e la sua Riviera - Parte Prima

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Compendio di storia del territorio filese e delle sue vie di comunicazione
 di Agide Vandini


Il breve compendio storico articolato in cinque paragrafi, che qui propongo suddiviso in due parti, l’ho scritto su richiesta, poche settimane fa, quale «Introduzione al territorio filese» per un libro alfonsinese di prossima pubblicazione. Il testo si occuperà della storia del territorio comunale in generale e delle sue vie di comunicazione in particolare, ne spiegherà origini, denominazioni, ecc. Conterrà anche una parte del lavoro (vie e strade del Borgo Ravegnano in Filo) qui dedicato qualche anno fa allo stesso tema (si veda https://drive.google.com/open?id=0B17SSzLxL1RbSVE2SUVad1BSUm8 - Quaderno del 26.8.2011 - «Per le vie di Filo») una guida storica alle vie del paese divulgata e presentata durante una bella serata estiva organizzata per il ciclo de’ «I Talenti».
Non ci saranno invece, nel libro alfonsinese, le due «Appendici» guidate che ho inserito in questa anteprima per l’«Irôla», ove propongo alcune interessanti immagini tratte dalla Cartografia Geologica Regionale reperibile sul web[1]. Si tratta di Tavole molto circostanziate che confermano, col rigore della scientificità, le mie ricostruzioni del territorio più antico, anche quelle proposte in passato sulla base di pochi indizi e, sia pur ragionevoli, deduzioni.
Le immagini cartografiche, che consentono la sovrapposizione Antico / Moderno, aiuteranno a cogliere gli aspetti geo-morfologici della trattazione ed anche a meglio comprendere le tematiche storico-medievali già affrontate (si veda in particolare in questo blog:https://drive.google.com/open?id=0B17SSzLxL1RbMm1rZHRodlVqaTg -Quaderno del 15.5.2014 - «Quando a Filo si pescavano gli storioni»).
Il Compendio, pur includendo necessariamente immagini ed argomenti da me già trattati, vuoi per la forma assai sintetica, vuoi per il focus geo-morfologico, vuoi infine per l’arricchimento cartografico in Appendice, costituirà - io credo - per il lettore, uno strumento di straordinaria immediatezza ove poter cogliere tutta la complessità e vastità delle grandi trasformazioni subite nei secoli dal nostro territorio (a.v.).

E’ sempre interessante, in tempi di rinnovato interesse verso l’antico ambiente naturale, risfogliare qualche pagina della nostra storia lontana, anzi lontanissima, e, quasi come in un viaggio nel tempo, tornare alle origini dei nostri villaggi.
Il territorio, quello ove si insediarono i primi abitanti di Filo lungo il Grande Fiume, fu per secoli ben diverso da quello ricevuto in eredità dai nostri nonni, bisnonni e trisavoli, uomini che, nell’arco temporale della loro vita, hanno vissuto grandi mutamenti dell’habitat, radicali trasformazioni iniziate con la rettificazione fluviale di fine ‘700 e proseguite con le estese bonifiche eseguite fra ‘800 e ‘900. Noi, nel nostro tempo, abbiamo potuto vivere appena l’ultimo atto, ossia il prosciugamento totale delle Valli del Mezzano avvenuto alla metà del XX° secolo.
Per risalire al paesaggio del passato, va detto che la conformazione territoriale di Età Moderna ci è ben chiara: abbiamo il conforto di molte Mappe. Più ardua è invece la ricostruzione dell’ambiente e del territorio alto-medievale delle origini, poiché, come ben sanno gli studiosi di storia locale, cartografia d’epoca, fino alla metà del ‘400, non ce n’è. Per gli anni, però, cui possiamo far risalire l’insediamento del villaggio di Filo, disponiamo di fonti bibliografiche e documentali molto interessanti che ci consentono ricostruzioni ragionevoli e senza troppi voli di fantasia.


 1. Perché «Filo»? Come e quando è sorto il villaggio? Perché fu chiamato così?
Il costituirsi del nucleo abitativo, come per ogni villa dell’area meridionale del Delta Padano, va necessariamente collegato alle mutazioni morfologiche del territorio e, con esse, al determinarsi delle basilari risorse per il sostentamento umano, incluse le vie di comunicazione, sia d’acqua che di terra.
La foce ed i rami deltizi del Po, fin da epoche remote, hanno subìto periodici spostamenti per via naturale soprattutto allorché i fiumi non disponevano di arginature e di conseguenza il territorio, quello interposto fra il Po e l’Appennino, era coperto da estese paludi e specchi d’acqua. L’interrimento degli alvei dovuto agli apporti delle torbide[2], era causa di innumerevoli variazioni al corso dei fiumi nella pianura basso-romagnola. Secondo le fonti storiche tuttavia, il tracciato del ramo deltizio alle cui rive venne ad attestarsi il villaggio di Filo (ramo denominato Po di Primaro, il primo per chi proviene dal Mediterraneo) sarebbe stato, almeno in parte, provocato artificialmente in epoca bizantina (VIII sec.).
Il taglio avvenne, così si scrisse, per proteggere l’entroterra ravennate dalla pressione longobarda. Sta di fatto che il nuovo corso, o per intervento umano come si tramanda, oppure per spiegabili vie naturali, ebbe vita per incanalamento delle acque provenienti dal Volano in alvei già esistenti, al di sotto delle valli salate e di direzione ovest-est, alvei comunemente detti del Padoreno o del Vatrenum.
Lo scorrimento delle acque fluviali nella nostra bassa, piatta e con minime pendenze, produce, secondo le leggi della fisica, alvei naturali ad andamento molto tortuoso, e ciò aveva portato, verosimilmente in epoca tardo imperiale romana, al raddrizzamento del Vatrenum nel lungo tratto Bastia - Menata, ossia al drizagne Fili (così citato negli statuti Duecenteschi ravennati[3]), accortamente affiancato, al lato sinistro, da una strada selciata[4][v. Cartografia in Appendice: Tavola 01].
Se l’antico rettifilo aveva permesso la navigazione fluviale nel Vatrenum, e facilitato i trasporti via terra, i lavori di arginatura e fortificazione a scopo difensivo dell’VIII° secolo, dovettero ancor meglio proteggere la salinità delle valli limitrofe (e con essa l’incremento dell’attività saliniera) nonché favorire con ogni probabilità gli insediamenti rivieraschi come Silicatam (forse Case Selvatiche), citato in un Diploma di Ottone I[5], e verosimilmente anche di Philus.
La denominazione pare risalire a quegli anni e derivare dal greco Phylai(in origine: gruppi o tribù delle città-stato) un termine che, fin dalla riforma ateniese di Clistene del VI° sec a.C., aveva assunto il significato  di «reggimento guidato da un filarca». Il Phylai, in sostanza, analogamente al Bandon trasmessosi ad altro abitato a noi vicino, era un termine che definiva unità o reparti militari dell’esercito bizantino dislocati nel territorio[6].
Il villaggio di Philus prese perciò ragionevolmente vita nell’Alto Medio Evo, intorno all’VIII-IX° secolo, nel luogo oggi chiamato Molino di Filo. Qui, a ridosso del Po di Primaro (o Po Vecchio), venne edificata la più antica chiesa di cui si abbia notizia nel territorio (dopo la Pieve argentana di san Giorgio): Santa Maria in Filo.

2. Ricostruzione del territorio antico, sue risorse ed organizzazione.
Alcune risorse ed attività rivierasche del villaggio di Filo a cavallo del Millennio si traggono dalla preziosa pergamena ravennate dell’anno 1022, allorché Bergunzo, ed altri coloni, prendono a «livello» dall’arcivescovado una striscia di terra emersa lungo il corso del fiume da Caput de Arre[7]fino all’ecclesia Sanctae Mariae in loco qui dicitur Filum. In quei pochi palmi i coloni possono scavarvi un canale, praticarvi caccia, pesca e, soprattutto, bonificare e coltivare quanto strappato alla palude.

25 set 1022 - Vitale Bergunzo ed altri coloni ottengono a «livello», a Filo, una lunga striscia di terra[8]

  Grande risorsa e fonte di traffici è però da tempo, nel territorio, il sale ricavato dalle valli di settentrione, oro bianco che si forma per via naturale nei morarium, raccolto, depositato in apposite tumbae ed arre lungo le rive del fiume e di lì trasportato nei luoghi di smercio[9]. Vediamola su carta, l’area che ci interessa.
La mia ricostruzione medievale della parte di Riperia relativa al territorio di Filo si basa su indicazioni topografiche (villaggi, fosse e canali) del Diploma di Ottone I (962), di alcune pergamene ravennati (Fantuzzi), della novella del Sacchetti[10]e della Descriptio Romandiolae del Card. Anglic (1371), indicazioni che ho sovrapposto alla particolareggiata cartografia di primo Ottocento (1814) riportata più oltre. [Si veda la Cartografia Geologica in Appendice: Tavole 02-03-04]

Ricostruzione e posizionamento dei villaggi filesi in epoca basso-medievale
1:Hostaria di Lapaccio; 2: Hospitale S.Giovanni Battista in Lombardia;3: Convento dei Dossi; 4: Chiesa di S.Maria in Filo

La Riviera ovviamente è assai più estesa e ne conosciamo con precisione confini e giurisdizione. Dagli Statuti duecenteschi ravennati[11](XV) sappiamo che l’intera Riperiaandava da «San Biagio al mare» poiché gli hominum de ultra Padum sono quelli qui stant et steterunt ultra padum Santo Blaxio usque ad mare.
I villaggi che la compongono godono di una certa autonomia e appartengono al Distretto di Ravenna che ne nomina il Podestà. Argenta, invece, che pur fa capo a Ravenna, all’epoca è già contesa da Ferrara e possiede, dalla fine del sec. XII, un suo Comitatum, una sua completa autonomia amministrativa e suoi specifici Statuti.
Nel già accennato art. XV gli stessi primi Statuti ravennati indicano confini con Argenta «da ripristinare» e da ciò si deduce come la Riperia, pur subordinata religiosamente alla Pieve argentana di San Giorgio, fin da tempi più antichi sia, al civile, una dipendenza del Comitatum e DistrictumRavennae. (et teneatur potestas providere quod confines, qui consueverunt esse et stare inter districtu Ravenne et Argente sint et stentet reduncantur in pristinum statum ut consueverunt).
Argenta, dopo un paio di secoli di conflitti coi ferraresi, viene affittata a tempo indefinito agli Estensi (1344). Con questa cessione la cunfina di S.Biagio, fino ad allora limite di districtume comitatum, diventa confine politico, fra Stato Pontificio e Ducato Estense. E’ quanto si riscontra nella Descriptio dell’anno 1371, censimento dell’epoca. Vi si indica che il comitatumRavennae confina con quelli di «Cervia, Cesena, Forlì, Faenza, Casemurate, Bagnacavallo e Argenta». Le due sponde della Riperia Fili sono dunque, entrambe, parte integrante della Provincia Romandiolae, come si osserva nella mappa ricostruita dal Mascanzoni. Il confine nord che la divide dal ferrarese è l’argine della Valle del Mezzano (l’«argine circondario Pioppa»).
La Descriptio Romandiolae fornisce la consistenza dei villaggi rivieraschi con le antiche denominazioni e permette una valutazione d’importanza economico-politica della riviera (sale, traffici e risorse vallive). Compaiono nella Riperia ben 249 focularia (117 in corrispondenza delle attuali due frazioni di Filo) quando Russi ne conta 70, Conselice 33, Massalombarda 35, Ravenna civitas1743.

Descriptio - Mappa Mascanzoni (part.)
Descriptio - Consistenza dei villaggi del territorio


***
  

Appendice alla Parte Prima



 In doppia linea blu, a nord di Filo e lungo la direttrice Bando - Menata di Longastrino, è facilmente osservabile il corso delle acque fluviali all’epoca in cui fu tracciato l’antico drizzagno di Filo (da Bastia a Menata) sul Vatrenum - Padorenum (dall’VIII secolo: Po di Primaro). Quest’ultimo tratto di fiume, contrassegnato nella carta geologica dalla linea continua azzurra, forse realizzato in epoca tardo imperiale romana, permise navigabilità (e la contestuale viabilità per la strada selciata al suo fianco) ai traffici provenienti da Caput Silicis (Conselice), e dal bolognese, in direzione dell’Adriatico e di Spina-Comacchio.

Fig. 01
Orma dell’antico Drizzagno di Filo


Fig. 02 – Orma del «Ruptulum»
Fig. 03 – Orma del «Morticium»
Fig. 04 – Orma «Canale dei Ravennati»

I tre particolari cartografici qui riportati (Tavole 02-03-04) confermano con chiarezza i percorsi iniziali delle tre derivazioni del Po di Primaro delineate nella mia «Ricostruzione e posizionamento dei villaggi filesi in epoca basso-medievale»[12]. Vi si osservano in colore blu il Ruptuluma Case Selvatiche, costeggiante l’attuale «Via Porto Vallone», con prosecuzione lungo la recentemente rimossa «Strada vicinale della Palazzola»; indi il Morticium nel Borgo Maggiore di Filo, di cui vediamo il suo punto d’inizio in prossimità dell’incrocio principale del paese (uffici ex CMR), l’andamento obliquo del suo corso verso nord fino alla zona torre - acquedotto e, da qui, il suo proseguimento lungo la Via Bindella (ex Via Dei Dossi); infine possiamo notare l’orma del Canale dei Ravennati, a Filvecchio (poi Molino di Filo) con derivazione dal fiume nei pressi di Via dei Laterizi  e la sua prosecuzione lungo la direzione Via Fossetta - Fossa Signora.

                                                                                                                              (1 – continua)




[2] Interrimenti che generano tuttora, nei nostri fiumi, lo scorrimento «pensile» delle acque all’interno degli argini.
[3] Statuti 1180-1260, XXII. Cfr A. Zoli- S. Bernicoli, Stat. Sec. XIII com. Ra., Ravenna, P.T. L. Ravegnana,1904, p.28. 
[4] Cfr. G. Uggeri, La romanizzazione dell’antico delta padano, in «Atti e memorie Deputazione Ferrarese di Storia Patria» s III, XX, 1975, pp. 37, e 167-168.
[5]Archivio Storico di Modena, Diploma 19 dicembre 962.
[6] Si noti come Filò, il trèb ferrarese e d’alta Italia, conservi ancora il significato più antico del termine Phylai.
[7] Antico toponimo nei pressi di San Biagio. Le Arre (v. nel prosieguo) sono aie di ammassamento del sale.
[8] L’integrale trascrizione, traduzione e commento della pergamena sono contenuti in A.Vandini, Filo la nostra terra, Faenza, Edit, 2004, pp. 38-41, testo cui si rimanda il lettore per l’approfondimento degli argomenti oggetto di questa trattazione, nonché per le fonti bibliografiche e documentali qui non riportate.
[9]Ibidem, pp.124-126 (nota 6). Quanto importante fosse il sale e quanto antica ed ambita fosse la sua raccolta lo si deduce da queste interessanti note storiche reperibili in rete (http://win.storiain.net/arret/num153/artic4.asp): «All'inizio del VIII secolo era importante il ruolo di Comacchio. Il più antico documento su questo commercio è un trattato di navigazione tra Liutprando e la città, datato 715, in cui il re longobardo concede ai milites clomaclenses, in cambio di tributi quasi esclusivamente in natura, il diritto di risalire con le loro imbarcazioni il Po, il Mincio, l'Oglio, l'Adda, e il Lambro. L'attività di questo commercio, al quale successivamente si aggiungeranno anche i negotiatoresdelle città lombarde, era il sale, con cui venivano scambiate derrate alimentari come olio, grano, carne di maiale, vino ecc. Il punto essenziale del trattato fu l'istituzione di un'organizzazione amministrativa lungo i fiumi: alle varie stazioni d'approdo si trovavano degli ufficiali, riparii, ai quali i milites di Comacchio versavano i tributi per la Camera Regia .
[10]Lapaccio e il morto, dal «Trecentonovelle» di Franco Sacchetti (1330-1400). E’ la novella XLVIII ambientata a Ca’ Selvatiche, integralmente riportata e commentata inA. Vandiniop.cit.,  pp. 171-174.
[11] Gli articoli degli Statuti ravennati dedicati alla Riviera, integralmente trascritti e tradotti, sono contenuti nell’Appendice di A.Vandini, Ibidem, pp. 175-182.
[12] Pubblicata una prima volta in A.Vandini, L’Antico Comune della Riviera di Filo, Ferrara, SATE, 1981, p. 30 e meglio circostanziata in A.Vandini. Filo la nostra terra, cit., p. 43, mappa anche qui riproposta.

Filo e la sua Riviera - Parte Seconda

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Compendio di storia del territorio filese e delle sue vie di comunicazione
 di Agide Vandini

[segue dalla Parte Prima]
4. Modifiche della dipendenza amministrativa: come quando e perché
Con la perdita di Argenta e del suo territorio la Riperia Padi viene a rivestire per il ravennate ancor più importanza strategica. Nella seconda metà del Trecento i Da Polenta erigono una Bastia sul Po di Primaro, allo sbocco del fossato Zaniolo, ove riscuotono i diritti di passaggio sul fiume (il rastellum, 1383).
Gli Estensi interessati a quei profitti e intenzionati ad espandersi verso sud, vogliono fare della Bastia scurtapassi il loro caposaldo difensivo, e trattano a più riprese coi Da Polenta la nostra Riperia. Tentano una permuta nel 1394 dando in cambio nientemeno che Bagnacavallo, Cotignola e 6000 scudi, ma l’accordo viene annullato da un arbitrato appena pochi anni dopo (1398).
A seguito dei rovesci dello scontro militare con Venezia (1404) i Signori di Ferrara, avuta in assegnazione Argenta a titolo definitivo (1421), si assicurano anche la Riviera e portano, nel nostro territorio, la linea di confine al Primaro (1433).
E’ questo l’atto che segna il parziale cambio di giurisdizione del territorio. La parte sinistra della Riviera entra nel Ducato Estense in forma autonoma da Argenta, ne diventa un caposaldo difensivo e militare[1], ma i centri abitati di Filo e Longastrino, distribuiti fra le due rive del fiume (si veda il Disegno veneziano del 1460), vengono scomposti in due Comunità distinte, una ravennate e l’altra di dipendenza ferrarese: una separazione che, come ben sappiamo, si trascina ancora oggi.

Archivio Storico Venezia, disegno 177; metà del sec. XV (1462)

L’appartenenza delle due sponde non muterà infatti all’estinzione della casa d’Este (1598) ed al conseguente incameramento del Ducato nello Stato Pontificio, ove ne diventa la «Provincia ferrarese» con alle proprie dipendenze la Riviera di sinistra Primaro[2]. La stessa sorte toccherà al Lughese ed alle altre quattrocentesche conquiste romagnole, territori tuttavia che Ferrara perderà con l’Unità d’Italia.
A Filo intanto, sul finire del Medioevo, si materializza un nuovo centro cittadino in posizione intermedia  fra Filvecchio e Cà Salvatiche, a poca distanza dall’Hospitale di S. Giovanni in Villa Lombardia, toponimo quest’ultimo che poco a poco scompare dai documenti, inglobato in quello di Filo. Viene edificata la cinquecentesca chiesa di Sant’Agata con a fianco l’aitante torre campanaria: è la bella chiesetta demolita nel 1929 in epoca fascista e malamente sostituita dall’odierno chiesone senza campanile.
Ilfunzionamentodella Podestaria della Riviera, articolata nelletre comunità (o Comuni) di Filo, S. Biagio e Longastrino, si deduce da un documento di fine ‘700[3]:

Comuni della Riviera di Filo. Loro Podestà nato è il Signor Governatore di Argenta, e così il Cancelliere Criminale; ma il Notaro Civile di detta Riviera si deputa privativamente dal Signor Tesoriere di Ferrara. Ha questa Riviera un’estensione di circa diciotto miglia di lunghezza, ma di poca in larghezza, perché il territorio argentano, poi le valli Camerali di Comacchio molto la restringono. Confina a Levante col Ravegnano, e colle suddette valli, a Ponente coll’Argentano, a mezzodì col Po d’Argenta, ed a Tramontana colle suddette Valli Camerali. Nello Spirituale è soggetta al Vicario di Ravenna residente in Argenta. Sono tre ville che la compongono, ma la principale si è Filo, che le ha dato il nome. Ogni una di esse si eleggono dal Loro Consiglio, unito in un solo alla presenza del signor Podestà, due Consoli, che governano e durano un anno.

4. Trasformazioni del territorio e delle sue vie di comunicazione
L’acqua rimane l’elemento dominante del paesaggio ai due lati del Primaro (Po vecchio) fino ai prosciugamenti su larga scala che hanno inizio a fine Settecento. Fino ad allora il fiume, con portata sempre minore, scorre a fianco della strada provinciale che oggi ne percorre l’argine sinistro (Via Di Sotto poi Comunale / Provinciale). Da quella parte si distendono verso nord, a perdita d’occhio, le valli salate le cui propaggini lambiscono il paese e le sue borgate.
Alla destra del Po, nella parte tuttora ravennate, gli scenari mutano nel tempo.
A cavallo del Millennio, all’epoca di Bergunzo e dei suoi coloni, la portata del fiume è più o meno quella dell’odierno Po Grande, portata che subisce una prima drastica riduzione con la rotta di Ficarolo (1152), quando il corso maggiore delle acque si sposta verso nord. Il Primaro non ha arginature alla sua destra, sicché in quella direzione le acque tracimano ad ogni piena, favorendo via via nei terreni allagati la progressiva «bonifica per colmata». Ai due lati dell’alveo ristretto scorrono le due «alzaie», ossia le strade d’alaggio utilizzate dagli animali da tiro per il traino dei natanti. L’alzaia di sinistra, di cui restano alcuni brevi tratti, verrà chiamata più tardi la Via Di Sopra, quella di destra la «Via di Ravenna» e poi «Via Bassa».
Il ridursi della portata ed il rialzo dei terreni adiacenti provoca l’allontanamento delle Valli Ravegnane di destra Po, ove i torrenti appenninici sfogano le loro acque, riducendone poco a poco il bacino. Vengono messi a coltura i campi che ne scaturiscono e si creano allora condizioni di abitabilità anche nella riva destra del Primaro di fronte al paese. Il processo pare divenire irreversibile allorché viene decisa l’immissione nel Po del Santerno (1460), del Senio (1537) e del Lamone (1504), rispettivamente alla Bastia, a valle di Longastrino e di fronte a Sant’Alberto. [v. Cartografia: Tavole 05 e 07 -08]
Le paludi di destra Po, si veda il disegno veneziano (1460), in parte si prosciugano, ma, vuoi per l’accresciuto interrimento del fiume, vuoi forse per ottenere nuove colmate, i fiumi appenninici ad inizio ‘600 sono nuovamente distolti dal Primaro e fatti spagliare nelle campagne, dove rialimentano le Valli d’acqua dolce.
La situazione, però, dura poco. Vista l’impossibilità di tornare ad una accettabile navigabilità del fiume, si pensa a nuove soluzioni col taglio Caetano a nord di Sant’Alberto (1606) [v. Cartografia Fig.09] e la reintroduzione in Po del Senio e del Santerno (1625-1626), quest’ultimo tramite una «Voltana» che lo conduce da San Bernardino al Passetto [v. Cartografia Tavole 05-06].
In quello stesso periodo fra Cà Selvatiche e Sabbionara sorgono le Grandi Chiaviche Paoline ove si vorrebbero convogliare le acque del Po nelle Valli del Mezzano, ma l’intento fallisce: alla prima piena, l’apertura delle paratie provoca disastri immani.
A Filvecchio, nella seconda metà del Cinquecento, il Marchese Bentivoglio utilizza la vecchia chiavica sul Canale dei Ravennati per un grande progetto di utilizzo dell’acqua del Po ai fini industriali ed agricoli.

Mappa Vaticana (1580)


Sorge il Molino che dà linfa e un nuovo nome alla borgata e che accende interminabili liti coi comacchiesi. Essi non tollerano acque torbide nelle valli, temono per sale ed anguille già in pericolo per il progressivo deteriorarsi  dell’Argine del Mantello, vedi Mappa Vaticana (1580), l’istmo che da qualche tempo unisce Filvecchio con Paviero, a protezione (come un mantelloappunto) delle valli salate di Comacchio da quelle meno saline del Campo del Mezzano.
L’acqua derivata dal Po, dopo aver fatto girare le macine del Molino, prima di immettersi in valle del Mezzano nei pressi della Pioppa, alimenta una delle prime risaie del territorio (la coltura del riso inizia in Italia a metà Quattrocento). Un grande edificio ospita, alla Möta, il pillatore da’ Risi (pileria, essiccatoio e magazzino): è la Risara che dà il nome alla valle circostante.
Alla parte destra, invece, verso Ravenna, il fiume continua a sfogare per apposite «bocche» le acque di piena nelle Valli Ravegnane, prima di «San Bernardino», poi, una volta contenute dalla deviazione del Santerno, «di Filo e Longastrino».

La carta Napoleonica 1812-1814

Le premesse per il prosciugamento e la progressiva bonificazione del territorio vengono poste dalla messa in opera di rettificazioni fluviali che l’innalzamento dell’alveo ha reso indispensabili, soprattutto dopo l’immissione delle acque del Reno nel Po di Primaro a Traghetto (Cavo Benedettino, sec. XVIII).
Sono tre i drizzagni fra Argenta e Sant’Alberto; la diversione più ampia, quella che ci riguarda e che va dalla Bastia al Passetto (osservabile nella carta napoleonica 1812-1814), si completa nel 1782 e reca con sé il definitivo spostamento, di fronte a Filo, della foce del Santerno. Nei pressi di quest’ultima prende corpo il villaggio di Chiavica di Legno[4], mentre, a partire dal primo ‘800, grazie a nuove opere idrauliche, la palude fra il Po vecchio[5]e il Po nuovo viene prosciugata, popolata e coltivata. Calano in quegli anni, dal ravennate e dalla Romagna estense, coloni e braccianti che vengono ad incrementare, e non di poco, la popolazione di Filo.

5. La questione dei territori fra Po Vecchio e Po Nuovo (poi Reno).
I mutamenti apportati al territorio forniscono il pretesto per rimettere in discussione il confine ravennate-ferrarese all’indomani dell’Unità d’Italia (1861). Negli anni della II° Guerra d’Indipendenza (1859) il Governatore delle Romagne, Luigi Farini, aveva disposto la fusione di alcuni comuni minori in quelli maggiori. Il Comune di Filo, divenuto semplice appodiato nel 1831, ne fa le spese. I rivaroli non ne vogliono sapere di fondersi in Argenta, ma ottengono soltanto di mantenere rendite e passività separate dal capoluogo designato[6]. Gli altri Comuni della Romagnola estense, ferraresi anch’essi da circa quattro secoli, non toccati dal provvedimento, col formarsi delle province del Regno chiedono ed ottengono di tornare in Provincia di Ravenna e di riportare la linea di confine al Primaro.
In un primo tempo pare che il nuovo confine debba intendersi lungo la linea del fiume nuovo e che questo comporti, per la Provincia di Ferrara e il Comune di Argenta, l’acquisizione dei territori di Filo e Longastrino fra il Po vecchio e il Po nuovo. Sono terre trasferite da poco (1815) dal Comune di Ravenna a quello nascente delle Alfonsine. Molte autorità sembrano orientate in tal senso, ma la questione in quei primi anni di Unità, quando ancora la capitale è a Torino, non appare né chiara, né definitiva.
Ne nasce (1862) un’accesa disputa: mesi di liti e contestazioni fra romagnoli e ferraresi, una serie di pronunciamenti contraddittori; i proprietari delle terre interessate si rifiutano di pagare le tasse agli argentani, finché, dietro la pressione di potenti deputati ravennati (Rasponi) si decide il mantenimento dello status quo, lasciando il confine che ci riguarda al Po vecchio (1863). Argenta e il suo sindaco Giuseppe Vandini restano con un pugno di mosche in mano, vanno su tutte le furie, il consiglio comunale viene addirittura sciolto e la questione viene di fatto ibernata, rimandata alle «calende greche».
Non se ne parla neppure in occasione degli aggiustamenti territoriali d’epoca Fascista, perché, così riporta Vespignani, Alfonsine evita rivendicazioni, allargamenti e razionalizzazioni per il suo comune sbilenco, nel timore di «revanche» argentane. Lì perciò, in ghiacciaia, la questione ancora giace e, date le implicazioni non solo burocratiche, lì è assai probabile che rimanga per sempre.

L’Unità d’Italia e la fusione con Argenta creano però le condizioni per metter mano alla bonifica del territorio paludoso alla sinistra del fiume, liberandolo dagli acquitrini fino alla linea dell’Argine Circondario Pioppa. Si prosciugano le Valli Brancole e la Valle Risara ed il radicale mutamento ambientale in gran parte si compie: dal Po Nuovo alle Valli di Comacchio, le paludi non ci sono più.
 Un territorio da sempre dominato dalle acque e che per tanti secoli ha tratto linfa vitale dal Grande Fiume, si ritrova ormai convertito, ai due lati del vecchio alveo abbandonato, ad una economia prevalentemente agricola, col destino tutto legato alla terra, un destino che si completerà con gli ulteriori e successivi incrementi della superficie bonificata.
Il totale prosciugamento delle acque salate della valle del Mezzano, che ci consegna il territorio così com’è oggi, avviene con le bonifiche degli anni ’30 e ’60 del Novecento.         
                    
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Appendice alla Parte Seconda


Dalla prima delle due Tavole a fianco (05) si può facilmente desumere il vecchio corso del Santerno che, in epoca Estense, ne condusse la foce alla Bastia (1460). Fino ad allora le sue acque, così come quelle del Senio e del Lamone, si immettevano nelle Valli Ravegnane d’acqua dolce, vestigia dell’antica Padusa, dette anche «Valli di San Bernardino» e, più tardi, in estensione più ridotta, «Valli di Filo e Longastrino».
 Alle Tavole 07 e 08 si possono osservare le prime foci in Po del Senio e del Lamone in epoca Estense, la prima al Passetto (1537) e la seconda a S.Alberto (1504).
Le immissioni in Po di Primaro dei tre torrenti appenninici, nonché quella del Reno sopra Ferrara (1523-26), furono considerate causa del rapido interrimento del fiume e dei disastri che ne derivarono.
Ciò consigliò, ad inizio ‘600, il ritorno alla situazione preesistente e lo studio di nuove soluzioni idrauliche che prevedessero nuovi punti di sbocco agli stessi torrenti.
Così nel 1626 il Santerno, con  una lunga diversione da Giovecca al Passetto, fu portato a sboccare in prossimità della prima foce del Senio. L’anno dopo quest’ultimo fu portato ad una nuova foce di fronte ad Humana (Anita), mentre il Lamone fu condotto una prima volta direttamente al mare, nell’alveo poi utilizzato, nel XX secolo, per il canale di destra-Reno.


Tavola 05 - Orma della 1° Foce del Santerno in Po Vecchio alla Bastia (1460) e della sua deviazione verso la 2° foce al Passetto (1626) (tratto Giovecca - Voltana). Sopra quest’ultima si osserva l’attuale corso del fiume Santerno verso la sua 3° foce in Po Nuovo (Reno) alla Chiavica di Legno di Filo (1782) (tratto Passogatto - Villa Pianta)


Tavola 06 - Orma del corso del Santerno verso la sua 2° foce al Passetto (1626) (tratto Voltana – Passetto). Sopra quest’ultima l’attuale corso verso la 3° foce in Po Nuovo (Reno) alla Chiavica di Legno di Filo (1782) (tratto Villa Pianta- Chiavica di Legno)





Tavola 07 – Orme delle Foci del Senio (1537 e 1625)
Tavola 08 - Orma Foce del Lamone a Sant’Alberto (1504)




In quel primo ‘600 si era anche ormai compreso quanto fosse divenuto necessario il raddrizzamento del corso del Po di Primaro nei tratti più tortuosi onde migliorarne la scorrevolezza e diminuirne la pericolosità.
La prima delle grandi opere a venire realizzata, fu il Taglio Caetano sopra Sant’Alberto, eseguito nel 1606. Il nuovo corso, di fatto, ricollocò il paese rivierasco da nord a sud del fiume e l’abitato ne uscì unito, compatto e totalmente nell’orbita ravennate.
La Tavola 09 permette di osservare la tortuosità del vecchio corso del fiume in corrispondenza di S.Alberto, e la striscia di terra, fra Po Vecchio e Po Nuovo che, fino ad inizio ‘600, fu parte della Riviera di Filo.


Tavola 09 - Il Taglio Caetano a Sant’Alberto (1606)







Un secolo e mezzo dopo, nella seconda metà del Settecento, decisa l’immissione del Reno nel Po di Primaro a Traghetto, furono realizzati altri tre drizzagni nel tratto di fiume fra Argenta e l’attuale Anita (Tavole 10-11-12).
In pratica, il letto del Po di Primaro (Po Vecchio) da Argenta a Mandriole, fra inizio ‘600 e fine ‘700, con esclusione dei due tratti Confina di San Biagio / Bastia e Passetto / Madonna Boschi, fu completamente raddrizzato e rifatto in zone non interrite (Po Nuovo).

Rappresentazione grafica dei tre drizzagni (F.L. Bertoldi, 1785)

Tavola 10 Drizzagno di Argenta (1774)
Tavola 11
Drizzagno di Longastrino (1782)
(dalla Bastia al Passetto)

Tavola 12
Drizzagno di Humana (poi Anita)(1780)

Come sappiamo le soluzioni idrauliche di Età Moderna e le rettificazioni apportate al corso del Po, hanno finito per determinare un cambio di denominazione geografica per le nostre acque fluviali. Per tutto il XVIII e XIX sec. si distinsero vecchio e nuovo corso con le denominazioni «Po Vecchio» e «Po Nuovo»; nella cartografia del XX sec. cominciò poi ad affermarsi la nuova denominazione di Reno, spesso affiancata a quella, storica, di Po di Primaro, come ancora riscontriamo nella qui riportata Cartografia Geologica.
Il grande fiume, tuttavia, nei nostri cuori e nei nostri detti è ancora, e forse sarà sempre, «Po», nome radicato nelle menti e tramandato dagli avi, nome amico, compagno e allo stesso tempo nemico, nome che tuttora resiste e vive nella nostra parlata, al punto che «Reno», in dialetto non è mai stato accolto o tradotto, anzi. Personalmente, ma la cosa credo di condividerla largamente coi miei paesani: pur con tutto il rispetto per le carte, le acque e la geografia, al solo tentativo di chiamarlo Rèñ, mi si inceppano lingua e budella, o, per dirla alla maniera del buon Olindo Guerrini (Preludi ai Sonetti): l’è pröpi òna ad cal parôl ch’agli um liga i dent… (a.v.)

                                                                                                        (2 – fine)



[1] Si veda in proposito la quattrocentesca carta Minorita (A.Vandini, op. cit., p. 57). La Bastia verrà ad avere importanza vitale nelle guerre e conflitti del Ducato Estense di fine ‘400 ed inizio ‘500.
[2] Le comunità della Riviera chiesero all’epoca ed ottennero dalle nuove Autorità una serie di importanti Privilegi ed Esenzioni fra cui alcune parificazioni tariffarie con la sponda ravennate (A.Vandini, op. cit., pp. 183-189).
[3]«Notizie del Contado Argentano», 1784. La Villa di Sant’Alberto non fa più parte del Comune della Riviera. Dopo la realizzazione del Taglio Caetano (1606), drizzagno sul Po a nord del paese (5,5 Km dall’attuale traghetto fino all’altezza di Mandriole) [v. Cartografia: Tavola 09], è venuta a trovarsi totalmente a sud del fiume e quindi nel «Ravegnano».
[4] Il nome risale al Passo fluviale omonimo che per molti anni collegò il luogo alla sponda opposta, alla chiavica (di legno) sul Bonacquisto, canale che a quel tempo sboccava sul fiume nuovo, a lato della foce del Santerno.
[5] Il vecchio alveo ristretto di Po vecchio fungerà, per pochi decenni, da canale di alimentazione dei Molini di Filo.
[6] La soluzione viene adottata con Regio Decreto del 22-11-1866, poi abrogata da Umberto I con Decreto 6-11-1888, mettendo fine ad ogni residua autonomia del territorio dell’antica Riviera (Ibidem, pp. 195-196).

Il «Quaderno» dell’Irôla n.14

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Filo e la sua Riviera


Ho provveduto a caricare nel mio Google Drive il Quaderno dell’Irôla n.14. Contiene il compendio storico del territorio che in queste settimane ho pubblicato sul blog scomposto in due parti. Il link per l’accesso al file (di 13 pagine, scaricabili gratuitamente), è il seguente:


L’elenco completo dei «Quaderni» sin qui usciti è consultabile nell’Indice apposito (già aggiornato) che si trova sulla destra della videata nello spazio dedicato alle “Pagine Importanti” del blog.
Circa la modalità di raccolta dei Quaderni, rinnovo i suggerimenti che seguono:


1.      Una volta scelto il Quaderno [dall’Indice o dal presente avviso], cliccare sul link di accesso
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La foto qui a lato indica come io raccolgo i «Quaderni». Chiunque può farlo allo stesso modo dotandosi di un comune raccoglitore e perforatore. Si viene a comporre un «Libro» a tutti gli effetti, comodo, pratico da consultare e da leggere.
Chi è interessato ai Quaderni, e non frequenta il web, o non è attrezzato per ottenere stampe adeguate, può sempre rivolgersi all’Edicola Bellettini di Filo, in grado di produrre senza alcuna difficoltà le stampe richieste.






a.v.

La famiglia della ‘Medéa

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Una foto una storia (6)
di Agide Vandini


Filo, 1917. Da sinistra in basso: Irma Tagliati (1915, in piedi sulla seggiola), Amedea Righini (1894-1984) che regge sulle ginocchia Santina Tagliati (31-10-1916) e Lilia Tagliati (1913, con la bambola). In alto, da sinistra, verosimilmente i nonni materni delle tre bambine Antonio Righini (1853-1935) e Flaminia Roverati (1859-?).


Tagliati  Pietro di  Giovanni  e  di  Elisa  Vecchiattini, nato  a Portoverrara  il  03.06.1894, soldato, morto in prigionia in Austria (31.7.1918, 14° Rgt Bersaglieri).
Quante cose può raccontarci la foto a fianco fornita da mia cugina Rita Toschi. Sul verso si leggono le annotazioni di quanto le riferì sua madre, ovvero zia Lilia: «Nonna Amedea Righini - Mamma Lilia Tagliati con bambola - 1917».
Noi, la generazione dei nati nell’ultimo dopoguerra, la ‘Medéa la ricordiamo ovviamente molto più anziana, nella casa-negozio dal tetto a quattro acque, ai piedi della rata che scendeva davanti all’attuale piazzetta «Giulio Bellini» e che conduceva, a passo sempre più svelto, alla butéga ad S-ciflĕñ, ovvero al luogo preferito da noi bambini.
Prima di ricordare quella favolosa bottega, però, va fatto un passo indietro per conoscere la storia composita della famiglia della ‘Medéa, una storia certamente non comune a quei tempi e che ho potuto ricostruire, con un po’ di pazienza, attraverso i preziosi registri parrocchiali.
Amedea Righini, nasce a Filo il 28.10.1894 da Antonio (di Andrea e Coatti Francesca) e da Flaminia Roverati (di Girolamo e Carmela Galli) entrambi filesi[1]. Non ha neppure vent’anni quando il 23.5.1913 nasce la sua prima figlia, ossia zia Lilia (futura moglie di zio Pipèñ - Giuseppe Toschi - e madre di Renza e Rita).
Dal marito Pietro Tagliati, con cui si è unita civilmente, nascono poi anche Irma il 23.3.1915 (futura moglie di Renato Tarozzi, madre di Giovannino - il ben noto Johnny - e Giovanna), nonché Santina che vede la luce il 31.10.1916 (futura moglie di Ennio Veduti detto Magnaccia, madre di Carlo e Anna, una famiglia emigrata a Milano negli anni ‘60).
Pietro e Amedea dopo il battesimo della terza figlia si sposano anche in chiesa, a Filo, il 14-3-1917, in piena guerra ’15-’18. Pietro, bersagliere, viene però chiamato al fronte. Lì, catturato dagli austriaci, muore in prigionia negli ultimi mesi del conflitto (luglio 1918).
Lilia, Irma e Santina hanno anche un fratellastro. Il padre, Pietro Tagliati ha avuto infatti ancor prima di loro un altro figlio naturale ad Argenta cui non ha dato il cognome: è Renzo Bonaveri (che vediamo a fianco), uomo che tutti ricordiamo abile e solerte operatore in cabina di proiezione al cinema Tebaldi di Filo.
Renzo Bonaveri



Con tre figlie piccole e col marito in guerra, Amedea, bracciante, si dà da fare come può. Si presta anche a lavori di fatica solitamente riservati agli uomini, per mettere in tavola qualcosa davanti alle tre bocche da sfamare. Nelle due foto che seguono, scattate con ogni probabilità proprio negli anni a cavallo del Primo Conflitto mondiale, la vediamo «alla carriola» nei pressi della sopraelevazione ferroviaria, alle prese con pesanti lavori di sterro e trasporto manuale, assieme ad altre donne come lei, energiche, instancabili e coraggiose.

Nella foto sopra (E. Checcoli, Filo della Memoria, p. 45) la ‘Medéa è in primo piano, dietro la carriola, appoggiata al manico del paletto; in quella a fianco, con lo stesso abbigliamento, è sulla passerella, vicino al palo di sostegno.



Divenuta, ahimè, vedova di guerra, ‘Medéa, a cavallo dei trent’anni, fa una scelta di vita e si accompagna al filese Alberto Bolelli (1883-1963) in paese conosciuto come S-ciflèñ. Questi commercia un po’ di tutto ed è anche un piccolo possidente, poiché ha la casa di suo, proprio nel bel mezzo del paese.
Medéa e S-ciflẽñ a Bologna

Primi Anni ’40, da sinistra: Ester Felletti (figlia dei vicini), Loretta Bolelli e il cugino Giovannino Tarozzi. Sullo sfondo i capanni dietro casa.
La ‘Médeaè ora in grado di crescere dignitosamente le tre figlie e altre ne arrivano dal buon S-ciflèñ. Nascono prima Ermisde (1927), che muore nel ‘31 a poco più di quattro anni, e poi Loretta Bolelli (1933).


Nell’anteguerra le tre sorelle Tagliati si sposano e mettono su famiglia con altrettanti baldi giovanotti filesi, Lilia con zio Pipèñ ad Capitëni(10.6.1934), Irma con Renato ad Taròz(9.3.1935) e Santina con Magnaccia Veduti (28.7.1940).
‘Medéa e S-ciflèñ vivono con la piccola Loretta nella casa a fianco della Cà Longa, ossia nella più alta che vediamo al centro della ben nota foto a fianco, scattata dagli Alleati il giorno della Liberazione di Filo.
Proprio in quella casa, demolita negli anni ‘70, ai piedi della rampa adiacente la strada principale del paese, abbiamo conosciuto, noi bimbi dell’immediato dopoguerra la favolosa Butéga ad S-ciflèñ.
Lì, una volta entrati al dolce dindon azionato dalla porta a vetri, i bambini della mia età  potevano vedere ed ammirare ogni ben di Dio, spendere le magre mancette dei genitori e finanche il modesto ricavato dei ferrivecchi ottenuto dallo strazér(straccivendolo). Non c’era che da scegliere: miclézia (liquirizia in stecche), lègn dólz (tranci di liquirizia in natura), mistöca e mistuchina (schiacciate di farina castagna), luéñ (lupini), brustlìñ (semi di zucca), ziž (arachidi), zižĕñ (ceci), cuciarùl(castagne secche), patóna (dolci in quadretti spugnosi), cìc (gomme da masticare), caramelle e ogni altra leccornia di allora; e poi: figurine dei calciatori in cartoncino ante Panini (che ci giocavamo a marëla oppure a zacàgn), palline di terracotta (che ci giocavamo a maclĕt), palline di vetro (prignǒñ) con cui giocare a cichê o alle trè buši; e ancora: girandole, scherzi di carnevale, mascherine, coriandoli, stelle filanti, i primi giochi in plastica come i dischi volanti a molla, gli hula-hop ecc.
Insomma, ogni sorta di golosità, o giochino da pochi soldi per bambini, aveva il suo posto in quella specie di bottega magica, sopra un fitto banco a più ripiani dietro al quale comparivano come folletti, a volte il piccolo S-ciflĕñ col cappello sulla nuca, a volte invece la cerimoniosa Medéa, fino a quando, ormai piuttosto anziani, i due decisero di lasciare l’attività alla figlia Irma e di trasferirsi a Bologna con la figlia Loretta.
Riposano entrambi, per loro espresso desiderio, nel cimitero di Filo.
Una complessa storia familiare; volti, luoghi, vicende cui ripensare con struggente nostalgia; frammenti di vita filese che andavano qui ricordati e raccontati.




[1]Antonio e Flaminia, sposatisi a Filo nel 1878 ebbero fra il 1879 ed il 1900 almeno otto figli, alcuni dei quali morti infanti. Fra le sorelle di Amedea anche  Benilde Righini (1897-1919), madre di Elda Vandini e nonna di Giorgio e Roberto Minguzzi (de’ Mèstar). I due anziani  ritratti nella foto del 1917, sono dunque anche i loro bisnonni.

Feste e tempi lontani

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Com’eravamo: divertimenti e Feste dell’Unità negli Anni ‘50
di Agide Vandini

Ogni tanto il pensiero va al mio paese ai tempi dell’infanzia, ai primi anni del dopoguerra, alla gente sempre affaccendata che passava davanti a casa mia, lungo l’Oca-Pisana ghiaiata ed a tratti di colore rossastro per le pietre sbriciolate con cui erano state chiuse un paio di grandi buche provocate dalle bombe. Passavano in bici, a piedi, sul carretto trainato dalla cavalla o dal somarello, cantando e fischiettando, diretti alle tante bottegucce disseminate lungo la strada alta, fra le poche pietre rimaste su nel Borgo Maggiore.
A quell’epoca i divertimenti erano ben pochi, ma tutta la comunità cercava in qualche modo di vivacizzare quella vita di sacrifici coi pochi mezzi a disposizione. Considerato, poi, che spostarsi altrove era assai scomodo e costoso, quel poco che ci si poteva permettere veniva regolarmente offerto in paese.
Il cinema, al Teatro Tebaldi, vi si dava quattro volte la settimana (martedì, giovedì, sabato e domenica) e, in quel luogo di ritrovo, di tanto in tanto, vi si organizzava qualcosa di diverso: rivista, commedia, ricorrenti ed allegre feste da ballo, in particolare in occasione delle festività.
Un paio di volte l’anno, nel prato chiamato «Campicello» capitava qualche circo di piccole o medie dimensioni, mentre, in occasione della Festa patronale di Sant’Agata, in ogni casa si ospitavano amici e parenti dei villaggi limitrofi, si onorava la tavola come non mai e le strade pullulavano di gente col vestito della festa, nonché di bancarelle, baracconi da luna park, piccoli giochi d’azzardo ecc.
Tempi che, vedendo il paese nelle condizioni di oggi, appaiono lontani qualche era geologica.
In quell’epoca di ritorno alla Libertà, di Pace finalmente raggiunta dopo le terribili distruzioni e i tanti lutti provocati al nostro territorio dal Conflitto Mondiale, gli animi guardavano al Domani con grandi attese e speranze. Fu proprio in quei primi anni di Repubblica che si ebbe il grande boom delle nascite, sorsero Cooperative e Collettivi Agricoli, si cercò con un grande spirito di solidarietà di distribuire equamente il lavoro e di portare ad un decoroso livello di vita le tante famiglie povere e bisognose. Si organizzarono con pochi soldi colonie estive al mare ed in montagna per noi bambini. Nei campi, nelle risaie e nei cantieri si lottò strenuamente per avere contratti migliori, forti della grande unità fra lavoratori. Furono anni duri, combattivi, fruttuosi che beneficiarono di un’unità politica e sindacale destinata a durare, ahimè, assai poco.
Chi scrive, che a cavallo del ’50 andava di porta in porta ad augurare il «Buon Anno!», ricorda ancora i tanti bassorilievi in gesso raffiguranti i visi appaiati di Nenni e Togliatti, esposti con orgoglio nelle case degli operai. E’ a quel tempo che i partiti della sinistra cominciarono ad organizzare feste in ogni cellula, sezione o paese, unico modo immaginabile per finanziare i loro giornali, ossia «L’Unità» e l’«Avanti!».
Le foto che espongo qui risalgono a quel tempo fecondo, quando nella stagione estiva si succedevano in paese due Feste dell’Unità (una a cura della Sezione « Babini» di Filo d’Argenta, nel Campicello; un’altra a cura della Sezione «Bezzi» di Filo d’Alfonsine, nelle adiacenze della Casa del Popolo Ravennate), feste poi unificate, ed anche una Festa dell’«Avanti!» (di quest’ultima ne rammento nitidamente una, al Campicello, col Palo della Cuccagna piantato al centro).
Ricordare oggi quei lontani anni ’50, ripensare ai sogni che traspaiono da quei visi pieni di speranza, rivedere quelle persone così attive e fiduciose nel futuro, può dare qualche brivido ed anche un po’ di pelle d’oca, soprattutto se si pensa alle tante disillusioni degli anni successivi, ed ancor più allo sgretolamento, ai personalismi ed alla mortificante rissosità politica di questi giorni. Riviviamo però per qualche attimo quei bei tempi andati:


Filo, Festa dell’Unità, 1950 circa (Dall’album di Ester Felletti). Gino Felletti (e’ Göb) (sopra a sinistra), Paolo Coatti (Ciarĕñ) e Giovanni Marconi (Miarôl) cuociono l’anguilla sulla graticola. A fianco e’ Göb e Miarôl sono a posizioni invertite.





Queste tre vecchie foto provengono invece dalla Mostra Fotografica allestita durante la Festa del 1997 dal titolo «Il Lavoro, la Campagna, il Paese» di cui fui coordinatore.
Nella foto in alto a sinistra, dei primi anni ’50, lo stand della Coop Terra e Lavoro nel «Campicello» ove ora sta il Monumento ai Caduti. Sullo sfondo la casa del Parroco.
La foto in alto a destra, sempre di quegli anni,  ritrae la festa di Filo d’Alfonsine, allestita nelle adiacenze della Casa del Popolo. Il ragazzo in primo piano dovrebbe essere «La Föca» (Luciano Baccarini).
La foto qui a destra con le scritte propagandistiche, è stata scattata anch’essa, sempre in quel periodo, a Filo d’Alfonsine. Sullo sfondo la Casa del Popolo Ravennate.









Le due foto a fianco, invece, dovrebbero collocarsi intorno al ’54. Nella prima, a sinistra, scattata nell’attuale «Piazza Agida Cavalli», si nota il Monumento ai Caduti (inaugurato nel 1955) ancora in costruzione. Sullo sfondo, al lato sinistro, il cartellone con le figure appaiate di Lenin e Stalin (quest’ultimo rimosso dalle icone di partito nel ’56). Fra le persone sedute par di riconoscere Fìšul (Ernesto Tarroni) (in camicia bianca in basso a sinistra) e, appena al di sopra della signora con vestito a fiori ed occhiali da sole, Leoni Werter detto Pëcia col figlio Giuliano sulle ginocchia.
Nell’ultima foto, i filesi assistono, forse nel Borgo Ravegnano, al comizio di Arrigo Boldrini (Bulow) di cui, ai bordi, si intravedono profilo, microfono ed appunti. Qui par di riconoscere: Landi Raul (il ragazzo in camicia chiara sulla sinistra in basso), Gnaro (Guerriero Mancini, con cappello e occhiali), sotto di lui, con la sigaretta in bocca Stellino (Fernando Stella) con la figlia Maria. Dietro Stellino, in camiciola bianca Scricciolo (Carlo Squarzoni) e più indietro Silvio Balella. Quasi sul margine destro, fra i due uomini col cappello, si affaccia Barös-c (Secondo Mondini).

Cliccare sulle immagini per vederle ingrandite

Un bell’articolo sul Carlino e…

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Tanti Auguri!
di Agide Vandini

Quale autore de "I briganti della palude" e nel contesto del clima che tutti stiamo vivendo di caccia ad Igor il Russo, ovvero Norbert, o chissà-mai-come-si-chiama, ieri sono stato contattato da un giornalista del Carlino, il bravo Stefano Lolli, a proposito delle tante analogie fra l'imprendibile "Igor" di questi giorni ed i briganti che nel passato scorazzavano nel nostro territorio.
Ne è uscito un simpatico e ben ispirato articolo per l’edizione ferrarese, leggibile anche sul sito internet del giornale a questo link:  http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/igor-briganti-1.3039237
Voglio qui sentitamente ringraziare il giornalista per il pezzo di ottima fattura, dove ha affrontato in pregevole stile un tema che non è certo facile trattare. L’articolo ha riscosso molte lodi nell’ambito delle mie personali amicizie, ed in particolare nell’unico social che frequento, ossia nel forumrossoblu di cui mi onoro di far parte praticamente da sempre e dove ho pensato, stamattina, di aprire un apposito thread (link: http://www.forumrossoblu.org/forum/index.php?showtopic=259077).
Da uno dei forumisti ho appreso che l’articolo è presente anche nell’edizione di Bologna a pagina 5.
Penso di far cosa gradita agli amici di questo blog riportando qui la pubblicazione su carta, ricordando che la si può portare a grandezza video con un semplice clic sull’immagine.
Ne approfitto per estendere a tutti gli amici e lettori i miei più cordiali auguri per una

Buona e Serena Pasqua 2017




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