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Vecchie storie di calcio a Filo (1)…

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Foto, aneddoti e notizie storiche del calcio filese che abbiamo amato
di Agide Vandini

Capitolo I° – I tempi dell’US Filese (dai primordi al 1950 circa) 

In piedi e da sinistra: Giuanòñ Geminiani, Max Barabani, Ghéo Vandini, forse Pipòñ Fabbri, Murgagna Vandini. Gli accosciati sono Ovidio Saiani e, forse, Ezio Natali (Martìñ). Seduti, da sinistra: Raflòñ Vandini, Catóna Siroli (asso dell’epoca) e Pipĕñ Toschi.
La foto è dei primi anni ’30. E’ scattata alla «Pradina», il primo vero campo da calcio filese, un prato ai margini della S-ciapèta, dove i pionieri paesani del fótbal, con tanto di scarpe bullonate e pantaloni corti, hanno allestito porte e terreno di gioco.
Sono i primi ragazzi appassionati ae’ žug de’ palòñ, uno sport ove necessita un oggetto in cuoio tanto prezioso e costoso che negli anni ‘20, così raccontava mio padre, non possedeva praticamente nessuno. Si giocava con quel che si rimediava in casa: una palla di stracci che rotolava a fatica nel fango e nella polvere, in battaglie furiose che si tenevano lì alla Pradina, oppure al Campicello nei pressi delle scuole. Pippi Geminiani, che coi suoi amarcord mi ha dato una buona mano in questa paziente stesura, chiese un giorno al papà Giuanòñ d’Pisini (classe 1915, foto a fianco), come si comportava un terzino come lui in quel periodo. Gli disse che era già una prodezza dare un calcio lungo e più in avanti possibile…
Mio padre Ghéo (classe 1912), uno di quei pionieri, era stato iniziato al fótbal, ancora ragazzino, dallo zio Tonino Cavalli, sarto in Bologna. Lo accompagnava allo stadio ogni volta che veniva in città con la madre Agida, in frequenti visite ai propri fratelli (Amilcare, Eufemia e Tonino) tutti nati a Filo, ma colà stabiliti.
Fu un’attrazione, quella per il calcio, che mio padre si portò dietro per tutta la vita. Prese anche ad amare il Bologna del mago Felsner, quello di Schiavio, di Della Valle e di Muzzioli (detto Teresina), uno squadrone che, proprio in quegli anni, si faceva largo nel campionato italiano e vinceva i suoi primi scudetti (1924-25 e 1927-28[1]). Tutti e tre i figli dell’Agida vennero conquistati dagli atleti in mutande: Ghéo e Raflòñ diventarono fervidi sostenitori rossoblù; il più giovane, Sereno, detto Murgagna, che per un po’ si diede con passione al ciclismo, fu invece più attratto dai colori interisti, squadra del grande e impareggiabile Meazza. Una volta ritornati in paese, fra la curiosità dei coetanei e dei primi appassionati, i tre fratelli Vandini raccontarono sempre le mirabilie del grande fótbaled ogni più bella impresa dei loro beniamini.
Interista e grande appassionato filese di calcio fin dagli anni ‘20 fu anche Ezio (Martìñ) Natali, fratello di Céncio, personaggio già noto a questo blog, morto di peritonite nel 1936 all’età di 28 anni[2]. A fine anni ’20 Martìñ sacrificò talvolta anche il pasto per poter andare con l’amico Ghéo,e con altri giovanotti filesi, in bici fino a Bologna dove si esibivano i più celebrati campioni[3]. Ghéo peraltro aveva già visto, quindicenne, assieme allo zio Tonino, il grande e leggendario Zamora nei suoi anni migliori[4]. Era avvenuto a Bologna nel 1927, nel giorno dell’inaugurazione del Littoriale, poi Comunale, oggi Stadio Dall’Ara[5]. Lui, affascinato da Anzlèin Schiavio e dal suo istinto di centravanti, era rimasto ammirato da quel portiere praticamente imperforabile, ancor oggi considerato il più grande di ogni tempo. Abbandonò però assai presto le mal riposte velleità di zéntratàc di campagna, allorché – questo me lo raccontò mia madre – ebbe a rimediare, in una partita fin troppo accesa e combattuta, un pauroso calcio in zucca.
In quegli anni Trenta, grazie alle due vittorie azzurre nella coppa del mondo ed alle prime radiocronache di Nicolò Carosio, sulla scia di una passione allargatasi a macchia d’olio, si giunse alla creazione di una vera e propria società sportiva paesana in grado di portare Filo nei campionati dilettanti della Romagna.
Ovviamente mio padre, uno che da tempo sapeva cos’era l’off-side, il corner, il “metodo” e che s’intendeva di half e centr’half (i centrocampisti di allora) fu uno dei dirigenti fondatori della U.S. Filese, ed a lui si associarono altri inseparabili compagni della storica foto alla «Pradina».


US Filese. Campo dell’Oca-Pisana. Fine anni ’30.I due dirigenti sono Giuanòñ Cobianchi e Ghéo Vandini; i primi due giocatori in piedi da sinistra sono Ludovico Barabani ed Eugenio (Šlancio) Ghiselli. Il primo degli accosciati ( da sinistra è Sereno (Murgagna) Vandini, il terzo è Max Barabani, poi Catóna Siroli, Tullio d Rös e Ovidio Saiani. Seduto e in divisa da portiere è forse Lépro Ricci Lucchi.
Il miglior calciatore filese di quei tempi si dice fosse Catóna Siroli che poi finì per giocare nell’Argentana. Alcuni di noi lo ricordano, già anziano, giochicchiare al campo nel dopoguerra: entrava per un paio di tiri in porta nel pre-partita, si piazzava con sicurezza nel semicerchio a bordo area e con studiate finte, sferrava micidiali tiri di sinistro all’ungherese che i malcapitati portieri raramente intercettavano. Pippi se lo ricorda così: « Il mitico Catóna lo vidi indossare la maglia del Filo in una partita, ma era già avanti con gli anni; giocava ala sinistra ed era apprezzato per il suo mancino: fintava di mettere la palla in mezzo e, poi, di punta, mentre il portiere pensava al cross al centro, lo infilava come un tordo. Dicono avesse notevoli capacità, ma la guerra...».
Va da sé che il calciatore paesano venisse identificato col solo nomignolo, un soprannome dialettale che ho perciò sistematicamente riportato nelle mie didascalie.
A fine anni ‘30, quando la «Lodigiana» volle impiantare alla Pradinaun esteso frutteto, il campo sportivo fu allestito fuori paese, lungo l’Oca-Pisana, di fronte alla casa colonica Trioschi.
Manëla (Aldo Tirapani, classe 1923) ricorda che il colore delle maglie anteguerra era nero-verde e che lui giocava a centrocampo, nel quadrilatero di mediani e mezze ali che formava l’ossatura della squadra. Proprio a quei tempi cominciò a tirar calci un campioncino di classe pura, un talento naturale, una mezzala completa classe 1920. Era Antonio Geminiani detto e’ Gàg’, fratello di Giuanòñd’Pisini, considerato, da chi poi vide anche i nostri più forti giocatori degli anni ‘50, il miglior talento filese di ogni tempo.


Pare che, per caratteristiche, egli ricordasse vagamente il grande Mazzola (ovviamente il granata Valentino) che giocò nel suo ruolo. Con la sua classe, si diceva ancora negli anni ’60 e ‘70, a Filo non ci fu più nessuno.  Morì tragicamente, e’ Gàg’, come si è raccontato in questo blog, nell’aprile del ’46 all’età di 26 anni, per lo scoppio di una mina (http://filese.blogspot.it/2009/10/quei-morti-sulle-mine.html). A chi si chiedesse perché mai non giocò altrove, va ricordato che in quegli anni di guerra non c’erano certo i sagaci scout di oggi; poteva succedere che un vero talento rimanesse confinato nel suo piccolo regno di campagna.
Così fu per il nostro Gag’, perito tragicamente a guerra finita lasciando dietro di sé un alone di leggenda di cui, nella nostra osteria, si racconta ancora oggi. Riguardo all’amato zio, Pippi conserva un tenero ricordo d’infanzia: «Ricordo mia nonna Clotilde che gli faceva certe chiarate con le uova alle caviglie (malandate come i terreni su cui si giocava allora)… Tonino, detto e’ Gag’, riusciva subito a rimettersi in piedi. Una volta mi caricò in bicicletta col pallone fra le braccia. I copertoni della bici erano di gomma dura, sicché, mentre ci recavamo al campo dell’Oca-Pisana, in una buca mi cadde a terra. Colà giunti mi mise in porta e cominciò a calciare con poca forza, poi lasciò partire un tiro più forte che mi seccò le manine. Lui di corsa venne a confortarmi. A stento trattenni le lacrime; poi arrivarono i grandi e io mi misi a fare il raccattapalle. Stavo dietro la porta e, quando il pallone finiva nei campi adiacenti, correvo felice per poter dare un calcio a quella sfera di cuoio: una massa pesante come un macigno. Mi faceva un gran male ai piedi, ma mi sentivo importante e i grandi mi incitavano ogni volta con calorosi incoraggiamenti».
Finita la guerra e ripresa l’attività sportiva, l’US Filese partecipò di nuovo ai campionati dilettanti. Quando nacque chi scrive, nel novembre del 1945, ebbe per padrini di battesimo, per volere paterno, tutta una squadra di calcio in divisa di gioco che di lì a poco doveva scendere in campo (e Ghéoera fra i dirigenti…). Lépro, il portiere scavezzacollo di quel giorno, me lo rammentava spesso: «Arcôldat ch’a t’ò badzê me, veh…» [Ricordati che t’ho battezzato io, eh]. Probabilmente, dunque, un pizzico di follia lo debbo proprio a lui, così come una passione quasi naturale per il gioco del calcio che non mi ha mai abbandonato[6].

Campo Oca-Pisana. US Filese, metà anni ’40. Calciatori (in piedi) da sinistra: Murgagna Vandini, Tullio d’Rös, Anter e Dino di Lavezzola, Minàcci Ricci Maccarini, Macafër Geminiani. Accosciati: Baiuchéñ Serafini, Lino Farolfi, Adriano Bugiù, Evelino e Beppóñ Principale.

Campo Oca-Pisana. US Filese, fine anni ’40. Da sinistra in piedi: Adriano Bugiù, Lino Farolfi, Renzo, Baiuchèñ Serafini, Dino, Beppóñ Principale, Murgagna (Sereno)Vandini,  Tullio d Rös,  Anter e Evelino, Macafër Geminiani.

Spettatori identificati nella foto di sinistra: Cianì Salvatori (il primo da sinistra), Giuanèñ(o Topolino) Guidarini, alla sinistra di Sereno, Zi-zid Pĕr (sopra Giuanèñ), Gardóñ Coatti (fra Tullio ed Anter), Wander Belletti e (col cappello) PanöciaBolognesi (fra Dino e Minàcci), Tugnòñ d Ciarèñ,‘Mondo Belletti e Céncio Natali, con gli occhiali scuri. Accosciato, oltre il Brigadiere e Beppóñ, Šébio Cesari. L’ultimo a destra, in piedi e visibile in tutta la figura è Menotti Quattrini.

 La società ripartì con notevoli ambizioni e con una formazione rinforzata da alcuni elementi di Lavezzola: in primis Lino Farolfi, un mio cugino per linea materna che a Filo teneva morosa (Velia Tasselli) e poi Anter (fidanzato della filese Tina Saiani), Adriano Bugiù che sposò Giuliana Geminiani, infine Renzo, Dino e forse altri. Dal portuense pervennero altri elementi fra cui Muzzi e Vendemmiati. Il grosso delle forze fu però sempre costituito da filesi, come si nota dalle didascalie delle storiche foto[7]. «Quelli - racconta Pippi - furono gli anni del ratto delle donne filesi da parte dei lavezzolesi, ma anche di una grande esplosione di entusiasmo. Ricordo bene come i žugadùr fossero degli idoli per tutto il paese, specialmente per noi bambini. Nelle foto mi pare manchi Cavalàz, un pelato di una certa età che, così dicevano, “dava geometrie alla squadra”. Di quei tempi del dopoguerra, e ancora al campo dell’Oca-Pisana, ricordo bene Sereno, tuo zio, che giocava all’ala destra: piccoletto (rispetto a mio padre e Max), ma un vero fulmine. Partiva palla al piede ed era imprendibile fino a che effettuava il cross al centro, senonché con quel terreno e con quel pallone, talvolta era un’impresa. C’era ancora un carro armato mezzo demolito dietro una porta; pensandoci adesso, quella presenza pareva quasi un monito agli avversari... Una domenica in cui si giocava Filo-Lavezzola, io, ancora bambino e dietro la recinzione, fui attratto dalla giocata eccezionale di un calciatore avversario. Ricevette palla al volo da un compagno e sempre al volo, rimise in mezzo la rozza e schioccante sfera di cuoio; ne fui ammaliato. Lì forse scoccò la scintilla, l’ardente passione pr e’ žug de’ palòñ»[8].
L’«US Filese» era dotata di timbro e di uno stemma cucito sulle maglie. Più oltre ne propongo una ricostruzione. Dal campo dell’Oca Pisana a fine anni ‘40 ci si spostò al sito attuale, nei pressi del centro abitato, a due passi dal cinema e dalla Chiesa Parrocchiale. Nacque il «Giorgio Marconi», il campo dedicato ad un caduto diciottenne, alla più giovane vittima filese dell’eccidio nazi-fascista del ‘44. Al nuovo terreno di gioco si accedeva scendendo dalla rampa del Cinema Tebaldi, poi uno stradello girava attorno al fabbricato e portava al rozzo cašuplöt adibito a biglietteria (e deposito dei sacchi di calce) all’angolo sud-ovest del campo sportivo. Negli spogliatoi, essenziali e spartani, campeggiava sul settore ospite una scritta in latino ben ricordata da Falco(Bruno Folletti) e Pippi: «Nobis hospes sacer sed sunt...» 

I Campi Sportivi di Filo
La frase, a caratteri cubitali, ideata dall’allora presidente Max Barabani,  era ispirata alla definizione latina «Hospes Hospiti Sacer» ossia al diritto sacro all’ospitalità. In sostanza metteva preventivamente sull’avviso gli avversari che: «Per noi gli ospiti sono sacri ma...». I puntini di sospensione erano un chiaro avvertimento: «Siamo ospitali, ma attenti ai comportamenti...».
Gli spogliatoi, dalle mura in pietra nuda, erano privi di docce. Accanto ad essi il buon Méto[9], l’uomo che rigava e curava il campo, collocava a fine gara alcune bacinelle fumanti di acqua calda. I giocatori si toglievano allora le fradice maglie all’aperto e si lavavano alla meglio a torso nudo.
In quei primi anni del dopoguerra il pubblico pagante era separato dal terreno di gioco da un’arrugginita corda di ferro (un residuato bellico) appesa a corti pali di fortuna. Bastava alzare la corda per entrare in campo.
Infatti, la domenica, nel terreno di gioco gli spettatori entravano più volte per giochicchiare al pallone: nel pre-partita, poi fra il primo e il secondo tempo, infine al termine della gara. Non si ricordano però né invasioni di campo, né violenze alcune da parte degli sportivi.

Campo Oca-Pisana. US Filese, fine anni ’40. Da sinistra in piedi: Lino Farolfi, Šébio Cesari, Tullio d Rös,Manëla Tirapani, il sesto è Macafër Geminiani, poi Minacci Ricci Maccarini, Beppóñ Principale, Céncio Natali, Murgagna (Sereno)Vandini. Accosciato: Adriano Bugiù.

US Filese. Campo Oca-Pisana, 1947 circa. Gruppo di spettatori e dirigenti. Da sinistra in piedi: Antonio Cantelli (Briciola) a braccia conserte,poi Cleante d’Nuràt (più alto di Briciola); davanti a lui, piegato in avanti: Minghéñ (Domenico Martinelli). Procedendo all’altezza di Cleante verso il centro-foto: Pipèta d’Biagio, poi (col cappello) Gambòñ dla Mariuccia (Alfeo Vandini), al suo fianco in camicia bianca il Presidente Max Barabani, poi Céncio Natali, Panöcia Bolognesi (col cappello), Tacchini, il Brigadiere della Stazione Carabinieri, Póni e Oddo Cesari (col cappello); sulla destra in abito scuro Pidòñ (Primo Coatti) e al suo fianco Ezechiele (dla Šbabia) Tirapani. In alto e al di sopra di tutti Sante Toschi detto Baréra. Fra gli accosciati il primo è Francesco Baldini e accanto a lui il figlio William; seguono: Cianì (Luciano Salvatori), Giuanèñ (Topolino) Guidarini, Giuanòñ (Giovanni Pollini), Nénci (Enzo Squarzoni) e Menotti Quattrini. L’ultimo, in camicia bianca, è Carnéra (Loredano Trentini).


Campo Oca-Pisana. US Filese, anni ’40. Macafër Geminiani, Murgagna Vandini e Anter di Lavezzola.

Campo Sportivo «Giorgio Marconi» primi anni ‘50. Macafër Geminiani e Šlancio Ghiselli[10].




Una tessera dell’US Filese (Collezione Piero Gessi)



Ricostruzione dello Stemma (A. Vandini, 2014)

Timbro sul dorso di una delle foto precedenti


Spettatori al Campo Sportivo «Giorgio Marconi». Da sinistra: Bögart (o Ciàñ) Montanari, poi Guzéra Amadesi (cappello e soprabito chiaro), Bianchini (trasferitosi a Longastrino), Banzi Elio (cappello e cappotto scuri) e ‘Mondo Belletti (il giovane più alto). Proseguendo verso destra, il ragazzino in soprabito con cintura è forse Silvano Coatti (Silaia); al suo fianco, galöza in testa, c’è Angelo (Zarù) Panizza; proteso in avanti, Pél Principale. Il penultimo a destra dovrebbe essere Rêna (Renato Montanari)
Campo Sportivo «Giorgio Marconi». US Filese, fine anni ’40. Il gruppo dei dirigenti. Da sinistra: Catóna Siroli, Giuanòñ (d’Pisini) Geminiani, Arturo (Vivadio) Cobianchi, Giuanòñ (o Scudëla)Cobianchi, Ricco Tamba, Agide (Gidìno) Mezzoli, Guerriero (Ghéo) Vandini, Felice Marangoni, Afro (Amato) Rossi, Libero Ricci Maccarini, Céncio Natali. Fra i due Cobianchi, si intravede in divisa di gioco, Bruno (Bajuchéñ) Serafini.

Campo Sportivo «Giorgio Marconi». US Filese, fine anni ’40. Da sinistra in piedi: Adriano Bugiù, Vendemmiati (?), Manëla Tirapani, Beppóñ Principale, Šébio Cesari, Lino Farolfi, [Longo?Casarini?], Baiuchèñ Serafini. Accosciati: Evelino, Tullio d Rös, Murgagna (Sereno)Vandini.
In abiti civili Céncio Natali.

Presidente di quel periodo fu sempre Max Barabani; accanto a lui consiglieri intraprendenti e con idee coraggiose. Si fece strada l’idea, per finanziare la società di calcio, di organizzare spettacoli d’attrazione al Cinema Tebaldi. Ad inizio anni Cinquanta, credo lo stesso anno 1950, fu ingaggiato a Filo, per una festa da ballo, niente meno che il gruppo musicale più noto d’Italia, la famosa Orchestra Angelini, coi suoi cantanti: Nilla Pizzi, Achille Togliani e Luciano Benevene[11]. Il prezzo del biglietto a 500 lire (il valore di una decina di giornali) fu però giudicato troppo salato per quei tempi e la sala rimase pressoché deserta. ‘Mondo Belletti, allora un giovanotto, interpellato in proposito da Pippi, ricorda che quella sera, fece molta fatica a racimolare la somma per entrare.
Fine anni ’40. Max, Macafèr (in divisa di gioco sotto il soprabito)
e il Brigadiere a bordo campo (Raccolta di Loris Veduti)
Il Maestro Angelini venne a Filo con una trentina di elementi. Purtroppo, in quella stessa sera, cantava ad Argenta Luciano Tajoli. Fatto sta che la serata fu un fiasco bello e buono tanto da segnare il fallimento dell’Unione Sportiva; si ripartì però subito con un'altra società: il C.S.C (Circolo Sportivo Culturale) FILO.
Con quel nuovo nome, il nostro calcio, con atleti quasi tutti filesi, diventò ben presto protagonista di importanti successi e, trascinato dall’entusiasmo crescente di tantissimi sostenitori e spettatori, si impose per alcuni anni fino a raggiungere i più alti livelli dilettantistici. Il calcio e gli atleti filesi si guadagnarono, meritatamente, l’ammirazione di tutti i paesi vicini. Questa però è già un’altra storia che cercherò di trattare prossimamente.

                                                                                                                                 (1 – continua)
L’Orchestra Angelini

Mario Pezzotta

Nilla Pizzi col maestro Angelini in immagini
dei primi anni ‘50 ritrasmesse da Rai Uno.
Achille Togliani

Luciano Benevene



[1] Lo scudetto del 1927-28 fu revocato al Torino per illecito, ma mai assegnato al Bologna secondo classificato. Vinto di fatto dal Bologna, non fu mai assegnato a tavolino e non figura nell’Albo d’oro rossoblù, dove pure compaiono altri 7 scudetti. 
[2] A proposito di Martìñ, Pippi ricorda: «Mio padre diceva che tifava Inter come lui ed era di una competenza straordinaria, girava sempre con i giornali sportivi, quando riusciva a comprarli».
[3] Libero Ricci Maccarini, all’interno del capitolo dedicato a Martìn, ci racconta la bella avventura di tutta la compagnia filese allorché, il 22 giugno 1930, si recò allo stadio di Bologna ad assistere all’amichevole Italia-Spagna. Un insieme di aneddoti da non perdere (L. Ricci Maccarini, Dal Palazzone, Argenta, Centro Stampa Offset, pp. 8-10). Io posso aggiungervi il tabellino della partita trovato in rete: ITALIA-SPAGNA 2-3 (22 giugno 1930); MARCATORI: Costantino 3, Regueiro L. 30, Costantino 40, Regueiro L. 73, Vantolra 89; ITALIA: Combi, Rosetta V. (Monzeglio 46), Caligaris, Colombari, Ferraris A., Pitto (Martin D. 46), Costantino, Baloncieri, Meazza, Magnozzi, Orsi (All. Pozzo); SPAGNA: Zamora, Ciriaco, Quincoces, Prats, Guzman, Peña, Vantolra, Regueiro L., Goiburu, Padron, Bosch (All.Larrucea); ARBITRO: Van Praag (Belgio). Dell’evento si conserva anche un filmato dell’Istituto Luce: http://www.youtube.com/watch?v=kP0Tb7i3QB4
[4] Ricardo Zamora, classe 1901, considerato un dei più grandi giocatori del XX secolo, fu chiamato Divino. La gente diceva di lui: «Non esistono che due portieri, San Pietro in cielo e Zamora sulla terra».
[5] Questo il tabellino dell’amichevole di domenica 29 maggio 1927,  ore 16.15, al Littoriale di Bologna. ITALIA-SPAGNA 2-0; MARCATORI: Baloncieri 31, Prats autorete 50. ITALIA: Gianni, Bellini, Caligaris, Genovesi, Bernardini, Giordani, Munerati, Baloncieri, Libonatti, Della Valle, Levratto - Allenatore Rangone Augusto; SPAGNA: Zamora, Olaso A., Zaldua, Prats, Gamborena, Peña, Sagarzazu, Regueiro L., Yermo, Echeveste, Olaso L. – Allenatore: Commissione tecnica della Federazione. ARBITRO: Rous (Inghilterra).
[6] Del resto, di fronte ad un tipo strano e bizzarro, da noi si usa chiedere all’interessato: «Mo’ te, chi t’àl batžê?»[Ma chi ti ha battezzato mai?] Il pirotecnico personaggio di Lépro l’ho immortalato ne’ Il cestello dei Ranocchi (Ravenna, Longo, pp.11-17) in uno dei miei racconti più riusciti, «Arieti e dischi volanti». Alla passione per il calcio ero destinato, se si pensa che mio padre, prima ancora che imparassi a leggere mi riforniva di figurine che custodivo in una cassettina di legno, sempre più ricolma. Erano le figurine del dopoguerra, di cartoncino e a bordo giallo, che non s’incollavano ad alcun album, da mettere in palio nel gioco della marëla o del zacàgn, al Campicello o davanti alla chiesa. Gli amici di mio padre, me ne portavano a decine. Al loro arrivo in casa correvo a prendere la cassettina, tenuta söta e’ tracantòñ [sotto il mobile ad angolo della cucina] e mi facevo dire i nomi che, in seguito, per il loro divertimento, enunciavo alla vista della sola figura. Fu così che familiarizzai con nomi epici di calciatori che tuttora mi risuonano in testa, come Toro, Tognon, Silvestri, Tortul, i Sentimenti da I a IV, fino ai campioni gloriosi del Grande Torino.
[7] I riconoscimenti sono stati effettuati in collaborazione con Carla Vandini e Giovanni Montanari.
[8] Da bambino Pippi fu anche protagonista di un episodio assai simile a quello del raccattapalle di Ascoli avvenuto negli anni ’70 (si veda l’intera storia in http://www.storiedicalcio.altervista.org/savoldi_raccattapalle.html ): «[…]Come tutti sanno a Filo il campo era recintato per modo di dire ed io, spettatore in compagnia di altri ragazzi, mi appostai dietro la porta. Durante la partita gli avversari, per un’uscita maldestra del nostro portiere, non ebbero che a depositare la palla in rete a porta sguarnita. Io a quel punto, vicinissimo al palo della porta, respinsi la palla prima che varcasse la linea bianca. Fu il finimondo: giocatori, arbitro, pubblico, annichilirono tutti. Io salvai un goal, è vero, ma poi arrivarono risate da ogni parte ed io, conscio del gesto, mi vergognai profondamente. Credo fosse una partita di campionato, non amichevole. Per qualche giorno la mia ragazzata fu al centro delle chiacchiere paesane, poi si dimenticò in fretta. Tutti tranne me…»
[9] Personaggio anch’esso da me ricordato nel racconto «Arieti e dischi volanti» citato in precedenza.
[10] La foto di questi due caratteristici personaggi («Macafër, con quella sua risata particolare, e il mitico Šlancio…»), scatena i ricordi di Pippi: «Il primo, finita la guerra guidava una jeep. Un giorno in cui io portavo da mangiare ai miei genitori a la machina da bàtar [alla trebbiatura], vidi che Macafër con la jeep andava avanti e indietro e riforniva di covoni la trebbiatrice. Io lo guardavo estasiato su quel mezzo e sognavo ad occhi aperti di guidarlo. Quasi mi avesse letto nel pensiero mi disse: ”Pippi, dai, salta su che ti faccio guidare!” Per tutto quel pomeriggio di luglio toccai il cielo con un dito, la sera faticai a prender sonno tanta era la mia felicità e la gioia dell’esperienza. Alla fine vinse la stanchezza. Šlancio poi, molti anni dopo, portò tutti noi giovani calciatori al provino indetto dalla Spal a Ferrara. Seppi poi che avevano avuto qualche intenzione di prendermi, ma che Max, all’epoca ancora nel giro, aveva espresso parole poco lusinghiere nei miei confronti. Non penso però che soltanto a questo fosse dovuto il mio mancato ingaggio, d’altronde è anche vero che a quel tempo bisognava prendermi con le molle. Tant’è….»
[11] A questo evento è collegato un mio ricordo d’infanzia ancora vivissimo. I miei genitori, come usava all’epoca, mi portavano con loro sia al cinema che alle feste da ballo, anche all’età dell’asilo. Quella sera, nel cinema trasformato in sala da ballo avevamo il tavolino vicino al palco in legno e con mia sorpresa uno dei suonatori chiese a mia madre di farmi salire vicino a lui. Pur fra mille apprensioni, mia mamma acconsentì e io piombai fra trombe e tromboni, senza capire cosa diavolo dovessi fare. Questo suonatore dalla faccia rubiconda e simpatica, che seppi poi trattarsi di un affermatissimo trombonista italiano, pare avesse visto in me, piccolo e biondino, qualche somiglianza con un bimbo scomparso o qualcosa di simile. Questo lo seppi dai racconti successivi di mia madre. Quel che ricordo nitidamente è la gentilezza e l’allegria di quel signore: non faceva che mettermi in mano tamburelli e percussioni di vario genere mentre io, che ad un certo punto cadevo dal sonno, lo guardavo e rimiravo a bocca aperta le sue dita prodigiose: faticavo a capire se il trombone avesse una specie di bastoncino mobile, oppure se lui muovesse, avanti e indietro, una metà dello strumento. Quel simpatico e gioviale trombonista, che poi ho rivisto ed ammirato qualche anno dopo in TV, era il grande e indimenticato Mario Pezzotta: http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Pezzotta

Il «Quaderno» dell’Irôla n.7

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La lunga storia che spiega “Perché Filo è diviso in due…”


Come da programma annunciato ho affidato a www.scribd.com il Quaderno dell’Irôla n.7. Ne trascrivo titolo ed argomento:
Perché Filo è diviso in due
Intervista ad Agide Vandini di Benedetta Bolognesi
[Serata del ciclo «I Talenti» del 1 luglio 2010]

Il testo, già presente sul blog, è stato, per l’occasione, revisionato in alcuni punti marginali.
Il link diretto per accedere al file word scaricabile (di 10 pag.) è il seguente:


Riepilogo per comodità dei lettori che intendono farne raccolta i «Quaderni» sin qui usciti:


N.
Data Upload
Titolo
Link a www.scribd.com

Pagine
(escluso la copertina)

00     30.04.2014  Frontespizi e Integrazioni Quad. 1-4  http://www.scribd.com/doc/221159152/Frontespizi-e-Integrazioni-Quaderni-Irola-1-4                     9
01     08.01.2009 L’antico Hospitale di San Giovanni in Filo                http://www.scribd.com/doc/9695193/LAntico-Hospitale-Filo                                        8
02     13.02.2011 Le otto chiese della storia di Filo                               http://www.scribd.com/doc/48682684/Le-8-chiese-della-storia-di-Filo                       16
03A  11.05.2011 I trascorsi filesi di Ziridöni(10 pagine)      http://www.scribd.com/doc/55543424/I-trascorsi-filesi-di-Ziridoni-vers-scribd    10
03B  11.05.2011 Loris Rambelli -Paesaggio con figure http://www.scribd.com/doc/55540319/Paesaggio-con-figure-Ziridon-di-Loris-Rambelli                    32
03C  11.05.2011 Giovanna Righini Ricci)- Ziridöni       http://www.scribd.com/doc/55351186/Ziridoni-Di-Giovanna-Righini-Ricci                          4
04     26.08.2011 Per le vie di Filo                                                        http://www.scribd.com/doc/63554116/Per-Le-Vie-Di-Filo-Guida                               16
05    15.05.2014 Quando a Filo si pescavano gli storioni http://www.scribd.com/doc/224272246/Quando-a-Filo-Si-Pescavano-Gli-Storioni         10
06    09.06.2014 Person.caratt.filesi (I°Racc.) http://www.scribd.com/doc/228407719/Quaderno-n-6-Personaggi-caratteristici-filesi-I-Raccolta                     19

A questi si aggiunge quindi:

07    07.07.2014 Perché Filo è diviso in due                                          http://www.scribd.com/doc/232876033/07-Perche-Filo-e-Diviso-in-Due                 10
                     

Rimando, per indicazioni e suggerimenti circa la modalità di raccolta, alla lettura di quanto pubblicato il 30.4.2014: http://filese.blogspot.it/2014/04/i-quaderni-dellirola.html
Consiglio vivamente, una volta effettuato lo scarico del file da scribd con l’operazione di “download”, di controllare la corretta composizione delle pagine in “Word” apportando gli aggiustamenti manuali necessari, prima di procedere alla stampa.
a.v.

Che serata al Cantòñ de’ Paradiš…

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Con Angela Corelli e l’Allegra Compagnia «Canta che ti passa»
di Agide Vandini


Debbo a Töni Valicelli, uno degli amici dell’Allegra Compagnia «Canta che ti passa», le foto della bella serata di giovedì scorso, nel giardino di casa mia, ovvero ae’ Cantòñ de’ Paradiš, come volli chiamarlo al mio ritorno a Filo sedici anni or sono.  
Il cartellone del ciclo estivo dedicato a “I Talenti di Filo” prevedeva infatti la presenza di mia cognata Angela Corelli, nata a pochi passi da qui, nella veste di esperta (lei preferisce definirsi soltanto “appassionata”) di rose antiche, materia per la quale scrive magnifici articoli nelle migliori riviste specializzate. Accompagnata ed assistita magistralmente al computer dal figlio Guido ha presentato ad un pubblico assai numeroso ed attento una bella serie di suggestive foto di rose e giardini, in un susseguirsi di colori e di emozioni che hanno, poco a poco, affascinato i presenti.
Una serata nel solco della tradizione, in ricordo dei bei Trèb estivi «alla romagnola», sotto la luna e le stelle, in cui non potevano mancare altri due elementi fondamentali: il buon cibo e la musica in allegria.
Il buffet a fine presentazione, offerto dal Comitato «Legati da un Filo», curato da mia moglie Diana col supporto di Mirella Brusa e di Mara Minghetti, è stato molto gradito, mentre dal gazebo del giardino giungevano gli assoli di sax, le note e i canti del sottoscritto, alias Gigi de’ Fràb, e dell’intonatissima Lara in forma smagliante. A noi si è associato l’amico Orazio Pezzi, tornato al suo paese per l’occasione, che ha vivacizzato da par suo la serata con poesie, suggerimenti, canti e cori da tregenda.
7 agosto 2014: una serata che non si potrà dimenticare.


Io e Lara nella pre-serata

Il pubblico

Musica a gogo


Il benvenuto

Si segue con attenzione

Si sta in compagnia

Angela al microfono

Il buffet

Si canta in allegria


I «Quaderni» dell’Irôla n.8 e 9

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Dedicato ad altri indimenticabili personaggi filesi


Come da programma annunciato ho affidato a www.scribd.com i Quaderni dell’Irôla n.8 e 9. Ne trascrivo titoli ed argomenti:

Gonippo e Sintòñ - Personaggi caratteristici filesi – II° Raccolta
La Vizinzóna - Personaggi caratteristici filesi – III° Raccolta
I profili e gli aneddoti che amiamo ricordare
di Agide Vandini
[Illustrazioni di Romano Saccani Vezzani]

 Come è avvenuto per il precedente Quaderno n.6, i miei testi, da tempo presenti sul blog, rielaborati per l’occasione, sono stati integrati e arricchiti dai preziosi disegni dell’amico Romano Saccani Vezzani che ci onora del suo interesse e del suo affetto per il territorio. Stavolta ci ha anche lasciato una “dedica speciale” che ho pensato di pubblicare.
I link diretti per l’accesso ai due files (.pdf) (di 10 e 8 pagg.)(scaricabili) sono questi:


Riepilogo per comodità dei lettori che intendono farne raccolta i «Quaderni» sin qui usciti:


N.
Data Upload
Titolo
Link a www.scribd.com

Pagine
(escluso la copertina)

00     30.04.2014  Frontespizi e Integrazioni Quad. 1-4  http://www.scribd.com/doc/221159152/Frontespizi-e-Integrazioni-Quaderni-Irola-1-4                     9
01     08.01.2009 L’antico Hospitale di San Giovanni in Filo                http://www.scribd.com/doc/9695193/LAntico-Hospitale-Filo                                        8
02     13.02.2011 Le otto chiese della storia di Filo                               http://www.scribd.com/doc/48682684/Le-8-chiese-della-storia-di-Filo                       16
03A  11.05.2011 I trascorsi filesi di Ziridöni(10 pagine)      http://www.scribd.com/doc/55543424/I-trascorsi-filesi-di-Ziridoni-vers-scribd    10
03B  11.05.2011 Loris Rambelli -Paesaggio con figure http://www.scribd.com/doc/55540319/Paesaggio-con-figure-Ziridon-di-Loris-Rambelli                    32
03C  11.05.2011 Giovanna Righini Ricci)- Ziridöni       http://www.scribd.com/doc/55351186/Ziridoni-Di-Giovanna-Righini-Ricci                          4
04     26.08.2011 Per le vie di Filo                                                        http://www.scribd.com/doc/63554116/Per-Le-Vie-Di-Filo-Guida                               16
05    15.05.2014 Quando a Filo si pescavano gli storioni http://www.scribd.com/doc/224272246/Quando-a-Filo-Si-Pescavano-Gli-Storioni         10
06    09.06.2014 Person.caratt.filesi (I°Racc.) http://www.scribd.com/doc/228407719/Quaderno-n-6-Personaggi-caratteristici-filesi-I-Raccolta                     19
07    07.07.2014 Perché Filo è diviso in due                                          http://www.scribd.com/doc/232876033/07-Perche-Filo-e-Diviso-in-Due                 10


A questi vengono ora ad aggiungersi:

08    29.08.2014 Person.caratt.filesi (II°Racc.)  http://www.scribd.com/doc/238075131/08-Personaggi-caratteristici-filesi-2-Raccolta                    10
09    29.08.2014 Person.caratt.filesi (III°Racc.)  http://www.scribd.com/doc/238075874/09-Personaggi-caratteristici-filesi-3-Raccolta                     8



Rimando, per indicazioni e suggerimenti circa la modalità di raccolta, alla lettura di quanto pubblicato il 30.4.2014: http://filese.blogspot.it/2014/04/i-quaderni-dellirola.html

Consiglio vivamente, una volta effettuato lo scarico (“download”) del file da scribd, di controllare la corretta composizione delle pagine in “Word” e di apportare gli aggiustamenti manuali necessari, prima di procedere alla stampa.

Sagra degli Antichi Sapori 2014

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La sagra autunnale filese

Durante il week-end nella prossima settimana, ossia

Sabato 25, Domenica 26 e Lunedì 27 Ottobre 2014

si terrà a Filo, nella Sala di Villa Vittoria, una nuova edizione della Sagra degli Antichi Sapori, di cui  riporto dettagliato programma contenuto nella locandina diffusa in questi giorni:




Chi vorrà gustare ancora una volta le grandi specialità della nostra cucina farà bene ad annotarsi queste date.
Il menu è di grande attrazione, come si può ben vedere dal pieghevole che segue.
Fra gli spettacoli proposti si segnala volentieri quello bandistico di Sabato 25 ore 21, poiché fra i componenti della banda sarà presente, per la prima volta su di un palco cittadino, il trombettista filese e carissimo  amico Maurizio Bellettini.
Siamo certi che parecchi amici di questo blog non vorranno mancare all’appuntamento.
Speriamo di ritrovarci in tanti a Villa Vittoria per contribuire al successo di questa importante iniziativa.
Fate buona pubblicità.






Il «Quaderno» dell’Irôla n.10

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Dedicato al Settantesimo degli eventi filesi del 1944


Come da programma annunciato ho affidato a www.scribd.com il Quaderno dell’Irôla n.10. Si tratta del fascicolo già distribuito (Pro ANPI)  lo scorso 14 aprile durante la festa della Liberazione di Filo. Porta il titolo: Filo 1944, il ricordo ed è la raccolta degli articoli dedicati all’argomento e pubblicati sul blog fra gennaio e febbraio 2014.

Il link diretto per l’accesso al file (.pdf) (di 35 pagg.)(scaricabile) è il seguente:


Riepilogo per comodità dei lettori che ne fanno raccolta i «Quaderni» sin qui usciti e presenti in rete:


N.
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Pagine
(escluso la copertina)

00     30.04.2014  Frontespizi e Integrazioni Quad. 1-4  http://www.scribd.com/doc/221159152/Frontespizi-e-Integrazioni-Quaderni-Irola-1-4                     9
01     08.01.2009 L’antico Hospitale di San Giovanni in Filo                http://www.scribd.com/doc/9695193/LAntico-Hospitale-Filo                                        8
02     13.02.2011 Le otto chiese della storia di Filo                               http://www.scribd.com/doc/48682684/Le-8-chiese-della-storia-di-Filo                       16
03A  11.05.2011 I trascorsi filesi di Ziridöni(10 pagine)      http://www.scribd.com/doc/55543424/I-trascorsi-filesi-di-Ziridoni-vers-scribd    10
03B  11.05.2011 Loris Rambelli -Paesaggio con figure http://www.scribd.com/doc/55540319/Paesaggio-con-figure-Ziridon-di-Loris-Rambelli                    32
03C  11.05.2011 Giovanna Righini Ricci)- Ziridöni       http://www.scribd.com/doc/55351186/Ziridoni-Di-Giovanna-Righini-Ricci                          4
04     26.08.2011 Per le vie di Filo                                                        http://www.scribd.com/doc/63554116/Per-Le-Vie-Di-Filo-Guida                               16
05    15.05.2014 Quando a Filo si pescavano gli storioni http://www.scribd.com/doc/224272246/Quando-a-Filo-Si-Pescavano-Gli-Storioni         10
06    09.06.2014 Person.caratt.filesi (I°Racc.) http://www.scribd.com/doc/228407719/Quaderno-n-6-Personaggi-caratteristici-filesi-I-Raccolta                     19
07    07.07.2014 Perché Filo è diviso in due                                          http://www.scribd.com/doc/232876033/07-Perche-Filo-e-Diviso-in-Due                 10
08    29.08.2014 Person.caratt.filesi (II°Racc.)  http://www.scribd.com/doc/238075131/08-Personaggi-caratteristici-filesi-2-Raccolta                    10
09    29.08.2014 Person.caratt.filesi (III°Racc.)  http://www.scribd.com/doc/238075874/09-Personaggi-caratteristici-filesi-3-Raccolta                     8

A questi viene perciò ad aggiungersi:

10    11.11.2014 Filo 1944 - Il ricordo                                   https://www.scribd.com/doc/246216153/10-Filo-1944-Il-Ricordo                            35


Rimando, per indicazioni e suggerimenti circa la modalità di raccolta, alla lettura di quanto pubblicato il 30.4.2014: http://filese.blogspot.it/2014/04/i-quaderni-dellirola.html

Consiglio vivamente, una volta effettuato lo scarico (“download”) del file da scribd, di controllare la corretta composizione delle pagine in “Word” e di apportare gli aggiustamenti manuali necessari, prima di procedere alla stampa.
a.v.

Il «Quaderno» dell’Irôla n.11

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Dedicato al Carabiniere Albino Vanin a novant’anni dalla tragica uccisione


Ho affidato a www.scribd.com il Quaderno dell’Irôla n.11. Contiene tutta la ricostruzione storica dell’evento di novant’anni fa, la documentazione reperita ed il reportage della cerimonia commemorativa. Porta il titolo: Novant’anni fa Albino Vanin ed è la raccolta degli articoli pubblicati sul blog nel maggio di quest’anno.

Il link diretto per l’accesso al file (.pdf) (di 10 pagg.)(scaricabile) è il seguente:


Riepilogo per comodità dei lettori che ne fanno raccolta i «Quaderni» sin qui usciti e presenti in rete:


N.
Data Upload
Titolo
Link a www.scribd.com

Pagine
(escluso la copertina)

00     30.04.2014  Frontespizi e Integrazioni Quad. 1-4  http://www.scribd.com/doc/221159152/Frontespizi-e-Integrazioni-Quaderni-Irola-1-4                     9
01     08.01.2009 L’antico Hospitale di San Giovanni in Filo                http://www.scribd.com/doc/9695193/LAntico-Hospitale-Filo                                        8
02     13.02.2011 Le otto chiese della storia di Filo                               http://www.scribd.com/doc/48682684/Le-8-chiese-della-storia-di-Filo                       16
03A  11.05.2011 I trascorsi filesi di Ziridöni(10 pagine)      http://www.scribd.com/doc/55543424/I-trascorsi-filesi-di-Ziridoni-vers-scribd    10
03B  11.05.2011 Loris Rambelli -Paesaggio con figure http://www.scribd.com/doc/55540319/Paesaggio-con-figure-Ziridon-di-Loris-Rambelli                    32
03C  11.05.2011 Giovanna Righini Ricci)- Ziridöni       http://www.scribd.com/doc/55351186/Ziridoni-Di-Giovanna-Righini-Ricci                          4
04     26.08.2011 Per le vie di Filo                                                        http://www.scribd.com/doc/63554116/Per-Le-Vie-Di-Filo-Guida                               16
05    15.05.2014 Quando a Filo si pescavano gli storioni http://www.scribd.com/doc/224272246/Quando-a-Filo-Si-Pescavano-Gli-Storioni         10
06    09.06.2014 Person.caratt.filesi (I°Racc.) http://www.scribd.com/doc/228407719/Quaderno-n-6-Personaggi-caratteristici-filesi-I-Raccolta                     19
07    07.07.2014 Perché Filo è diviso in due                                          http://www.scribd.com/doc/232876033/07-Perche-Filo-e-Diviso-in-Due                 10
08    29.08.2014 Person.caratt.filesi (II°Racc.)  http://www.scribd.com/doc/238075131/08-Personaggi-caratteristici-filesi-2-Raccolta                    10
09    29.08.2014 Person.caratt.filesi (III°Racc.)  http://www.scribd.com/doc/238075874/09-Personaggi-caratteristici-filesi-3-Raccolta                     8
10    11.11.2014 Filo 1944 - Il ricordo                                   https://www.scribd.com/doc/246216153/10-Filo-1944-Il-Ricordo                             35


A questi viene perciò ad aggiungersi:

11    05.12.2014 Novant’anni fa Albino Vanin          https://www.scribd.com/doc/249232257/11-Novant-Anni-Fa-Albino-Vanin                                   10


Rimando, per indicazioni e suggerimenti circa la modalità di raccolta, alla lettura di quanto pubblicato il 30.4.2014: http://filese.blogspot.it/2014/04/i-quaderni-dellirola.html

Consiglio vivamente, una volta effettuato lo scarico (“download”) del file da scribd, di controllare la corretta composizione delle pagine in “Word” e di apportare gli aggiustamenti manuali necessari, prima di procedere alla stampa.
a.v.

Partigiani e contadini

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Gli «Amarcord» di un partigiano filese (I)
di Giovanni Pulini[1]
[Edizione e Note a cura di Agide Vandini]

Giovanni Pulini (1926-vivente)
 Caro Agide,
nella nostra telefonata di qualche giorno fa mi ha fatto tanto piacere sentire che Filo coltiva sempre la memoria della Resistenza, com’è giusto che sia. Del resto tu ben sai il contributo dato dal nostro paese alla Libertà e te ne do merito. Ti mando, qui unito, un mio amarcord con foto ed altri seguiranno.
Saluti a te e famiglia.
                                  Giovanni.    
Bologna, maggio 2014
Il bando della Repubblica di Salò
(Dono di G.Pulini alla sez. ANPI di Filo)

Raccontare della Resistenza oggi
Ritornare con la mente alla Resistenza e a certi suoi aspetti, a molti anni di distanza da quel tragico periodo, può apparire incomprensibile a chi a quel tempo non era ancora nato. E’ facile pensare ad una qualche forma di «nostalgia», ma voglio assicurare che non è così, anzi. Per quanto mi riguarda, forse non ho ancora metabolizzato fino in fondo quei trascorsi nonostante siano passati settant’anni.
Questi miei amarcord vorrei rivolgerli in particolare a coloro che non erano ancora nati e a quelli che la Resistenza l’hanno letta sui libri o sui giornali dove spesso si è raccontato quel momento storico secondo convenienza. Uso la parola «convenienza» perché è doveroso dire in prima battuta che è stata una guerra fratricida, e proprio per questo motivo molte versioni sono state date in maniera piuttosto falsata.
Vorrei, con alcune memorie di vita vissuta, spiegare al lettore a modo mio chi erano i partigiani. E in qualche modo perché erano partigiani. Non ho la pretesa di scrivere un testo storico; i miei racconti sono forse poca cosa, niente più che testimonianze personali di quel periodo.

Come diventai «partigiano»
Nella primavera del 1944 il ministro della Guerra della Repubblica di Salò era il generale Graziani e decretò un bando di arruolamento ove era incluso anche il mio anno di nascita; il bando, dopo avere descritto le modalità di presentazione, diceva pressappoco che chiunque non si fosse presentato entro i termini prestabiliti, se catturato, sarebbe stato fucilato sul posto.
 Io mi diedi alla macchia, sfamandomi grazie alla generosità dalle famiglie della zona. Dopo un breve periodo di latitanza, un uomo della Resistenza, mi chiese di partecipare ad un’azione; la mia adesione fu immediata; ero consapevole che si sarebbe trattato di un’azione di guerra. Divenni «Condor» e fui assegnato ai servizi logistici come partigiano di quella che poi diventò la 35a Brigata Mario Babini operante nell'Argentano e nelle valli di Comacchio. Comandante di brigata diventò Antonio Meluschi, «il Dottore».
Il teatro della guerriglia comprendeva il terreno bonificato del nostro territorio che nell’autunno di quello stesso anno i tedeschi avevano allagato creando uno specchio d'acqua enorme; tutte le case della bonifica erano rimaste parzialmente sommerse formando una «zona franca». Mi sono poi documentato nel dopoguerra per conoscere il numero dei partigiani presenti in questa valle: le diverse formazioni che vi facevano capo contavano circa  un migliaio di combattenti. La gran parte di costoro  non aveva mai superato la terza elementare, molti erano analfabeti, non sapevano fare neppure la loro firma; il settanta per cento erano mezzadri o braccianti di miserevole condizione familiare, in pratica: gli ultimi nella scala sociale.

Cecco e la Riforma Agraria
Sull’esperienza della vita alla macchia e su alcuni suoi protagonisti, vorrei soffermarmi  un momento perché trovo che questa sia la parte più genuina della  Resistenza.
Per i compiti che mi erano stati affidati avevo modo di frequentare e talvolta pernottare  nelle case allagate, dov’erano presenti i distaccamenti. Lì c’era spesso scambio di idee, si veniva a contatto con le esperienze di vita dei compagni di armi e di lotta. Il partigiano del resto, nei momenti di relativa calma, aveva bisogno di raccontarsi e la maggior parte delle volte si trattava di racconti tristi che riguardavano la famiglia con la quale ogni contatto era perduto; sentiva il bisogno di parlarne come se questo avesse potuto avvicinargliela e di togliersi di dosso, tramite l’esternazione, la tensione accumulata durante la giornata.
Una sera arrivai in una di queste case per il trasbordo di un pilota americano, al momento impedito da un’improvvisa burrasca. Dovetti così pernottare in quella base, dove una decina di partigiani erano impegnati in una discussione accanita. Il giorno stesso una staffetta aveva portato un foglietto ciclostilato che ci era familiare: L’Unità. Il giornale conteneva un po’di tutto, ma quel giorno spiegava la riforma agraria da farsi nel dopoguerra. Era un argomento assai sentito nel gruppo, composto da braccianti e contadini che sull’argomento erano portatori di istanze ben vive da un paio di generazioni.
Dopo un po’ la discussione si smorzò e ognuno si preparò il letto sul fieno. Vicino a me prese posto un partigiano non più piovane. Parlava a singhiozzo e quasi sillabando mi disse:
«Mi chiamo Cecco e non sono mai andato a scuola. Se, finita la guerra, si potrà fare quello che dice il giornale, a me va bene».
A quelle parole, dette in quel modo smozzicato e da un balbuziente, a stento trattenni la risata, anche perché erano rari i momenti di allegria. Girai perciò la testa altrove, mentre Cecco aggiungeva: «Fare il contadino è un lavoro faticoso, ma la fatica più pesante è sopportare le pretese del padrone e le umiliazioni che ti butta addosso». Mi raccontò allora che la sua famiglia era composta da venti persone, e che ognuno di loro aveva una specifica mansione. Lui curava gli animali, era l’uomo della stalla aiutato di tanto in tanto dal padre già anziano. Questi si chiamava Gianetto, era il capofamiglia e teneva i rapporti col padrone. In Romagna chi ha questo incarico viene chiamato  L'Azdór.
Cecco mi spiegò che i conti si facevano una volta l'anno, il padrone vendeva il prodotto del podere senza mai interpellare Gianetto il quale saltuariamente andava a prendere acconti di denaro per provvedere al sostentamento della famiglia. Un giorno, dopo che era stato venduto il grano, Gianetto, con la famiglia allo stremo, era andato a chiedere un acconto al padrone, ma si era si sentito rispondere, con fare quasi beffardo: «Non ti posso dare niente perché non ho ancora incassato…».
Poi, Cecco, superato il momento di emozione, tornò sulla questione della riforma agraria: «Tu credi che ci diano la terra? Io non vedo l’ora, perché ho un paio di soddisfazioni da togliermi, ho subito parecchie umiliazioni che da tempo mi stanno sul gozzo». Seppi un mese dopo che era morto nello scontro con una pattuglia tedesca. Era morto per la libertà di tutti, anche per quella di chi, a quel tempo al calduccio e fuori dai pericoli, aveva negato l'acconto a Gianetto.

Delves, contadino e barcaiolo
Nell’estate del ’44 avvenne un altro episodio significativo. Durante un rastrellamento, io ed altri tre partigiani pensammo di nasconderci dentro un campo di girasoli. Era il mese di agosto ed il caldo era soffocante, non avevamo acqua per bere.
Uno dei compagni disse: «Quando penso che nel cortile di casa mia c'è una fontana dove sgorga acqua senza mai fermarsi, mi sembra di impazzire». Si chiamava Delves. Raccontò che era contadino ed aveva una numerosa famiglia. Il terreno che lavoravano era di una grande società e questa aveva affidato la direzione locale ad un fattore che si spostava in calesse a tutte le ore.
«Quando andavamo a tavola per mangiare dovevamo mettere una vedetta»  mi disse «Se si vedeva arrivare il fattore, si doveva sgombrare la tavola, poiché mangiare in sua presenza era considerata una mancanza di rispetto nei suoi confronti. Perciò, per evitare un umiliante richiamo, noi mettevamo la vedetta…».
Il contadino Delves era diventato partigiano barcaiolo, proprio come me.
Un giorno, mentre portava viveri ad un distaccamento, un aereo sfrecciò a pelo d'acqua e lo mitragliò; il corpo di Delves fu trovato nel dopoguerra allorché venne prosciugata nuovamente la bonifica. Non poté perciò, il valoroso partigiano, vedere la fine di quella tragedia immane che da sempre è la guerra; come del resto molti altri che a quel tempo hanno speso la loro giovane età, sorretti dalla speranza di scrollarsi di dosso la perenne miseria e l’umiliante sudditanza che li perseguitava.
Purtroppo, quando la guerra finì, molte cose rimasero come prima e  il peso della ricostruzione toccò sempre agli stessi, a quelli cioè che sono da sempre sull’ultimo gradino della scala sociale, ai tanti mai andati a scuola, a coloro che non avevano mai avuto un diritto, a quegli ultimi della classe che, però, avevano sentito l’impulso e il dovere di battersi negli acquitrini delle Valli di Comacchio, laddove tanti loro compagni hanno trovato la morte. 

                                                                                                                            (I – continua)


[1] Per le note biografiche di G. Pulini, si veda in: http://filese.blogspot.it/2014/04/lui-il-dottore-lei-linfermiera.html

Oggi è sceso un angioletto…

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E’ arrivata fra noi Arianna Vandini
di Agide Vandini

La notizia tanto attesa è giunta da Ravenna stamattina, via cellulare. Poche parole di mio figlio Simone:

-           Ciao papà, anzi… ciao nonno Agide
-           Cosa dici, ma allora è nata finalmente…
-           Sì, poco fa, verso le nove del mattino.
-           Tutto bene?
-           Sì, la notte è stata travagliata, ma tutto bene.
-           E come la chiamate, allora?
-           Arianna: Arianna Vandini.
-           Com’è?
-           Bellissima.
-           Ci mettiamo in macchina e appena possibile io e Diana siamo lì…
-           Vai con calma papà, vi aspettiamo…

Verso mezzogiorno abbiamo fatto capolino nella camera d’ospedale. Papà Simone e mamma Sonia erano sorridenti, sereni, stanchi, ma finalmente distesi e tranquilli. Il nonno, mica tanto.
L’angioletto era accoccolato sul cuscino della mamma, dentro ad una cuffietta bianca, la pelle rossa come un gambero. Uno splendore. Mai visto una creatura così bella e ammaliante.
Mi avevano detto che diventare nonni era qualcosa di speciale, di talmente bello che quasi si rincretinisce. Oggi, solo oggi, ho capito che è proprio vero.
Ho posato sul comodino il suo primo bavaglino («rossoblù», ci mancherebbe…) e non ho più smesso di guardarla, di catturare ogni sua mossa, ogni movimento. Non me ne sarei più andato. Diana neppure. L’abbiamo fatto dopo un paio d'ore per non sembrare troppo invadenti.
Da oggi la famiglia è più grande e più bella.
Forse anche il mio paesello: da oggi sarà il Filo di Arianna…



20 dicembre 2014                                                                             Nonno Agide
















Requisizioni e spinosità del dopoguerra

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Gli «Amarcord» di un partigiano filese (II)
di Giovanni Pulini
[Edizione e Note a cura di Agide Vandini]


La requisizione
Nelle case allagate della valle, dove non mancavano i disagi, erano acquartierati i distaccamenti di partigiani e fra le tante difficoltà c’era la carenza di viveri, che non sempre coprivano le necessità.
Guerino, uomo di collegamento della Brigata[1], fu informato un giorno che in una casa vicino al fiume Reno c’era un importante deposito di alimentari. Il proprietario di questi beni praticava il mercato nero nella zona ed era tristemente conosciuto dalla popolazione del luogo. Abitava nel paese di Longastrino ed il deposito si trovava in una casa disabitata, mezzo diroccata a causa di una bomba d’aereo.
Decidemmo di fare un sopraluogo e notammo una porticina di ferro chiusa con un grosso lucchetto. La sera stessa, assieme ad altri due partigiani che Guerino conosceva bene (ma che non avevo mai visto prima), ci recammo sul posto e con un grosso palanchino aprimmo la porta.

Una vecchia lattina d’olio d’oliva
Accendemmo la torcia e vedemmo tanto Bendidio: sacchi di pasta secca, latte di olio, formaggi, farina ed una grande quantità di scatolette. Ricordo le etichette di queste ultime con scritto “Conditutto” e “Ditta Colombani, Portomaggiore”, la Casa che aveva evidentemente confezionato il prodotto.
Nei pressi c’erano dei grandi cesti, quelli  usati per raccogliere l’uva; vicino alla concimaia trovammo una grossa carriola in grado di portare i cesti, ben riempiti, nella golena del Reno, dentro ad un capanno da caccia. Lavorammo quasi tutta la notte per trasportare tutto quel che c’era, poi incendiammo la casa.
Dovevamo far arrivare la merce nella valle dove erano acquartierati i nostri compagni. Non avevamo barche per il trasporto e Guerino si impegnò a recuperarle. Montammo di guardia giorno e notte con l’ordine tassativo di non fare avvicinare nessuno al capanno: chiunque lo avesse fatto doveva essere fermato e non dovevano esserci testimoni a tal proposito.
Andò tutto bene. Dopo due giorni arrivarono le barche lungo il fiume e portarono via tutto.
Fu un’azione riuscita bene. Tutti noi fummo contenti di esserci liberati di una merce tanto preziosa. Dopo una quindicina di giorni, Guerinomi consegnò un paio di calze di lana ed un passamontagna, disse che li aveva mandati il Comandante della base dove erano arrivate le provviste.
Era il Dicembre 1944 ed il comandante ci aveva mandato il pacco accompagnato da un biglietto con gli auguri di tutto il distaccamento e tanti ringraziamenti per il ricevuto.
                                         
La fine della guerra
Ricordo bene quando finì la sparatoria. Alcune persone dicevano che i partigiani si comportavano con troppa violenza e grande accanimento verso gente che non aveva colpe se non quella di avere avuto in tasca la tessera del Fascio. Vorrei chiedere a costoro dov’erano quando le borgate e le piazze si riempivano di facinorosi fascisti che terrorizzavano la popolazione ed in qualche caso lasciavano una scia di corpi malconci, o senza vita, o donne violentate.
So bene che c’era chi aveva la tessera del Fascio per avere un posto di lavoro, e poi c’era chi aveva la tessera per non perdere il lavoro. So altrettanto bene che, finita la tragedia della guerra, gruppi di malviventi, spacciandosi per partigiani, entravano nelle case con le armi e intimavano alle famiglie di consegnare tutto ciò che era monetizzabile. C’erano gruppi che assaltavano le Banche seminando il terrore fra una popolazione disgustata. Si scoprì, quando furono ripristinate le Forze dell’ordine, che non erano i partigiani che terrorizzavano, ma vere e proprie bande di  malviventi e delinquenti: tutto fu chiarito.
Nella prima settimana di libertà ci fu una specie di resa dei conti, non sempre giusta. Ci fu in particolare una vendetta incruenta, seppure molto umiliante, credo, per chi la subì; mi riferisco a quella che toccò alle donne che avevano avuto rapporti con i Nazifascisti che furono sottoposte alla rasatura del capo, pratica effettuata in tutta l’Europa, nei Paesi dov’era avvenuta l’occupazione tedesca.
Su questo fatto l’opinione pubblica si divise: da una parte si sosteneva la libertà di decidere del proprio corpo e si condannava la pratica della rasatura, opinione sotto questo aspetto comprensibile. Se invece si voleva vedere la cosa da un altro punto di vista, ne usciva un’altra logica: il proclama del C.N.L. diceva di combattere il nazifascismo in qualsiasi forma si manifestasse.
La popolazione di Filo, del resto, in quel combattimento si era si impegnata molto. Non c’è neppure bisogno di sottolinearlo: il paese aveva pagato fin troppo per onorare questo impegno e lo spirito di sacrificio offerto da tanta gente  non consisteva certo nell’offrire feste, né tantomeno nell’offrire il proprio corpo ad Ufficiali che forse avevano partecipato a rastrellamenti nelle Valli, dove la Resistenza operava con conseguenze talvolta drammatiche.






Alcune immagini dal film «Jovanka e le altre» (1960) che, ambientato in Jugoslavia durante il conflitto, narra di cinque donne sottoposte a rasatura punitiva per aver avuto rapporti col nemico tedesco. Nel primo piano  a sinistra, la bellissima Silvana Mangano.

(II – continua)



[1] Sulla importante figura di Guerino si veda anche in: : http://filese.blogspot.it/2014/04/lui-il-dottore-lei-linfermiera.html il brano «La prima missione nella Resistenza». Si tratta di Guerrino Bellagamba, della famiglia longastrinese dei Capucì,che all’epoca abitava nei pressi della Ciàvga dla Gazàna (Chiavica della Gazzana) a poca distanza dal Ponte sul Reno di Madonna Boschi.

Storia di due padroni al tempo di guerra

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Gli «Amarcord» di un partigiano filese (III)
di Giovanni Pulini
[Edizione e Note a cura di Agide Vandini]


La casata dei Tamba
A Filo d’Argenta, mio paese natale, la famiglia Tamba era proprietaria di un vasto territorio, in parte lavorato in compartecipazione con i braccianti del paese ed in parte lavorato a mezzadria.
Tamba era residente a Lugo di Ravenna e a Filo possedeva la villa che affacciava sul «campicello», un prato oggi Piazza Agida Cavalli. Il palazzo era recintato da un possente muro dietro al quale c’era un piccolo parco con alberi giganteschi.
Durante l’estate, quando i Tamba erano in villa, la servitù faceva le pulizie tenendo le finestre aperte ed una radio, l’unica nel paese e specchio della loro ricchezza, trasmetteva musica ininterrottamente: nel periodo fascista la cronaca era proibita ed i programmi culturali erano inesistenti.
Noi ragazzi, sdraiati sul prato della piazza, godevamo con grande piacere questi momenti gioiosi e anche molte persone adulte si radunavano nello spiazzo per lo stesso motivo.
A poca distanza dalla nostra abitazione c’era una fornace di proprietà dei Tamba e vi si fabbricavano mattoni fatti a mano, ricavandone un prodotto di pessima qualità. Nella fornace mio padre aveva mansioni di maltarolo: impastava la terra, un lavoro da bestia, senza un orario prefissato. La paga la stabiliva il padrone. Così dunque nacque il rapporto fra la mia famiglia ed i Tamba.
Un giorno il patriarca di quella famiglia signorile morì, i tre figli ereditarono e si divisero il patrimonio, la villa di Filo ed una cospicua quantità di terreno, che si estendeva fino al centro urbano, furono ereditati da Antonio.

Tamba Diotallevio
Nella foto anni ‘20 la Via Chiesa nel centro di Filo prima delle distruzioni belliche [ora tratto di Via Oca-Pisana]. La Villa Tamba è l’edificio più a destra nel punto ove oggi sorgono le Scuole Elementari., il fronte della residenza Tamba è delimitato dalla vistosa recinzione. Si notino la vecchia chiesa con l’imponente e perduto campanile abbattuti ad inizio anni ’30. Fra essi e la Villa Tamba, ove oggi sta il giardino dell’Asilo Parrocchiale abbandonato, le «scuole nuove» in faccia a vista, un edificio scolastico complementare alle cosiddette «scuole vecchie» che, con la ricostruzione del dopoguerra, lasciarono il posto alla Casa del Popolo.

Il terreno era molto fertile, c’erano filari di vite in piena produzione; alcuni di essi, in compartecipazione, erano stati dati alla mia famiglia e da questi si traeva il vino necessario al fabbisogno. In mezzo ai filari c’erano delle viti che producevano un’uva che maturava  a metà agosto, in concomitanza con l’Assunzione della Beata Vergine, e per ciò noi chiamavamo questo frutto “uva della Madonna”.
 A casa nostra l’uva si mangiava col pane, tanto da diventare il companatico.
Un giorno, verso sera, una delle mie sorelle mi disse di andare con lei per raccogliere una sporta d’uva che sarebbe servita per la nostra cena. Mi caricò sul cannone della  bicicletta e andammo. Lasciammo il nostro mezzo ad un centinaio di metri dalla vite, raccogliemmo l’uva necessaria e tornammo sui nostri passi, ma lì trovammo anche il fattore che ci aspettava e che ci strappò la borsa dalle mani dicendo che l’avrebbe portata al suo padrone. Mia sorella ed io tornammo a casa pieni di vergogna per l’accaduto. Dopo qualche minuto arrivò il maggiordomo dei Tamba e disse a mio padre di seguirlo che il padrone doveva parlargli. Negli anni non ho mai dimenticato la testa bassa, segno di grande umiliazione interiore, con cui mio padre rientrò in casa, senza commenti, senza parole; tutto questo per una sporta d’uva.

La sparatoria di Villa Tamba e l’eccidio di Filo
Allo scoppio della guerra i Tamba si trasferirono in via permanente nella villa di Filo che fu teatro, ai primi di settembre, di un episodio  mai chiarito fino in fondo, oscuro come tanti avvenimenti di quel periodo che non si conosceranno mai del tutto, poiché la spietatezza della guerra ha portato via molti testimoni.
Il fatto tragico lo esporrò così come mi fu raccontato, scusandomi per eventuali ed involontarie imprecisioni. Una sera ai primi di settembre del 1944 un gruppo di quattro persone bussarono alla villa dei Tamba intimando, in nome della Resistenza, di consegnare nelle loro mani Lire Centomila, somma da destinarsi al mantenimento dei combattenti partigiani.
Tamba rispose che non disponeva, in quel momento, di simile somma accordandosi per la sera seguente. La sera del giorno stabilito, i quattro bussarono alla porta, si trovarono di fronte un Maresciallo tedesco: ne seguì una sparatoria ed il militare germanico fu ucciso[1].
I presenti all’Osteria, a poca distanza da casa Tamba, da cui si presume provenisse il gruppo armato, al rumore degli spari, rincasarono immediatamente, il barista chiuse l’esercizio e si ritirò nel suo alloggio sopra il locale. La reazione tedesca fu però immediata. Chiamarono l’oste e si fecero condurre fino alle case dei clienti presenti al momento della sparatoria. Dentro al bar rinchiusero una quarantina di persone che il giorno successivo furono trasferite ad Argenta. Il Federale indicò chi doveva pagare con la vita questa barbara esecuzione. Durante il ritorno, a quattro chilometri dall’incrocio di Filo, cinque di questi furono fucilati ed altri cinque furono ammazzati nel centro del paese, a pochi passi dal luogo dell’accaduto.


In questa foto, forse dei primi anni ’40, il passeggio domenicale lungo la Via Provinciale [oggi Via 8 settembre 1944] nel centro di Filo. La foto è stata scattata da un terrazzo adiacente l’Osteria, poi Bar Centrale [oggi Bar Giada]. Nello scorcio di edificio più a sinistra il caseggiato Barabani con l’abitazione di Ivo Vandini, seguono le «scuole vecchie» poi danneggiate dai bombardamenti e quindi abbattute [oggi Casa del Popolo]. Oltre l’incrocio con la Via Chiesa e la strada per Bando, la Cà dla Nuziadina. 

Dei Tamba poi si persero le tracce, nella loro villa si insediò un Comando tedesco, fino a che fu bombardata e distrutta nell’aprile del ‘45. Terminati gli scontri fra eserciti contrapposti, le armi tacquero e si contarono i morti, ai quali si diede pietosa sepoltura.

Filo, 14 aprile 1945, giorno della Liberazione. Come si presentava la Via Chiesa: dov’erano le scuole supplementari e Villa Tamba, si scorgono solo macerie
In quei giorni si dava però anche sfogo a vent’anni di repressione. La gente del paese, suo malgrado, era abituata a vedere morti, scoprire cadaveri e fra questi macabri rinvenimenti fu trovato, nel greto di un canale, il corpo, completamente nudo,  di uno dei protagonisti - così si disse -  dei fatti di villa Tamba[2]. Alla notizia del ritrovamento nessuno si meravigliò, ma quei fatti rimasero per molti versi un enigma e mai si seppe chi li avesse autorizzati. Questo dà l’idea di quanto poco contasse la vita.
Col tempo si seppe che Tamba dirigeva una fazenda nella pampa argentina.
Dopo qualche anno Tamba tornò a Filo, si stabilì in località Fiorana e trasformò la casa colonica di sua proprietà in una casa di stile spagnolo, tanto era stato influenzato dalla sua permanenza in Argentina.
Passarono gli anni ed io mi trasferii a Bologna dove facevo il taxista. Un giorno risposi ad una chiamata telefonica e, recatomi all’indirizzo, mi trovai davanti il signor Tamba. Strada facendo gli dissi di conoscerlo e di essere il figlio di quel Zavateñ che aveva conosciuto tanti anni prima.
Arrivammo a destinazione e scesi dall’auto per salutarlo e dalla sua espressione capii che il nostro incontro gli aveva fatto piacere: abbozzò un sorriso come quando si incontra un parente non rivisto per tanto tempo. Tamba disse che si ricordava della nostra famiglia e di quando lavoravamo nella sua proprietà, chiese di mio padre e si commosse a tal punto che le lacrime gli scendevano lungo il viso.
Mi raccontò della sua odissea del dopoguerra, tanti particolari di accadimenti suoi e della sua famiglia. Quell’uomo aveva bisogno di sfogarsi con una persona che lo capisse e secondo lui io ero la persona giusta. Anch’io mi commossi ascoltandolo e mi sentii orgoglioso nel constatare che queste confidenze mi venivano fatte da un uomo che aveva una cultura ed una classe ben diversa dalla mia.
Il motivo per cui ho raccontato e scritto questa storia è dato dal ricordo frequente di quell’incontro e penso che il Signor Tamba non raccontasse a chiunque avesse voglia o tempo di ascoltarlo, ciò che ha raccontato a me.

Guiélum Rosetti
Rosetti Guglielmo, un personaggio che ha lasciato il segno nella mia generazione, era un romagnolo di Ravenna, conosciuto in città col soprannome di famiglia, i Fabroñ, mentre nel mio paese, Filo, tutti lo conoscevano come Guiélum ed era il proprietario della grande Azienda denominata Campeggia, con sede nel fondo agricolo che ancora oggi porta quel nome.
La proprietà era di dimensioni enormi e confinava col il centro urbano di Filo. Guiélum dirigeva personalmente l’Azienda, di questa una parte era a mezzadria e una parte a compartecipazione. Ogni contadino aveva la disponibilità di un pozzo Norton per l’abbeveraggio degli animali e per l’uso domestico. Io abitavo in un piccolo borgo, abitato da dodici famiglie, e l’approvvigionamento dell’acqua distava tre chilometri.
Guiélum andava in giro con una bicicletta priva di qualunque accessorio, vestiva con indumenti logori e rattoppati; durante l’inverno calzava zoccoli, sempre infangati, e indossava una mantella grigioverde di tipo militare: chi lo avesse incontrato  senza conoscerlo avrebbe pensato che era un poveraccio. Non so quale titolo di studio avesse, ma si sapeva che durante la Grande Guerra era Colonnello di Cavalleria.
Tutti noi vedemmo i primi trattori, le seminatrici meccaniche e quant’altro di moderno sopravveniva a Filo, proprio nella Campeggia: Guiélum anticipava i tempi dello sviluppo agricolo di almeno dieci anni. Lui non dava confidenza a nessuno, nel paese non aveva amici, ma so con certezza che era un uomo generoso: ai braccianti con risorse limitate che vivevano nei pressi dei suoi terreni non ha mai fatto mancare il necessario.
Un giorno il Maresciallo dei Carabinieri lo fermò in malo modo chiedendogli i documenti, dove abitasse e dove lavorasse, Guiélumrispose che era il padrone della Campeggia, che era un Colonnello della Cavalleria in pensione e gli snocciolò le generalità. Il Maresciallo, visibilmente imbarazzato, si mise sull’attenti, un episodio, questo, che ebbe come testimoni due operai che stavano facendo manutenzione in strada.
Mio padre prendeva in affitto l’argine del fiume Reno, al limitare del fondo Campeggia, e tutta la mia famiglia, durante i mesi estivi lo percorreva per la fienagione, sicché conoscevamo bene Guiélum.


Filo di Alfonsine, argini del Reno, anni ‘50. Lavoratori impegnati nella fienagione

Un giorno la storia della Campeggia e dell’Italia cambiò. La dichiarazione di guerra travolse i bei propositi di Guiélum. Dopo tre anni di guerra l’Italia, con qualche vittoria e molte sconfitte, tentò di uscire dal massacro lasciando un Esercito allo sbando, ma l’armistizio dell’8 settembre del ‘43 non fermò lo scempio, lo peggiorò, consegnando la nazione a Tedeschi e Fascisti che sterminarono parte della popolazione italiana.
Ai primi di marzo del 1945 mi trovavo a Ravenna, già liberata; nella Piazza era stato sistemato un cartellone con la planimetria dell’Emilia Romagna che veniva aggiornato a seconda degli spostamenti del fronte. Un giorno mentre osservavo il cartellone vidi Guiélum che stava facendo la stessa cosa; mi avvicinai e gli dissi: «Come va signor Rosetti?».
Vidi dipingersi il terrore sul suo volto: io ero vestito da partigiano ed in quel periodo quella divisa creava tensione, soprattutto quando ci si avvicinava ad un civile. In questo caso era anche un civile proprietario di grandi capitali. Non lo lasciai riflettere ed aggiunsi che ero di Filo, figlio di Zavateñ, soprannome di mio padre, come si usa nei nostri paesi.
Guiélum  mi chiese da quanto tempo mancassi dal paese e se avessi notizie dei suoi contadini. Gli raccontai della fucilazione di dieci civili da parte tedesca, nomi e cognomi, Guiélum li conosceva tutti.
Si era fatta l’ora di pranzo e Guiélum volle a tutti i costi portarmi a casa sua. Abitava in una grande casa fuori città e la raggiungemmo a bordo di un calesse trainato da un cavallo pezzato; la gente osservava il nostro passaggio con stupore, non capivo se guardavano il cavallo o la strana coppia che formavamo.
A me pareva sussurrassero “un partigiano vicino ad un borghese, che strano!”. Giunti a casa sua, non appena la famiglia seppe che ero di Filo, mi bersagliò di domande, ma io non avevo le risposte che si attendevano. Ci mettemmo seduti a tavola dove fu servito un brodo profumatissimo con tagliolini, mai gustato prima, né dopo. Era una famiglia gioviale, tutti parlavano il dialetto, ed io mi sentivo a mio agio. Quando finimmo il pranzo Guiélumpropose di portarmi in città con il calesse, e così fu.
Io ero acquartierato alla Caserma di Cavalleria e, quando arrivammo, scese anche Guiélum che mi porse la mano e mi diede cinquanta Lire. Mi disse di tenere quei soldi perché avrebbero potuto servirmi.
Fu l’ultima volta che lo vidi.
Quando la guerra terminò, nell’Azienda filese si dovette procedere alla bonifica delle mine e questa lasciò una scia sanguinosa di morti, compresi donne e bambini: motivo per cui i Rosetti vendettero la Campeggia. Nonostante lo sviluppo dell’agricoltura che ci fu in seguito, per molto tempo si continuò a parlare in paese della loro azienda come modello di riferimento e modernità.

(III – continua)


[1] Si veda una più completa ricostruzione dell’intera vicenda, del suo contesto e dei suoi lati oscuri, basata sulle testimonianze ritenute più attendibili in questo stesso blog: http://filese.blogspot.it/2014/02/filo-1944-leccidio-dei-dieci-ostaggi_11.html [Filo 1944 – L’eccidio dei dieci ostaggi...].
[2] Si trattava di Piovani Virgilio, trovato morto il 26 maggio 1945.

Mario Babini ed Antonio Meluschi («Il Dottore»)

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Gli «Amarcord» di un partigiano filese (IV)
di Giovanni Pulini
[Edizione e Note a cura di Agide Vandini]


Il mio ricordo di Mario Babini
Ero poco più di un ragazzo quando un mio compagno, che come me aveva interrotto la scuola per imparare dallo zio il mestiere di falegname, mi chiese di andare a trovarlo sul luogo del lavoro. Lo zio, falegname già affermato, aveva un piccolo capannone, vicino all’abitazione, utilizzato come laboratorio: il mio amico lavorava lì. Nell’officina una radio sempre accesa veniva ascoltata da tutti, occasionali frequentatori e amici dello zio. Un giorno ci andai e trovai il mio compagno con lo zio che stavano lavorando su di un banco alla presenza di tre persone. Queste stavano accanto ad una stufetta addossata alla parete; lungo il muro c’erano alcune mensole e sopra di esse la radio accesa. Con una certa animazione i presenti commentavano negativamente le notizie che stavano ascoltando. Appresi proprio in quel luogo e in quella occasione le prime lezioni di antifascismo; se ben ricordo correva l’anno 1939, ed erano i mesi in cui la Germania occupava la Cecoslovacchia e minacciava la Polonia.
Gli argomenti di discussione non mancavano ed io ascoltavo con grande attenzione: era un linguaggio che mi appassionava. Si parlava della guerra di Spagna che stava per concludersi lasciando una scia di morti tale da non potersi neppure quantificare: era stata una guerra fratricida.
Ogni giorno, quando gli impegni di lavoro mi lasciavano libero, mi recavo alla falegnameria: mi piaceva l’ambiente ed ero anche ben accetto dai frequentatori abituali che a volte mi ponevano alcune domande. Uno di loro mi chiese perché avessi interrotto la scuola e quando gli spiegai che la mia famiglia necessitava del contributo lavorativo, mi disse che non era giusto interrompere gli studi per necessità contingenti.
Un giorno il falegname, Giovanni Matulli, per i filesi Gianël, mi chiese se avessi trovato giusto che soldati tedeschi, in Polonia, intimassero armi alla mano a donne e bambini di lasciare le loro case asserendo che loro erano i padroni.
Un giorno entrò un signore che non avevo mai visto prima, le persone che stavano ascoltando la radio si alzarono e gli andarono incontro per salutarlo, da questo capii che doveva essere una persona importante, dopodiché, fatti i saluti di circostanza, si mise a parlottare con Gianël. Chiesi chi fosse quel signore: era Mario Babini, un radiotecnico che costruiva radio per un negozio di Ravenna, mentre Matulli ne preparava il mobiletto esterno. Ricordo che prima di uscire, avvicinandosi a noi ci chiese come fosse la ricezione. Va ricordato che nel periodo fascista non era possibile ricevere le stazioni trasmittenti estere a causa di uno schermo di disturbo che ne rendeva difficoltoso  l’ascolto. Babini prese la radio dalla mensola e, con alcuni strumenti che aveva con sé in borsa, si sintonizzò su Radio Londra. «Avrete più materiale di discussione!» disse poi, andandosene.

Mario Babini
Babini era un romagnolo di Giovecca, ma  avendo  sposato una ragazza di Filo, viveva lì in modo quasi permanente. Era un fondatore della cellula comunista di Filo ed era un uomo di grande capacità organizzativa. In particolare ricordo che, alla caduta del fascismo il 25 luglio 1943, lo vidi seduto davanti alla bottega del barbiere intento a leggere il giornale, mentre giungeva dai paesi vicini un rumoroso corteo che inneggiava all’avvenimento. Lui disse: «Non facciamoci illusioni, la Libertà, forse, è ancora lontana».
L’uomo, di consolidata formazione politica, non smetteva mai di organizzare, attività che era in tutta evidenza nella sua natura. Aveva un modo particolare di esporre le sue ragioni e lasciava percepire con immediatezza la classe di un comandante. Ricordo un incontro a casa degli suoceri, al quale anch’io partecipai, che aveva come ordine del giorno il reclutamento di partigiani combattenti.
Sei dei partecipanti si unirono alla Brigata che operava sulle colline tosco-emiliane ed io, dopo qualche mese di latitanza, dopo che Babini fu barbaramente ucciso a tradimento sulla porta di casa dei genitori, mi unii ad una formazione partigiana operante nella Valle di Comacchio. Quella formazione era la 35° brigata Garibaldi che poi prese proprio il nome di “35a Brigata Mario Babini”.

Antonio Meluschi, il «Dottore»
Il Dottore” era il nome di battaglia del Comandante della 35° Brigata partigiana “Mario Babini”, Antonio Meluschi. Arrivò nel tardo autunno al mio paese, Filo, e prese alloggio in una casa vicino alla valle; con sé aveva la famiglia composta dalla moglie, Renata Viganò, e dal figlio Agostino, un bimbo, di quattro o cinque anni, da tutti chiamato . Nessuno poteva immaginare che questa famiglia nascondesse la sua vera attività: Il Dottore era il comandante della Brigata e l’infermiera Renata era il Commissario Politico della stessa. Per la gente che lo vedeva ogni tanto e di passaggio, erano semplicemente sfollati dalla città.

Antonio Meluschi 
(Il Dottore)
Il Dottore si distinse subito per la grande bravura e ciò determinò l’ammirazione di tutti gli antifascisti del paese. Vorrei dare la giusta memoria al personaggio, del quale a mio parere si è parlato poco, inquadrando meglio questo Comandante così chiacchierato nel bene e nel male. Meluschi era un uomo d’azione, con modi molto spicci e molto militari, e come tale non apprezzato da tutti, specialmente dalla popolazione che non amava le maniere forti.
Nel periodo della mia clandestinità non ricordo di averlo mai visto, perciò mi limito al racconto di episodi che ho saputo indirettamente. Lo conobbi soltanto a guerra finita.
La zona valliva da noi controllata era sulla rotta degli aerei che bombardavano l’Europa e rientravano alle loro basi. Qualche aereo veniva colpito e l’equipaggio si paracadutava nella nostra zona: questi aviatori erano stati informati che, in caso di atterraggio o ammaraggio in quel territorio, i partigiani li avrebbero raccolti e, in qualche modo, portati in salvo nelle loro retrovie. Non era semplice. Il percorso veniva effettuato in acque non sempre calme, le operazioni erano complesse ed io ero uno degli addetti a questo servizio.
Nei primi mesi del 1945 accadde un incidente. In una casa allagata cinque aviatori attendevano il trasbordo, reso impossibile a causa del mare grosso e ciò li innervosì al punto da disarmare due partigiani e di minacciarli chiedendo di essere immediatamente imbarcati. Ne fu informato, non so come, Il Dottore che si precipitò sul posto accompagnato dal Luogotenente Armando Montanari, detto “e’ Desk”, e riuscirono, in qualche modo che non fu riferito, a dissuadere gli ammutinati.
Ho voluto raccontare questo episodio poiché negli anni ’70 la RAI fece proprio un servizio a tal proposito, “Uomini in guerra” nel quale furono intervistati alcuni superstiti che riportarono il fatto.
Un altro episodio che mi fu raccontato mette in risalto la forte personalità di Meluschi.
Terminato il conflitto, dopo aver seppellito i morti, bisognava fare i conti con la fame. Chi possedeva una barca si dedicava alla pesca delle anguille nella Valle di Comacchio, attività che sconfinava nell’illegalità in quanto le valli erano di proprietà del Comune di Comacchio. Tuttavia, date le circostanze, vigeva ancora in quei primi mesi di Libertà la legge dell’arrangiarsi. I possessori delle barche, e io fra loro, erano quasi tutti ex combattenti, abituati ad infrangere le leggi. La pesca rendeva bene, il pescato permetteva di dare il necessario per la casa ed il rimanente veniva venduto.
Un giorno il locale Comitato di Liberazione intervenne asserendo che la risorsa della pesca doveva essere ripartita anche con coloro che non possedevano un’imbarcazione. Il Comitato fece intervenire a tale proposito IlDottore. Questi convocò immediatamente gli interessati dicendo loro che da quel giorno le regole le avrebbe dettate lui: al mattino avremmo dovuto essere tutti a terra ad orario prestabilito, mentre il pescato avremmo dovuto consegnarlo ad una persona da lui designata. Il prezzo lo avrebbe stabilito lui stesso. Aggiunse infine che avrebbe predisposto una ronda per fare rispettare tutte le regole. Il mattino successivo a terra ci fu qualche mugugno, piccoli tafferugli, forti minacce, poi la questione si normalizzò.
Nel paese si era venuta a creare nel tempo una certa sudditanza verso questo personaggio. Il Dottore era stato un grande Comandante, tuttavia la guerra era finita. Usava ancora modi militareschi, era un uomo d’azione, ma la gente aveva bisogno di pace. Dovevano cessare i rancori, doveva cessare l’istigazione all’odio e Il Dottore da questo orecchio ci sentiva poco.
Ricordo che ci fu un’assemblea nel palazzone di Filo, non ne ricordo l’ordine del giorno, ma sicuramente si trattava di una questione che riguardava il Comandante. Lui stesso era il relatore. Quando ebbe terminato ci fu qualche intervento di disapprovazione. Senza aspettare che gli interventi si esaurissero, Meluschi prese allora d’autorità la parola, bacchettò i dissenzienti e disse di avere altri impegni, sicché bisognava chiudere alla svelta l’assemblea. Il Segretario del Partito Comunista del paese, nella persona di Guerriero Vandini, da tutti conosciuto come Ghéo, prese a quel punto la parola e disse al “Dottore”, senza girarci troppo attorno, che se aveva tanta fretta poteva accomodarsi, indicando la porta d’uscita.
Da quella sera Antonio Meluschi sparì dal paese e non ricordo di averlo mai più visto. 

                                                                                                                     (IV – fine)

Una poesia e…

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I primi auguri di Arianna










La porta nel cielo
di Orazio Pezzi

Il pianto di Arianna
ha spezzato
l'ansia dell'attesa.
Si è aperta una porta
nel cielo
L'angelo è disceso fra Voi
per dirvi
ecco il regalo del Signore
la Vita.





A TUTTI I LETTORI DELL«IRÔLA»
L’augurio di un felicissimo 2015


(da Arianna Vandini e dai nonni Agide e Diana)


Indice 2007-2014 : Storia e Geografia del territorio

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Storia e geografia del Territorio- Annate: 2007-2014
Per conoscere la storia, l’ambiente e la geografia del territorio

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Novecento:
26.10.07 - Quei soldati filesi della Grande Guerra - B.Carlotti - Ricordo dei filesi caduti nella Grande Guerra
17.04.10 - Il ministro Rossoni a Filo nel 1938- a.v. - 12 Foto inedite ricavate dal filmato «Luce»
14.03.14 - C’è un cane fra i partigiani… - Racconto di Antonio Meluschi (trascr.e app. di Agide Vandini)
23.03.14 - Lui, «Il Dottore», lei, «L’infermiera»… a.v. - gli «Appunti» di Giovanni Pulini
01.05.14 - In ricordo di Albino Vanin – a.v. - 90 anni fa la morte del giovane Carabiniere a Filo
16.05.14 - Dedicato a Maria Margotti – a.v. - 65 anni fa la morte della bracciante filese
19.05.14 - Fiori ed onori ad Albino Vanin – a.v. -  A 90 anni dalla morte a Filo del giovane Carabiniere

Gli «Amarcord» del partigiano «Condor»(Giovanni Pulini):
19.12.14 - Partigiani e contadini - Gli «Amarcord» di Giovanni Pulini, partigiano filese (1)
21.12.14 - Requisizioni e spinosità del dopoguerra - Gli «Amarcord» di Giovanni Pulini, partigiano filese (2)
26.12.14 – Storia di due padroni - Gli «Amarcord» di Giovanni Pulini, partigiano filese (3)
29.12.14 – Mario Babini ed Antonio Meluschi – Gli «Amarcord» di Giovanni Pulini, partigiano filese (4)

La tragedia del Laconia:
18.09.08 - Un filese nell'affondamento del Laconia, 1942 - a.v.- Lo scenario di guerra ove fu disperso Silvino Felloni.
20.11.09 - Rintracciato il foglio matricolare di Silvino Felloni – a.v. -          Ulteriori notizie sul caduto filese del Laconia.

25.04.08 - Il restauro del monumento ai Caduti e la nuova stele ad Agida Cavalli - Il mio discorso celebrativo - a.v -
10.10.09 - Quei morti sulle mine tedesche - a.v. - Il sacrificio dei filesi caduti per le mine tedesche
13.09.11 - A Cà Malanca nel ricordo dei nostri partigiani - a.v. - I filesi pongono una targa ricordo al Museo
05.12.11 - Il nonno racconta - Piero Ferrozzi. –Come nacqui sotto le bombe
07.05.09 -  In memoria della nostra Maria - a.v. - 1949-2009, 60 anni fa cadeva Maria Margotti.

Filo 1944-2014:
16.01.14 - Quel tragico 1944 a Filo... - a.v. - Settant’anni dopo, la memoria di un paese martoriato (1)
23.01.14 - Un paese da bastonare... - a.v. - Settant’anni dopo, la memoria di un paese martoriato (2)
29.01.14 - Filo 1944 – Arrivano le Brigate Nere... - a.v. - Settant’anni dopo, la memoria di un paese martoriato (3)
05.02.14 - Filo 1944 – Il vile agguato a Mario Babini... – a.v. - Settant’anni dopo, la memoria di un paese martoriato (4)
11.02.14 - Filo 1944 – L’eccidio dei dieci ostaggi... – a.v. - Settant’anni dopo, la memoria di un paese martoriato (5)

Filo e Romagna:
13.11.07 - A sen di Rumagnul…         - a.v. - Il punto sul controverso Confine Nord della Romagna
07.04.08 - «Romagna», «Romagnola» e confine settentrionale - a.v. - Appunti sull’area culturale romagnola.
16.08.08 - La Romagna ci dimentica – a.v. – Filo d’Alfonsine ( o di Romagna) non esiste più…
02.07.10 - Perché Filo è diviso in due? - a.v. - La prima serata filese de’ “I Talenti”

Medioevo, Chiese e Sacerdoti:
21.11.07 - Don Lolli cappellano - a.v. - il grande sacerdote a Filo, ai primi del ‘900
26.08.09 - Cosa mi disse l’Ing. Gualandi – a.v. e Vanni Geminiani - L’edificazione della chiesa di Filo
13.02.11 - Foto-Gallery di Sant’Agata e non solo – a.v. - Una Monografia dedicata alle otto chiese di Filo
26.03.11 - Le piantine con le otto chiese di Filo- a.v. - Un aiuto a chi ha qualche dubbio
14.10.12 - Quando a Filo si pescavano gli storioni – a.v. – Com’era il territorio prima degli sconvolgimenti di fine ‘700
08.01.09 – L’antico Hospitale di San Giovannia Filo – a.v. - Monografia sulla sua storia e sulla triste fine.

Curiosità, cronache e documenti:
01.12.07 - Cosa può raccontarci la S-ciapeta -         a.v. - Cosa si nasconde dietro l’appellativo di una borgata filese.
24.03.08 - Romagna turbolenta, la signoria dei Da Polenta -  Paolo Canè - La dinastia che cedette la Riviera di Filo
03.09.08 - Pellagra e dintorni – a.v. – Parole e documenti che ci ricordano il terribile morbo
10.11.08 - Lamentele filesi datate 1920         a.v. - Cambiato tanto o cambiato poco? I servizi pubblici a Filo.
11.02.09 - Il campanile che non c’è più ... - a.v.– Abbattuto 80 anni fa e mai più ricostruito
23.02.09 -  A tu per tu con Vincenzo Monti … -  a.v. – Curiosità intorno al battesimo alfonsinese del poeta.
22.01.09 - Un’antica moneta riemerge da Po vecchio - a.v.– Trovata a Case Selvatiche, è datata al 1612
15.04.09 - Accadeva 160 anni fa. - a.v. - Il 30 aprile 1849 il Comune di Filo aderiva alla Rep. Romana.
25.04.09 - Quel giorno, 64 anni fa … - a.v. - 14 aprile 1945, una testimonianza della Liberazione di Filo.
26.10.09 - Le opere filesi del maestro Angelo Biancini - a.v.- Un patrimonio prezioso da difendere
12.12.09 - Quel gesto generoso di Sante e Frazcula -a.v. - Correva l’anno 1908, in un macero da canapa …
19.02.10 - Correva l’anno 1820… - a.v. - Tuoni, fulmini e saette sull’argentano
20.03.10 - La storia di famiglia dell’Avv. Cav. Giuseppe Vandini - a.v. - Ricerca sull’illustre argentano
23.05.11 - Alla scoperta del territorio - a.v. - Una bella serata a San Bernardino di Lugo
07.08.11 - C’è un Laghetto alla Garusola - a.v. - Un’area naturalistica a due passi da noi


Mappe, toponomastica e segnaletica (a.v.)
01.03.08 -  (1)   Introduzione  articoli dedicati al territorio filese:  http://filese.blogspot.it/2008/03/quanti-errori-nelle-nostre-mappe.html
07.05.08 -  (2)   Per una migliore segnaletica e cartografia: http://filese.blogspot.it/2008/05/per-una-migliore-segnaletica-e.html
03.07.08 -  (3)   Sez.1: Rossetta, Case Selvatiche e Vallone: http://filese.blogspot.it/2008/07/rossetta-case-selvatiche-e-vallone.html
15.08.08 -  (4)   Sez.2:   Il Borgo Ravegnano: http://filese.blogspot.it/2008/08/il-borgo-ravegnano.html
06.10.08 -  (5)   Sez.3:   Il Borgo Maggiore: http://filese.blogspot.it/2008/10/il-borgo-maggiore.html
10.11.08 -  (6)   Sez.4:   Il Borgo «Molino»: http://filese.blogspot.it/2008/11/il-borgo-molino.html
01.12.08 -  (7)   Sez.5:   La «Garusola»: http://filese.blogspot.it/2008/12/la-garusola.html
29.01.09 -  (8)   Sez.6:   La Chiavica di legno: http://filese.blogspot.it/2009/01/la-chiavica-di-legno.html
09.03.09 -  (9)   Sez.7:  Sant’Anna: http://filese.blogspot.it/2009/03/santanna.htm
09.04.09 - (10)  Sez.8:  Il «Mantello» filese :http://filese.blogspot.it/2009/04/il-mantello-filese.html
21.01.11 - Le strade di Filo d’Alfonsine – a.v. -  Cosa ci ricordano i nomi delle nostre strade
26.08.11 – Per le vie di Filo – a.v.  - L’ultima serata dei “Talenti filesi”




Indice 2007-2014 : C’era una volta

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Articoli del blog dedicati al folclore, alla gente, alle usanze, al dialetto,  ai personaggi del territorio


Data – Titolo dell’articolo / Autore / Contenuto / Link per l’accesso diretto

Dietro qualche vecchia foto:
13.09.07 - L’album della vecchia fornace - a.v. - Note sulla mostra di foto del 1961 della fornace abbattuta.-
01.03.08 - Una foto una storia (1) - a.v. - Amilcare Ricci, Salonicco 1944
30.03.08 - Una foto, una storia (2) - a.v. - La vecchia marmora delle valli, ricordi e vicende storiche.
26.05.08 - Una foto una storia (3) - a.v. - Foto di famiglia datata 1915 con la bisnonna Lucia Bergamini (Luzijna)
03.08.08 - Una foto, una storia (3bis) - a.v. - Donne tornano dalla pompa al Baruffino. Anni ’40.
15.09.08 - Una foto una storia (4) - a.v. - Quelle partite di calcio sull’aia…
29.10.08 - Cinquant’anni fa una gita scolastica -       a.v. - Correva l’indimenticabile anno 1958
25.05.09 – Una foto, una storia (4bis) - a.v. - Silvano Rossi sulle ginocchia di Uber Bacilieri (1956).
28.07.09 – Una foto, una storia (5) – a.v. -  Filo, 1949, si manifesta per la pace
27.02.10 – Foto preziose d’altri tempi - a.v. - Tre chicche dall’album di famiglia
10.04.10 – I primi anni ’60 in tre foto di scuola - Daniele Alberti - Dall’album dei ricordi  
09.05.10 -  Gioventù filese nella golena del Po - a.v. - Come ci si divertiva oltre mezzo secolo fa


Ricerche e Ricordi:
04.10.07 - Cultura, tradizione e storia di una famiglia filese - B. Carlotti - I Vandini (Garušlir), vecchia famiglia di Filo.
03.08.09 – Com’era il mio paese – a.v. e Vittoria Corelli - Ricordi di un tempo e di una infanzia felice
11.08.09 – L’aqua bóna de’ Trumbòñ -  a.v. e Orazio Pezzi - Storia e poesia intorno alla vecchia fonte filese
18.08.09 – Filo, via Chiesa nel primo ‘900 - a.v.  - Note intorno a foto panoramiche e cartoline d’epoca
14.09.09 – Quando la spiaggia era Casalborsetti… - a.v. - Quando ci si ritrovava al mare a due passi da casa.
11.11.09 – Ricordando il tempo delle bietole – a.v. - Il vecchio zuccherificio di San Biagio d’Argenta.
27.07.10 – Una favolosa giornata… - Sofia Naponiello  - Coi miei zii sul fiume Rabbi
26.09.10 – Insieme ancora una volta …- a.v. - L’annuale ritrovo della Vecchia «Banda del Gelato alla Fragola»
01.03.11 -  A Filo tornano le corse in bicicletta… - a.v. - Un’iniziativa de’ “Il cavallino bianco”
25.11.11 – Amarcord a Giovecca di Lugo …- a.v. - Un simpatico ritorno alla pizzeria «Happy Valley»
29.02.12 – Ti ricordi il tuo vecchio paese? – a.v. – Storia e Geogr. Territorio –   Com’era il Borgo Maggiore di Filo
05.07.12 – Quando furoreggiava il circo Bidoni...- a.v. - C’era una volta – Guardando una rara foto dei primi anni Quaranta
07.02.13 - Filo, l’asilo e Don Jušèf... – a.v.  e Vanni Geminiani - Un ricordo degli anni del dopoguerra e del nostro parroco nel 60° della morte
16.03.13 - Quando a Filo si andava a teatro...  – a.v. - Storie e foto - ricordo di vecchie compagnie di attori filesi (1)
26.03.13 - Il teatro nel primo 900 a Filo – a.v. - Storie e foto - ricordo di vecchie compagnie di attori filesi (2)
30.07.13 – I vecchi tempi della Vinzinzona – a.v. – Alcune foto e documenti, un paio aneddoti e tanti ricordi
24.09.13 -  Calimero, Maramaldo e un Amaracord –a v. – I tempi della battaglia col Frampùl


Personaggi:
28.10.07 - Cömo - a.v. - Ricordo del narratore e intrattenitore filese Ricci Maccarini Mario (Cömo)
21.11.07 - Don Lolli cappellano - a.v. - il grande sacerdote a Filo, ai primi del ‘900
07.12.07 - Martin- a.v. - Ricordo del narratore filese Martin (Ezio Natali,1908-1936)
17.01.11 –  Un’immagine inedita di Martìñ… -  a.v.  – Una bella e preziosa foto anni ’20 del personaggio.
07.03.08 - Le «mondine di Filo» e i loro canti - a.v. - Le lotte, le canzoni, il coro che portò il nome di Maria Margotti
12.04.08 - Addio a Suor Giulia - a.v. -           Ricordo di Suor Giulia Giulietti, la nostra suora più amata.

Dedicati a Giovannino Tarozzi:
13.01.09 – Il filese d’acciaio… - a.v. –Giovannino Tarozzi l’uomo dei bagni di Capodanno.
26.09.09 – La lunga marcia di Giovannino -  a.v. - La tentata incredibile impresa di Giovannino Tarozzi
02.01.10 –  Quel picchiatello di nome Giovannino… -  a.v.  –Bagno di Capodanno e non solo, nelle acque dell’Adriatico.
13.08.12 – Ciao vecchio Johnny... - a.v.  -  Attualità filese – Se n’è andato un carissimo amico
14.08.12 – Ciao caro vecchio amico – Beniamino Carlotti - Attualità filese – In ricordo di Giovannino Tarozzi 
13.01.14 – Omaggio di Capodanno a Giovannino   - a.v. – Un mazzo di fiori per un vecchio amico


15.07.09 – I nuveñt’èn de’ Schéz  - a.v. e B. Carlotti - I novant’anni di Elio Brunelli.
21.09.09 – Ciao, caro, indimenticabile Vašio - a.v. –Se ne è andato un amico
02.11.09 – Gonippo, il Dottor Fiorentini e i tempi dell’Asiatica – a.v. - A proposito dell’influenza.
04.12.09 – La storia di Pépo -            a.v. -  I ricordi di naia di Giuseppe Taroni
05.02.10 – Una carpa da brividi… - Gabriele Andraghetti . – A j ò tiràt sò una göba da incurnišê…
08.03.10 -  Una famiglia di musicisti che veniva da Filo -  a.v. e B.Carlotti  Personaggi filesi   L’orchestra Coatti nel folclore romagnolo
01.05.10 – Gelati che passione …-  a.v. e B.Carlotti  –La bella storia di Cianì, gelataio filese
15.05.10 – La simpatia innata di Sintòñ-  a.v.  –Un personaggio filese da non dimenticare
06.11.10 – Dedicato a Paolo Barabani …-  a.v.  – L’uomo, piccole e grandi cose intorno all’amico e cantautore filese
16.05.11 – I trascorsi filesi di Ziridöni-  a.v.  – Nuovi spunti e documenti sul noto personaggio
Monografie:
Loris Rambelli, Paesaggio con figure (32 pagine): http://www.scribd.com/doc/55540319
Giovanna Righini Ricci, Ziridöni (4 pagine): http://www.scribd.com/doc/55351186
Agide Vandini, I trascorsi filesi di Ziridöni (10 pagine): http://www.scribd.com/doc/55543424



Dialetto, usanze tradizioni:
03.12.07 - Quando a Filo si pregava in dialetto… - Luciana Belletti -           Rievocazione di una vecchia preghiera popolare
18.12.07 - E’ zöch d’Nadêl - B. Carlotti - Rievocazione delle tradizioni locali legate al ceppo di Natale
29.12.07 -  Le antiche calàndar - a.v. - Ovvero: le antiche previsioni meteo fai-da-te…
05.02.08 - Due canti popolari - a.v. - Due testi: «In mezzo al pra’» e «Vogliam vedere il bosco»
05.02.08 - Sant’Agata che maliconia - a.v. - Rievocazione dell’antica e tradizionale festa del Patrono.
08.02.08 - Gli antichi racconti delle stalle…. - a.v. - «Leonzio e la terribile vendetta di un morto» racconto «da pavura»
03.07.08 - Quando l’amore è cieco… - Paolo Canè - Cosa può esserci dietro ai detti e proverbi dialettali
09.09.08 - Il carrettiere del tempo antico -  a.v. – Un affettuoso ricordo del nostro Šbruzai
01.01.09 -  E’ Capodanno -  a.v Detti e tradizioni romagnole di inizio d’anno.
21.03.09 - Il denaro di una volta… a.v. – Il denaro che vive ancora nel nostro dialetto.
30.04.09 -  Per capire la lapide di Masiera – a.v. e Angelo Minguzzi - Il dialetto per una lapide che ci riguarda.
09.07.09 - Una nuova ortografia per i dialetti romagnoli- a.v.- Le soluzioni di Daniele Vitali
09.07.09 - Peculiarità del dialetto tipico filese – a.v. - Varianti locali rispetto alla Romagna Centrale.
29.12.09 - E’ tempo di tressette… - a.v. –Trisët, bëcacino e marafõ, e suoi derivati, in Romagna
14.02.10 - C’est égal… Scherzi del dialetto – a.v. – Come andò davvero la storia della Catarina d Lucchi

Indice 2007-2014: Sport & Calcio

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Articoli dedicati al calcio e allo sport  

Data – Titolo dell’articolo / Autore / Contenuto / Link per l’accesso diretto

Corsivi del filese / a.v. /:
15.10.07- Quando la dedica la dice lunga…-Corsivo storico-scherzoso dedicato a Nicola Mingazzini /
05.11.07 - Blìgul e turtlen. - Corsivo storico-scherzoso dedicato ai canarini modenesi.
02.01.08 - Tör e zentratach -  Corsivo storico-scherzoso dedicato alle torri bolognesi, calcistiche e non…
03.06.08 - Il duro mestiere del profeta - Corsivo storico-scherzoso dedicato alla promozione del Bologna.
18.02.12 – Luci e (e topiche televisive...) a San Siro -  Tre gol a San Siro, corsivo del “filese”
12.03.12 – Rifiuti & Cicles -Lazio – Bologna 1-3, corsivo del “filese”

Amici del forumrossoblù:
26.05.08 - Quando si dice il karma… - Claudio Afroditi - Diario di una sofferta giornata tinta di rossoblu.
11.06.08 - E il tappo volò via… -  Domenico Mongardi - Dialogo tra un tifoso ed una bottiglia di spumante.
03.08.08 - Intervista a «Il Filese» - Jacquesdemolay -Direttamente dal Forumrossoblu

Non solo calcio:
08.12.08 - Prima che finisca il cinquantenario…       / a.v. /Un caro ricordo di Ercole Baldini campione del mondo
22.06.09 – Omaggio a Francesco Cavicchi… / a.v. /A 54 anni dalla sua grande impresa.

Ricordi e Avvenimenti:
06.09.09 – Quella strana partita di calcio / a.v. /Uno storico incontro fra arbitri che si disputò a Filo.
26.02.09 – Ciao «Bulgaro»… ... / a.v. /Ricordo del grande Giacomo Bulgarelli
25.08.12 -  In bocca al lupo vecchio Bologna!!! - a.v. - Calcio rossoblu e non solo – Un augurio speciale da due... Leoni
02.10.12 – Noi, e gli eroi leggendari del pallone – Orazio Pezzi e a.v. - Calcio rossoblu e non solo – Il mito del Grande Torino
10.04.14 - Il calcio storico filese finalmente in rete… - a.v. - Antiche emozioni in 8 mm nel filmato che girò l’amico Lucio Leta
16.04.14 - Altri particolari del filmato… - a.v. - Appendice alla presentazione del film in 8 mm di Lucio Leta
03.06.14 - Promosso il calcio filese…- a.v. - Vinto il Torneo che dà diritto alla 2° Categoria
03.07.14 - Vecchie storie di calcio a Filo (1)… - a.v. - Foto, aneddoti e notizie storiche del calcio filese che abbiamo amato

Calcio & Vignette (/ a.v. /in collaborazione con Romano Saccani Vezzani):
13.11.12 – Se Atene piange... - a.v. - Vignetta e  lavori di Romano Saccani Vezzani, disegnatore umoristico
19.11.12 – Bologna alla riscossa - BOL-PAL 3-0: vignette di Romano S.V. e corsivo del “filese”
28.11.12 – Incidente sulla strada di Parma - Parma-Inter 1-0: vignetta di Romano S.V. e corsivo del “filese”
04.12.12 – Tre punti in saccoccia - BOL-ATA 2-1; INT-PAL 1-0: vignette di Romano S.V. e corsivo del “filese”
 18.12.12 – Un bel tris... - NAP-BOL 2-3; LAZ-INT 1-0: vignette di Romano S.V. e corsivo del “filese”
 24.12.12 – Il distacco aumenta... - INT-GEN 1-1: vignetta di Romano S.V. e corsivo del “filese”
08.01.13 - Anno nuovo ... Vita vecchia
13.01.13 - Si torna a vincere
21.01.13 - Pace e bene a Roma.. - Non hanno voluto farsi del male...
28.01.13 - C’è pareggio e pareggio -
04.02.13 - Palòñ e puletica...
11.02.13 - Giornate interlocutorie
18.02.13 - Mal di trasferta e non solo
27.02.13 - Benvenuti alla Fìra ‘d San Lazaros...
04.03.13 - Tre gol e avanti tutta...
12.03.13 - Alleluja...
18.03.13 - Ubi major...
04.04.13 - Un turno in bianco e nero... 
09.04.13 - Vengo anch’io, no tu no…
16.04.13 - Le sentenze si avvicinano
22.04.13 - Punti e spunti importanti...
29.04.13 – Vorrei tanto ma non posso
06.05.13 – C’è modo e modo
09.05.13 – Solo tre, evviva!
13.05.13 – Passata è la tempesta
20.05.13 – Stagione in archivio
02.09.13 – Chi c’è e chi non c’è
02.09.13 – La giornata dei portieri
17.09.13 – Pareggi incoraggianti
24.09.13 -  Calimero, Maramaldo e un Amaracord
27.09.13 – Chi scende e chi sale
30.09.13 – AAA Bologna cercasi
07.10.13 - Una pioggia di gol
22.10.13 – Toccato il fondo
28.10.13 – Si torna a vincere
31.10.13 – Mirabilie dalla Sardegna
05.11.13 – Giornata interlocutoria
11.11.13 -  Via Curcis
26.11.13 - Buon pareggio
02.12.13 - Chi non perde e chi non vince
17.12.13 - Batoste inquietanti
23.12.13 - Vittorie che pesano
08.01.14 -  Si ricomincia proprio male
14.01.14 - Coi brodini si fa poca strada…
20.01.14 - Quei gol nel finale…
27.01.14 - Se mancano le munizioni…
03.02.14 - Cadono le braccia…
10.02.14 - Alleluja… Deus vult!
17.02.14 - Chi impreca e chi gode…
24.02.14 - Al di là del risultato…      
03.03.14 - Il gol questo sconosciuto…
11.03.14 - Sarà battaglia fino alla fine…
17.03.14 - Inter a vele spiegate, Bologna affonda…
24.03.14 - Il miracolo di Lazaros…
29.03.14 - E’ un incubo…
03.04.14 - La discesa continua…
06.04.14 - Un pareggio a San Siro…
14.04.14 - Fasi cruciali…
20.04.14 - Il Sassuolo non ci sta…
27.04.14 - Se i ragni avessero i denti…
05.05.14 - Il supplizio è al culmine…
11.05.14 - Mesto addio alla serie A…
19.05.14 - Fine dell’agonia…
http://filese.blogspot.it/2014/05/fine-dellagonia.html

Indice 2007-2014: Presentazioni ed Attualità

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Annunci, guide, presentazioni e attualità filese  

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Presentazioni e Guide / a.v. /:
12.09.07 - I libri di Agide Vandini - Opere pubblicate: titoli, prezzi, reperibilità, contenuti –
13.09.07 - Perché un blog del «Filese»          - Cosa vuol essere il blog –
13.09.07 - Ai margini della grande storia / Rita Tamba /Conversazione con A.Vandini, brani di alcune opere –
18.12.07 - Incontro ad Argenta - Presentazione ad Argenta de’ «La valle che non c’è più»
29.12.07 - L’irôla, simbolo del blog -L’arola del focolare diviene simbolo del blog. Motivazioni e significati
11.02.08 - Autentico successo per “L’intrigh dla Ciavga d’Legn” - La “prima” della commedia «filese» di D.Tasselli
03.04.08 - L'intrigh dla Ciavga d'Legn ad Alfonsine - La commedia rappresentata ad Alfonsine per beneficienza.
27.10.10 – Un nuovo battesimo per Giancarlo Spagnolini... - Il neo romanziere è una vecchia conoscenza.
11. 03.11 -  Un Meteo dedicato a Filo - Una chicca in più per gli internauti filesi
16.02.12 – Piccola guida per il lettore dell’Irôla - come navigare all’interno del blog
30.04.14 - I «Quaderni» dell’Irôla - a.v. - Come si potranno raccogliere gli approfondimenti del blog


Eventi e Commenti dei nostri giorni:
10.10.07 - Faremo tutti come Palutina? - a.v. -          Le pietose condizioni della Provinciale per Filo-Longastrino
10.10.07 - Festa per la «Banda del Gelato alla Fragola» - a.v. -         La combriccola filese degli anni ’60 che si ritrova ogni anno.
15.10.07 - Palutina può gettare la spugna… - a.v. - Dopo la parziale sistemazione della Strada Provinciale
05.11.07 - Risparmiatori defraudati - B.Carlotti e a.v. -         Dal vecchio caso Giuffrè al recente crac Coop.Costruttori.
08.02.08 - L’economia filese fra presente e futuro -  a.v. - Il convegno sul tema organizzato dalla Fondazione «Primaro»
15.04.08 - Elezioni politiche a Filo - a.v. - Risultati elettorali filesi (dati aggregati di Filo (FE) e Filo (RA).
06.05.08 - Rivediamo le foto di scuola - a.v. - Annuncio mostra fotografica: « Gruppi scolastici filesi in bianco e nero »
15.06.08 - Cento candeline per nonna Marcella  - a.v. e B. Carlotti - Omaggio alla neo centenaria nata a Chiavica di L. di Filo.
04.05.09 – Il periodico «Dintorni» parla di noi - a.v. –L’«Irôla» finisce sulla carta stampata.
03.06.09 – Complimenti alla «Geppa» - a.v.-  L’ultracentenaria filese prossima ai 103 anni.
04.06.09 – Un appuntamento da non mancare –a.v. -Festa «Bellaciao» a Filo
20.07.09 – Luoghi e gente del filese - a.v. - Le premiazioni al concorso fotografico di « Filo è festa ».
16.01.10 – Inaugurato l’impianto sportivo di Filo - a.v. - Un paese che vuole rinascere anche in campo sportivo
05.02.10 – Una carpa da brividi… / Gabriele Andraghetti . /A j ò tiràt sò una göba da incurnišê
13.03.10 – Una sala dedicata a Pëcia (Werter Leoni) - a.v. - Inaugurata a Filo la rinnovata Casa del Popolo ravennate
25.04.10 – E’ ormai tempo di sagra… - a.v. - Tutti alla rinomata Sagra del pesce azzurro
06.06.09 – Novità per l’estate filese... - a.v. - Interessanti iniziative dei due consigli di frazione
18.08.10 – Una bella serata ... - a.v. - Si è chiuso con successo il ciclo dedicato ai Talenti filesi
29.12.10 – Sant’Agata : ritorno ad una Festa antica - Fulvia Signani - A Filo già fervono i preparativi
31.01.11 – Reclutamento per ‘Legati da un Filo’ – Fulvia Signani -  Festa di Sant’Agata e non solo
19.02.11 – Amici per il midollo – Fulvia Signani. – Dedicato a chi sa donare al prossimo
20.03.11 – I cent’anni di Zio Pippo - a.v. - 20 marzo 2011, una festa speciale
13.04.11 – Il programma della Sagra di Filo - a.v.  -  Ormai prossima la Sagra del Pesce Azzurro 
15.05.11 – Riproposta la mostra fotografica del 2005… - a.v. - “Filo: Lotte Agrarie, Antifascismo e Resistenza” ad Argenta
24.05.11 - Per il referendum del 12-13 giugno-  Agnese Brunelli  – Un’iniziativa al parco GP Coatti
26.05.11 – Festa della Madonna del Rosario - a.v. -  Domenica 29 maggio – Parrocchia S.Agata Filo
25.06.11 – I “Talenti Filesi” dell’Estate 2011  - a.v. - Ecco il programma
19.09.11 – Sagra degli antichi sapori – a.v. -  Le date e il programma
21.12.11 – Le feste di fine anno in paese-  a.v.  – Il Comitato «Legati da un Filo» annuncia le sue iniziative
30.01.12 –  E’ festa a Filo -  a.v.     Il programma di Sant’Agata 2012.                   LINK
11.02.12 – C’è un po’ di Filo nel presepe di Fossalta – a.v. -  Meritato riconoscimento ai parrocchiani di Don Romeo Cantelli
06.04.12 -  Festa per la Liberazione di Filo - a.v. - Il programma di Sabato 14 Aprile
30.04.12 – 14 aprile, anniversario della Liberazione – a.v. - Una bella festa a Filo
02.05.12 -  Sagra del Pesce Azzurro 2012 - a.v. - La 27ma Edizione della Sagra filese
10.06.12 – Benvenuto Morgan - a.v. - Un nuovo amico a tre mesi dalla scomparsa di Athena
21.08.12 – Fra pochi giorni a Filo… - a.v. - Sagra degli antichi sapori 2012
22.08.11 – D’estate a Filo: Cineforum e Talenti-  a.v.  –Gli appuntamenti di questa settimana
30.08.12 – D’Estate a Filo: La mia America -  a.v.  – Stasera a Filo chiude la rassegna 2012
02.09.11 - Invito a Cà Malanca - a.v. - Sui monti di Romagna si ricorda la  battaglia di Purocielo
10.12.12 – Il ritorno del fantasma – La riapparizione del Berlusca : vignetta di Romano S.V. e corsivo del “filese”
30.1.13 - C’era una volta...la puletica... - La campagna elettorale vista da Romano S.V.
20.2.13 - Ultimi battibecchi - Titoli di coda per la campagna elettorale - vignetta di Romano Saccani Vezzani
27.05.13 - Il debutto di Gigi e Lara - Le foto alla Casa di Riposo di Bagnacavallo
29.05.13 - Don Gallo – Romano Saccani Vezzani - Alle soglie del Paradiso
01.06.13 - Due vignette senza parole - Romano Saccani Vezzani -
27.10.13 - Sagra degli Antichi Sapori 2013 - Una Nuova Edizione della sagra autunnale filese
09.12.13 - Le Primarie Democratiche a Filo.. - I risultati delle votazioni
22-03-14 - Zio Pippo ne fa Cento e Tre… - a.v. - Festa di compleanno alla Casa di Riposo di Alfonsine
14.04.14 -  A 69 anni dalla Liberazione a Filo… - a.v. - Una bella festa alla Casa Comunale 
25.04.14 - Sagra del Pesce Azzurro 2014 – a.v. - La locandina
10.05.14 - Ali filanti nel nostro cielo … - Gian Paolo Vanzini - Un articolo di «Dintorni» dedicato al nostro Campo di Volo
10.05.14 - Che serata al Cantòñ de’ Paradiš… - a.v. - Con Angela Corelli e l’Allegra Compagnia «Canta che ti passa»
15.10.14 - Sagra degli Antichi Sapori 2014 – a.v. - La sagra autunnale filese
20.12.14 - Oggi è sceso un angioletto… - a.v. - E’ arrivata fra noi Arianna Vandini
31.12.14 - Una poesia e… - I primi auguri di Arianna di Orazio Pezzi e a.v.

Indice 2007-2014: Favole poesie e racconti

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Favole, poesie e racconti che si richiamano al nostro ambiente, al territorio, alla sua gente


 Autore ; Data – Titolo dell’articolo / Contenuto / Link per l’accesso diretto

Agide Vandini:
28.10.07 - La Fôla d’Mingon ... - Mingon e la principessa degli indovinelli (nella versione di Cömo)
15.03.08  - Mêrz int la val, poesia dialettale dedicata ad un ambiente naturale che non c’è più
19.11.08 - La piadina rumagnôla - Una buona ricetta fra storia e versi pascoliani.
24.11.08 - E’ fat ad Bigiöla - Minghetti Luigi (senior) e la sua storia verissima
27.11.09 - Quando l’URSS faceva ancora sognare … -         Una zirudëla degli anni ‘50
30.03.10 - E’ tempo di “Non ti scordar di me” - La leggenda dei fiori di campo in una vecchia poesia
23.05.10 - Siamo europei, ma... - E’ bšogna magnê un sàc ad sêl insèm, prema d cgnòsar òñ
04.10.10 – Sonetti e dialetto sotto le stelle …- Alcune mie poesie lette ai filesi

Orazio Pezzi:
21.11.07 - Due belle poesie - “Filo” e “Campagna”, poesie dedicate al nostro territorio.
01.12.08 - Due poesie su cui meditare -         «Me e la machina» e «Qui Siamo»
09.04.09 – Tre fantasie poetiche –  «D’Infinito», «Giorni d’amore», «Cieco»
17.05.09 – Non sempre i miracoli vengono a fagiolo - Composizione dialettale.
16.06.09 – Pane e olio –  «Quattro Luglio» e «Le tre rose»
11.08.09 – L’aqua bóna de’ Trumbòñ/ a.v.e Orazio Pezzi -Storia e poesia intorno alla vecchia fonte filese
03.10.09 – Bellezze filesi mozzafiato -  Poesia dialettale «Dö Rumagnôli»
02.03.11 – Il ricordo della mamma - Poesia
23.04.11 – Un cuore che batte in dialetto – Due nuove composizioni “Pane e olio”
16.08.12 – Johnny par piasé... – Poesia dialettale
06.09.12 – Ma dove son finiti i brusacùl? - Una bella poesia e qualche meditazione
16.09.12 – Giovanni Pascoli, grande romagnolo  - Ricordo del poeta nel Centenario della morte
06.11.12 – Ma quale fine del mondo? –Una bella poesia dialettale
21.12.12 – Che sarà mai la fine del mondo – Una vignetta di Angelo Minguzzi e una poesia
31.12.12 – Arriva il 2013 – In una poesia dialettale uno speciale augurio ai filesi
03.12.13 - La môrt de’ ninèñ (La morte del maiale) - Racconto in dialetto filese di Orazio Pezzi
31.12.14 - Una poesia di Orazio Pezzi e…  Gli auguri di Arianna

Ezio Natali (Martìñ):
14.01.08 – Nasi e nasoni che ci fanno ancora sorridere… - a.v. – La parodia dei nasi filesi anni ’30 di Martin.

Angelo Minguzzi:
03.01.08 – Nadêl l’è un segn (e’ métar de’ Signór)– Poesia di Anžul d’Zižaron d’Mašira.
15.02.08 – Una bella zirudëla scritta per noi.. – Filastrocca dedicata alla nostra Irôlavirtuale
30.03.08 – E’ mi Signór… - Poesia dialettale.
13.07.08 – Quando un frutto diventa poesia… - Poesia dialettale dedicata alle pesche romagnole
20.12.08 – L’è Nadêl…           - Messaggio augurale e canto natalizio in dialetto
10.01.10 – Tempo d’inverno … - Due belle poesie per l’«Irôla»

Antonina Bambina:
10.10.08 – Lettera e poesia da Alcamo -        Un cuore filese ed un’emozionante poesia: Filo 1945.
15.04.09 – Alla gente di Abruzzo -   Poesia dedicata al terremoto
14.03.09 – Ci scrivono da Alcamo –  Fra bellezze siciliane e bellezze romagnole
17.10.09 – Povera gente di Messina – Una poesia dedicata al nubifragio.
19.12.09 – E’ un bianco Natale -  Versi, riflessioni e auguri natalizi.
29.01.11 – Sant’Agata a Filo, profumo di passato – Una poesia dedicata al ritorno dei festeggiamenti

Remo Ceccarelli:
21.10.08 – Storia di un «romagnolo dentro» - Remo Ceccarelli -      Sintìs rumagnul in Lusemburgh

Dario Lusa:
26.01.10 – I bei giorni di San’Agata – Lontani e dolci ricordi in poesia

Fulvia Signani:
28.08.10 – Quando il dialetto può diventare un Grande dono … - Fulvia Signani -  “Un regalo impagabile”

Settimio Coatti:
03.05.11 – C’è anche una “poetica” del Lavoro- a.v. - Le poesie dialettali e i disegni di Settimio Coatti

La «Vëcia» (La Vecchia)

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Racconto in dialetto filesediOrazio Pezzi
(Trascrizione, traduzionee notedi Agide Vandini - Disegni diRomano Saccani Vezzani)

La Vëcia

La Vëcia l'éra la Fësta ad quènd ch’a simi znì.
U j éra i žughètul dla Cà de’ Pòpul[1], e’ cino gratis ae’ dòpmeždè, soratŏt la véra fësta la s fašéva in cà la séra dla vžéglia. L'éra la Fësta dla Calzèta, chi calzĕt ad lëna da pastór, grĕnd e grŏs cun e’ pižgór, fët in cà dal nòstar mam.
L'éra la Fësta dla Vëcia cun la brèta e la garnê ad tamaréš sèmpar pronta da spazê ignaquèl.
Nŏñ tabëc a mitìmi i nóstar calzĕt tot intóran int e’ camĕn e pu « A lët prëst…» che la Vëcia la n duvéva briša truvês dĕst, sinö «Purĕt nŏñ…»: u j éra chêš ch’la tirĕs dret. A la matena al sì, a simi ža livé, tŏt curiùš d’arvarsê la Calzèta sŏ int la têvla dla cušena.
U j éra un pô ad carbòñ zucarê, una mlarènza, du mandarĕn, quàtar cócul, un turunzĕn, e un žugàtul ad lègn culurê ch’us rumpéva apèna tòc. A m dirì ch’u n'éra un gran chè, la Vëcia la n s'éra dêda un grañ da fê, mŏ mĕ a v dĕg invézi che par nŏñ l'éra una spécie ad miràcul; la cà l'éra pina d'aligrèia e tŏt i ridéva e i schirzéva in armunèia: par nŏñ tabëc l'éra còma rêsar in Paradìš.
Quènd pu ch’a fòsmi un pô piŏ grandì, u s fŏ dĕt a un zért pont: «Ormai a n sì piŏ babì e st'àñ la Vëcia la farà e’ su ùltum žìr, però, la v farà una surpréša che gnèñc a v l’imazinì…». A simi tŏt agité; apèna ch’è fŏ bùr e ch’avésum znê a tachésum la Calzèta e pu cal dòñ al s purtè int la stala dgènd: «Staséra gnit lët, stašì a quĕ par un'urèta, che pu a v ciamarèñ!».
“Mŏ s’a zuzidràl staséra?...”, an savìmi pröpi côsa imažinês… A v garantĕs ch’l'éra dura stê a lĕ a spitê, tènta l’éra la curiošitê.
Ëcco alóra ch’us arvè la pôrta dla stala e la Rĕza[2] l'as dgè: «Tabëc, adës a putì avnì in cà!».
Nŏñ a infilĕsum la pôrta ‘d córsa e a s farmĕsum a böca avérta daventi ae’ camĕñ.
La Vëcia l'éra in sdé sŏ int 'na scaràna, só int l'irôla, avstida ‘d négar, cun la brèta ‘d lena sóra ‘gli urëc’, cun un nêš lŏng e un pô pighê, e un bògn söta un öc’ indó ch’i s pugéva i ucél; u m paréva ch’l'avĕs nëca i bëfi.
A simi tŏt un pô parcusé, alóra la Rĕza la dgè: «Quèsta l'è la Befana! Coma ch’avdì l'è pröpi vëcia e la s'è straca ‘d žirundlê…».
U s paréva impusèbil, mŏ la Vëcia la s muvĕt, l'alzè un bràz. Nŏñ a šgranĕsum i ŏc’: l'avléva scŏrar…
«Lasì scŏrar la Befana!...» la dĕs la Rĕza.
As mitĕsum tot zĕt. Da la manga e spuntéva una mañ  cun un guent vëc’ e röt, cun un didòñ tŏt stôrt e un ŏngia négra. La dĕs quàtar parôl in italiàñ e a lĕ u s rumpè l'incantésum.
‘Tilio e’ rugè: «A n’sintì ch’l'è la voš d'la nöna?… A n’avdì che nëca e’ didòñ l'è quèl dla nöna!...»
“La Nöna…” Un putéva miga rèsar è véra, mŏ ormai però e’ zug l'éra squért: l'éra pröpi nöstra Nöna.
Quènt rìdar; a ridèsum tŏta la séra!
“La nöna ch'la scŏr in italiàñ e la nn’in sa una parôla; i i avéva insgnê un pô a mimoria, mŏ la purèta, la s'éra sòbit incartêda.
Acsè l'è finida la Fësta dla Vëcia, a cà ‘d Pezzi mŏ l'è stêda una bëla fĕñ.
L’è d’alóra che quènd che un babì l’um cmanda: “Chi è la Befana?”, mĕ  a i ò sól un’arsposta bóna:
«U m spiéš a dìl, mŏ l'è… la NÖNA…»


La calzèta
La «Vecchia»

La Vecchia era la grande Festa di quando eravamo piccoli.
C’erano i giocattoli della Casa del Popolo, il Cinema gratis al pomeriggio, soprattutto la vera festa si faceva in casa la sera della vigilia. Era la Festa della Calzetta, quelle calze di lana da pastore, grandi e grosse, quelle col pizzicore, fatte in casa dalle nostre mamme.
Era la festa della «Vecchia», quella con la berretta e la scopa di tamerice, sempre pronta e in grado di spazzare qualunque cosa.
Noi bimbi mettevamo le nostre calze intorno al camino  e poi «A letto presto…» che la Vecchia non doveva trovarci svegli altrimenti «Poveri noi…»: poteva anche succedere che tirasse dritto e non si fermasse. Al mattino alle sei. Eravamo già alzati, curiosi ed ansiosi di svuotare la Calza sulla tavola della cucina.
C’era un po’ di carbone zuccherato, un’arancia, due mandarini, quattro noci, un torroncino, e un giocattolo di legno colorato che si rompeva appena lo si toccava. Mi direte che non era gran che, la Vecchia non s’era data un gran da fare ma vi dico invece che per noi era una specie di miracolo; la casa era piena d’allegria, tutti ridevano e scherzavano in armonia: per noi bimbi era come essere in Paradiso.
Quando poi fummo più grandicelli, ci fu detto ad un certo punto: «Ormai non siete più piccini e quest’anno la Vecchia farà il suo ultimo giro, però vi farà una sorpresa di quelle che neppure immaginate…». Eravamo molto agitati; appena fece buio e dopo aver cenato attaccammo la nostra calza come al solito e poi le donne ci portarono nella stalla dicendo: «Stasera niente letto, state qui per un’oretta, che poi vi chiameremo!».
“Ma cosa succede stasera?...”, non sapevamo cosa pensare… Vi garantisco che era dura stare lì ad aspettare, tanta era la curiosità.
Ecco allora che s’aprì la porta della stalla e la Riccia ci disse: «Bambini, adesso potete venire in casa!».
Noi infilammo di corsa la porta e ci fermammo a bocca aperta davanti al camino.
La Vecchia era seduta su di una sedia, sopra l’arola, vestita di nero, con la berretta di lana sopra le orecchie, con un naso lungo e un po’ ripiegato, e un foruncolo sotto un occhio dove poggiavano i suoi occhiali; mi pareva avesse anche un po’ di baffi.
Eravamo frastornati, allora la Riccia disse: «Questa è la Befana! Come vedete è proprio Vecchia ed è stanca di gironzolare…».
Pareva una cosa impossibile, ma invece, la vecchia si mosse, alzò un braccio. Sgranammo gli occhi: voleva parlare...
«Lasciate parlare la Befana!...» disse la Riccia.
Zittimmo immediatamente. Dalla manica spuntava una mano con guanto vecchio e rotto, col pollice tutto storto ed un’unghia nera e pesta. Disse quattro parole in italiano e lì si ruppe l’incantesimo.
‘Tilio esclamò: «Non vi siete accorti che è vostra nonna?… Non vedete che anche il pollice è della nonna !...»
“La Nonna…” Non poteva esser vero, ma ormai il gioco era scoperto e non c’erano dubbi: era proprio nostra Nonna.
Quanto ridere; ridemmo tutta la sera!
“La nonna che parlava in italiano e non ne sapeva una parola; glie l’avevano insegnato un po’ a memoria, ma la poveretta, s’era incartata subito.
Così finì la festa della «Vecchia» a casa Pezzi ma fu una bella fine.
E’ d’allora che quando un bimbo mi chiede: “Chi è la Befana?”, io ho soltanto una risposta:
«Mi spiace dirtelo, ma è… la NONNA…»



L’è pröpi la Vëcia…



[1]la Rĕza, ovvero la Riccia, è Margherita Baldi, madre di Attilio Pezzi, cugino di Orazio.
[2] Alla Casa del Popolo il giorno della Befana veniva a quell’epoca distribuita a tutti i bambini del paese, a cura delle cooperative e degli organismi democratici filesi, una calza in cellophane con qualche dolcetto ed un giocattolo da poca spesa.

E’ dĕ ch’a sö nêd (Il giorno in cui son nato)

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Racconto in dialetto filesediOrazio Pezzi
(Trascrizione e traduzionedi Agide Vandini)


Pochi giorni fa, il 25 febbraio, ha compiuto 68 anni il carissimo amico Orazio che, in esclusiva per l’Irôla, ha scritto un bellissimo, anzi “fantastico”, racconto in dialetto, da leggere e gustare assieme, facendo particolare attenzione alle cinque righe finali…. Eccolo:


E’ dĕ ch’a sö nêd

Oh tot i diš che l'è impusĕbil arcurdês de’ dĕ
 Ch’us nès; la srà acsĕ,
mo  me a m’arcurd coma che fŏs air.
A stéva chêld chêld mo un pò scòmad,
l’éra diš dĕ che fašènd una scapariola
a séra armàst cun la tësta in žö,
žirêda in bàs e incastrêda fra do ganàs murrbi che parò, par quènt ch’am sfurzĕs,
ló a n’al šlintéva la streta.
A sìra ae’ bur cun la nëbia,
un s'avdéva da quĕ a lĕ,
me a tastéva in quà e in là
e an s'aveva coma ‘vnì fura
da cla situaziòñ un pò ingarbuieda.
Intent ch’a sira a lĕ ch’ai pinséva,
al ganàs agli à ‘tac a môvas,
a i ò sintù chichê addrì de’ cùl,
 la têsta la s’è infilêda fra al ganàs
 e tot a un tràt am sö truvê
sŏ int un quel biènc, (un linzôl);
al prĕmi parôl ch’a i ò sintù
agl 'è stêdi « L’è un mas-c’, l'è un mas-c’,
 liga, taia, taia, dai una sculazê!».
A i ò cmenz a zighê
e tot intóran a dì:
«L’à una bëla vóš e farà carira».
I m'à taiè avšen a la penza,
e pu i m’à lavê cun dl’ aqua chêlda,
u i éra un quêl bienc
cun e’ bórd blu  pì d'aqua (e’ cadĕn)
e una röba piò élta cun e’ bëc
 nëca lì bienca cun i burd blu (la broca),
e pu dla nëbia tot intóran.
Trë o quàtar döñ al žiréva sŏ e žö coma ‘l mati
e int e’ lët ui éra mi mama
ch'la scuréva cun la bélia: « Cum èl?»
 e la bélia: «U n’è un gran chè blì,
l'à una tësta esagerêda
an sö coma ch’l’épa fàt a pasê
parò l'è bel vĕsp e quèst l’è quèl che coñta…»
Intent la dašéva i ùrdin:
Öna la m’à ciàp pr i pì e sulivê
 par mĕtar e’ triangulì,
dop un'êtra la m’à infasê strĕc com un salàm dgend: «Acsĕ  u i avnirà al gamb drĕti…»
A i ò tac a zighê coma un mat,
 indo ch’a sera prĕma,
neca par póc, am putéva môvar,
a que, purcaza dla miseria,
acsĕ tot insaldì am séra incazê da murì.
Oh la dìš òna: « Quast'aquĕ e’ darà da fê,
 un s'è incóra farmê da quend ch’l’è nêd....»
A t’é crìd: prema i taia,
e’ pu it dà una sculazê
 e dop i t’infasa com un salamì
e pu i pritend nenc che t’ stega zet,
l'è un pò trop u n’è véra?
A i ò sintù ciamê: «Mario,Mario…»
Una dal dòñ la ciaméva mi babo,
adës ch’al m'avéva pugê int la conla
nëca chi òman i putéva avnì avdé.
A m’arcùrd che apĕna ch’a l’ò vest
a i ò smĕs ad zighê,
am sö sóbit inamurê.
L’era bël coma un ènžul,
cun du ŏc vird strampalé.
«Mario com al vut ciamê?»«Orazio»

Oh, un l'aves mai det,
a i ò artàc sòbit a zighê,
mo un è cuntè
e par dìla tŏta: l'è andêda bèñ acsĕ.

L'éra i 25 ad favrér de’ 47
fura e int la cambra int e’ cantòñ d'la ca
cun la pôrta ch’la daševa dreta int e’ curtìl,
l'era un frèd ch’us batéva i dent,
 par furtona che me a ngn avéva,
a n’um putéva môvar, sol zighê,
 e a i ò zighê ‘sena a l'istê.

E frèd l’à fat in môd che a n’um šminghĕs.
«Röbi da ‘n crédar», tot i dirà,
«U n pò arcurdês…»
Invezi  dop a tent en,
prema d'andè vì,
a i ò putù e vlù scrìvar stal do parôl,
 neca parchè, dop,
 nè chêrta ne pèna piò a n’truvarò.

Mo e’ segrét dla mimoria indó stàl?
Vó a savì  che a sö ned int un paéš
 Indó che gnit l’è impusèbil
parchè l'è  lighê ae’ Zìl
cun un Fìl.


Il giorno in cui son nato

Tutti dicono che impossibile ricordare il giorno
 In cui si nasce; Sarà così
Ma io lo ricordo come fosse ieri.
Stavo al caldo ma un po’ scomodo
da dieci giorni, facendo una capriola
 ero rimasto con la testa in giù,
girata in basso e incastrata fra morbide ganasce
di  una morsa che però, per quanto mi sforzassi,
non allentava la stretta.
Ero al buio con la nebbia,
non si vedeva a un centimetro,
tastavo da ogni parte
e non sapevo come venir fuori
da una situazione tanto ingarbugliata.
Ci stavo ancora pensando,
quando le ganasce hanno preso a muoversi,
ho sentito spingere da dietro,
 la testa s’è infilata fra le ganasce
 e tutto ad un tratto mi son trovato
sopra qualcosa di bianco (un lenzuolo);
le prime parole che ho sentito
sono state: « E’ un maschio, è un maschio,
lega, taglia, dagli una sculacciata!».
Ho cominciato a piangere
e tutt’intorno si diceva:
«Ha una bella voce e farà carriera».
M’hanno tagliato vicino alla pancia,
poi m’hanno lavato con un po’ d’acqua calda,
c’era un affare bianco
col bordo blu e pieno d’acqua (il catino)
e una cosa più alta col becco
 anch’essa bianca coi bordi blu (la brocca),
e poi tanta nebbia attorno.
Tre o quattro donne si muovevano convulsamente
e sul letto c’era mia madre
che parlava con la levatrice: « Com’è?»
 e lei: «Non è tanto bello,
ha una testa molto grande
non so come sia potuto passare
però è molto vispo ed è questo che conta…»
Intanto dava ordini:
Una m’ha preso per i piedi e sollevato
 per mettermi la pezza a triangolo,
ed un’altra m’ha fasciato stretto come un salame dicendo: «Così gli verranno le gambe dritte…»
Ho cominciato a piangere come un matto,
 dov’ero prima,
almeno un po’ mi potevo muovere,
qui, accidentaccio,
così conciato, m’ero arrabbiato da morire.
Poi una che dice:: « Questo darà da fare,
 non s’è ancora fermato da quand’è nato....»
Lo credo bene: prima tagliano,
poi arriva una sculacciata
 infine t’imbragano come un salamino  
e poi pretendono anche che si stia zitti,
non è un po’ troppo?
Ho sentito chiamare: «Mario, Mario…»
Una delle donne chiamava mio padre,
ora che mi avevano posto sulla culla
anche gli uomini potevano venire a vedere.
Mi ricordo che appena l’ho visto
ho smesso di piangere,
 mi sono innamorato subito.
Era bello come un angelo,
con due occhi verdi stupefacenti.
« Mario come lo vuoi chiamare? »« Orazio »

Oh, non l’avesse mai detto,
ho ricominciato subito a piangere,
ma non è servito a nulla
e per dirla tutta: è andata bene così.

Era il 25 di febbraio del ’47
Fuori e nella camera d’angolo della casa
Con la porta che dava direttamente nel cortile,
era un freddo da far battere i denti,
per fortuna che io non li avevo,
non mi potevo muovere, solo piangere,
 ed ho pianto fino all’estate.

Il freddo ha fatto in modo che non dimenticassi,
«Cose da non credere», tutti diranno,
«Non può ricordare…»
Invece dopo tanti anni,
e prima di andarmene,
ho potuto e voluto scrivere queste due parole,
 anche perché, poi, dove andrò,
 non troverò più né carta, né penna.

Ma il segreto della memoria dove sta?
Voi sapete che sono nato in un paese
 Dove nulla è impossibile
Perché è legato al Cielo
Con un Filo.

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